
Roma, 29 marzo 2025.
Sono oggi cinquant’anni dall’uscita in Italia di una delle commedie più brillanti e crudeli della cinematografia mondiale: Prima pagina.
Sceneggiatura e regia del grande Billy Wilder, quasi al crepuscolo di una carriera sontuosa, tratto da una famosa opera teatrale del 1928 di Hecht e MacArthur, che mette alla berlina il giornalismo-spettacolo.
Siamo a Chicago, sul finire degli anni ’20, in attesa di un’esecuzione contro un anarchico condannato all’impiccagione per l’uccisione di un poliziotto di colore.
Tutta la stampa è schierata in attesa dell’evento tranne il cronista di punta del Chicago Examiner, Hildy Johnson, che sta mollando tutto in attesa di sposarsi con l’amata Peggy.
Il cinico direttore dell’Examiner, Walter Burns, è disposto a tutto pur di non perdere un grosso calibro come Johnson e si inventa mille trucchi pur di dissuaderlo dal matrimonio con Peggy.
Lo scoop è troppo ghiotto da lasciarselo scappare, a maggior ragione perché il condannato è riuscito a scappare e si è rifugiato nella sala stampa della Corte Criminale dove è presente il solo Johnson passato per un ultimo saluto ai suoi colleghi.
Johnson non riesce a reprimere il suo istinto da cronista e istigato dallo spietato Burns tiene nascosto l’anarchico pur di realizzare il colpo sull’Exanimer contro tutti gli altri colleghi.
E’ un continuo susseguirsi di situazioni paradossali, colpi di scena, nella sala stampa della Corte Criminale e alla fine il gioco di Burns e Johnson viene scoperto.
Lo sceriffo e il sindaco di Chicago sono tra i protagonisti, insieme ai colleghi della carta stampata, di questa baraonda che porta all’inevitabile arresto di Burns e Johnson.
In tutto questo caos il tira e molla tra Johnson e Peggy, per l’agognato matrimonio che sembra destinato a non celebrarsi, con lui che non riesce a staccarsi dalla macchina da scrivere e lei piangente e rassegnata al peggio.
La sospensione della pena esecutiva, decretata dal governatore dell’Illinois, il ravvedimento dello sceriffo e del sindaco di Chicago, precedono un ultimo colpo di scena orchestrato dall’ineffabile Burns contro Johnson definitivamente riallineato tra le braccia dell’amata Peggy.
Billy Wilder confeziona da par suo una satira spietata, feroce, del giornalismo-spettacolo e della stampa scandalistica riprendendo, in una chiave brillante, il dramma de L’asso nella manica del 1951.
Wilder rielabora la pièce teatrale e dopo due trasposizioni cinematografiche, del 1931 e 1940, sceglie l’ambientazione nel 1929 per evidenziare il peso che la stampa aveva in quegli anni.
Nonostante il tratto brillante, poco impegnato, Wilder si scaglia contro un mestiere che fa dello sciacallaggio mediatico la propria etica professionale.
Punta il dito contro l’America dove i grandi poteri, politica, giustizia e stampa, che vengono rappresentati come simbolo della libertà, sono in effetti collusi tra loro sfruttandosi a vicenda.
Vincente la scelta dei due protagonisti principali, Jack Lemmon nel ruolo di Johnson, Walter Matthau nella parte di Burns, già sodali di Wilder in Non per soldi…ma per denaro del 1966.
Un’accoppiata perfetta, due grandi attori complementari, che danno vita a duetti esilaranti ognuno evidenziando le rispettive differenze tra loro.
Accanto alle due stelle una serie di ottimi caratteristi come Vincent Gardenia, lo sceriffo ossessionato da minacce bolsceviche, Harold Gould, il sindaco corrotto, Austin Pendleton, il condannato e non ultima la splendida Susan Sarandon, la dolce Peggy.
Billy Wilder, di fatto, conclude una straordinaria carriera firmando un film spassoso ma allo stesso tempo caustico; senz’altro tra i migliori.
FOTO: scheda film “Prima pagina” 1974 Stardust.