Profondo rosso.

Mezzo secolo per il capolavoro del trhiller.

Roma, 7 aprile 2025.

 

Anno particolarmente prolifico il 1975 con pellicole che hanno fatto la storia, tra le tante, come: “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, “Barry Lindon”, “I tre giorni del Condor” e nell’ambito della produzione nazionale: “Amici miei”, “Fantozzi”, “Profondo rosso”.

Proprio quest’ultima opera ha compiuto 50 anni, dall’uscita nelle nostre sale, lo scorso 7 marzo ed in questi giorni, 6, 7 e 8 aprile viene omaggiata dal Roma Film Music Festival, rassegna internazionale dedicata alle colonne sonore, attraverso un concerto speciale che si tiene al Forum Theatre di Roma.

Il pianista Marc è testimone involontario dell’omicidio di una medium insieme al collega Carlo e con l’aiuto di una giovane giornalista, Gianna, decide d’investigare per proprio conto.

L’assassinio è compiuto nello stesso stabile dove risiedono Marc e Carlo e la mamma di quest’ultimo, un’anziana donna con segni di demenza, riferisce di non aver sentito nulla dell’accaduto.

Dopo una serie di efferati omicidi Marc, minacciato anch’esso dall’ignoto assassino, arriva a scoprire in una villa tracce di un orrendo delitto, commesso molti anni prima, riconducibili alle vicende attuali.

Colpi di scena a ripetizione, uniti a scene di notevole emozione e violenza, portano Marc e Gianna, nel frattempo attratti l’uno per l’altra, alla risoluzione della storia.

Profondo rosso, diretto e sceneggiato da Dario Argento, in collaborazione con Bernardino Zapponi, è forse tra i più iconici film del cinema italiano e del regista romano.

Oggi con le produzioni che si sono succedute, arricchite di effetti speciali fin troppo esagerati, Profondo rosso non è detto che possa sortire l’effetto che ebbe 50 anni fa.

Una pellicola che ha messo a dura prova il sistema nervoso dello spettatore con un montaggio incalzante, una musica ipnotica e, come detto, esplosioni di violenza ineguagliate.

In un primo tempo Argento pensa ai Pink Floyd per la colonna sonora ma la band britannica, per impegni precedentemente presi, declina la proposta.

Attraverso un campione dimostrativo scopre un gruppo musicale rock italiano, I Goblin, fondato da Claudio Simonetti, che completa la colonna sonora inizialmente approcciata da Giorgio Gaslini.

Il tema di fondo composto dai Goblin sbaraglia letteralmente il mercato dell’epoca, arrivando a vendere più di 4 milioni di copie.

Argento azzecca anche la scelta delle locazioni tra Roma, Perugia e Torino e su quest’ultima dichiara: <il luogo dove i miei incubi stanno meglio>.

A proposito di effetti speciali, rigorosamente artigianali, una nota di merito va al grande Carlo Rambaldi che asseconda alla perfezione le turbe, le paranoie, del regista.

David Hemmings è Marc, precedentemente conosciuto per aver lavorato con Antonioni in “Blow-Up” e che ritroveremo in “Spy game” con Redford ed ancora, profondamente invecchiato ed ingrassato, nel ruolo del senatore Cassio ne “Il gladiatore”.

Carlo è Gabriele Lavia, maggiormente dedito al teatro piuttosto che al cinema, mentre Gianna è Daria Nicolodi che con Argento inizia una storia sentimentale ed artistica.

Menzione particolare per Clara Calamai, la mamma di Carlo, attrice ultrasessantenne all’epoca, calata perfettamente nel ruolo e famosa per il primo nudo proposto al cinema nel film del 1943 “Ossessione”.

Profondo rosso, cinquant’anni dopo, da rivedere magari non in una sala buia…

 

 

FOTO:  Profondo rosso  AMS Records.

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