Teatro Eliseo, “Il giuoco delle parti” : grande successo al Teatro Eliseo per il mitico Umberto Orsini ne “Il giuoco delle parti” di Luigi Pirandello, con Alvia Reale, Michele Di Mauro e con Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri, e Woody Neri, con la regia di Roberto Valerio. Lo stesso Orsini confida pensieri e riflessioni su questo importante impegno teatrale : Decidendo di rifare “Il giuoco delle parti” a distanza di una quindicina d’anni da una messa in scena di Gabriele Lavia per il Teatro Eliseo, mi scopro nella stessa posizione di quando riprendo un libro in mano e sento che molti pericoli sono in agguato, primo fra tutti quello di non trovare le stesse emozioni di quella prima volta. Così, col regista Roberto Valerio ci siamo posti una domanda, fra le tante possibili: ma questo protagonista della storia, questo Leone Gala, che dice di aver capito il gioco, questo famigerato “gioco della vita” lo aveva poi veramente capito? La didascalia originale di Pirandello che accompagna il finale della commedia ci descrive un Leone quasi serafico che, dopo aver mandato il suo rivale al macello, si appresta a gustare il suo uovo alla coque quotidiano. Questa è l’immagine che chiude tutte le edizioni che ho visto di questa pièce. Ed è certamente l’immagine di un cinismo sublime ed insieme inquietante. Proprio questo sinistro aspetto della personalità di Leone Gala ha fatto nascere in noi questa domanda: ma davvero finisce tutto li? Quest’uomo che in nome della ragione ha rifiutato il contatto con i suoi simili, quest’uomo che si è vuotato delle proprie emozioni e si è dedicato ad una vita di reclusione dividendosi tra i libri e la cucina, metafora del vuoto e del pieno e che parla quasi continuamente di istinto e di ragione, in fondo non è un uomo che s-ragiona? Abbiamo così cominciato a ipotizzare possibili scenari di una post-vicenda, e abbiamo immaginato un Leone Gala che viva oltre il limite che la commedia gli ha assegnato, un Leone più invecchiato e ossessivamente alla ricerca del suo passato, e che lo rivive come farebbe uno scrittore che voglia mettere ordine alle sue bozze o cambi la sequenza delle scene, o addirittura le sopprima. Apparentemente Leone Gala è una gran brava persona ma è certamente un folle, un assassino col sorriso sulle labbra e la morte nel cuore. Nel nostro spettacolo lo ritroviamo in un luogo che non può essere una prigione perché la sua colpa, nonostante la tragica conclusione, è stata solo virtuale. Il luogo dove collochiamo il nostro protagonista è certamente uno spazio dove la ragione convive con la pazzia, dove gli abiti mentali con cui si sono mascherate le apparenze sono stati dismessi, dove il passato ritorna perché del passato non si può vedere solo ciò che è passato, ma anche ciò che è sempre presente; è il luogo – prigione di un Enrico IV che gira in costume là dove tutti sono vestiti normalmente. È un luogo che scardina il salotto borghese ed allarga il campo verso qualcosa di più proiettato all’esterno, un esterno in cui l’uomo è più disarmato e perciò più vulnerabile e in qualche modo più simile e vicino ai nostri contemporanei. Sono molto orgoglioso del lavoro fatto e, qualunque possa essere il risultato finale, ho la consapevolezza di aver trasmesso alla compagnia tutti i valori di professionalità e di rigore che la storia dalla quale provengo mi hanno insegnato”.
Teatro Quirino: Oscar Wilde : al Quirino in scena l’ultimo lavoro teatrale di Oscar Wilde, nella traduzione di Masolino D’Amico e con la interpretazione di Lucia Poli, Marianella Bargilli e Geppy Gleijeses, attore e regista. “The importance” ha provocato molte congetture sul corso che l’evoluzione del drammaturgo e di conseguenza forse, di tutto il teatro inglese avrebbe potuto prendere senza l’intervento della magistratura. L’eterea verbalità di “The importance”, dove tutti – non solo il cinico di turno – si esprimono mediante paradossi squisiti, si accompagna, non dimentichiamolo, a un senso visivo di teatralissima efficacia. Benché più rare che nei lavori precedenti, le didascalie sono molto suggestive dell’esecuzione ideale e l’apparizione di Jack Worthing in lutto stretto per la morte Dall’altra parte del Vecchio Continente, il genio di Oscar Wilde esaltava l’importanza di non fare niente. Siamo nell’ostentata ricchezza in cui l’unica preoccupazione è la decisiva importanza di un nome Earnest e la pigrizia è l’unico divino frammento dell’esistenza degli dei che il paradiso ha lasciato all’uomo. Da autore sociale che contrasta matrimonio, famiglia e proprietà privata ed esalta l’arte come strumento di propaganda e di lotta, si passa alla totale noncuranza. Wilde riassume la commedia in poche sferzanti parole: “Dovremmo trattare molto seriamente tutte le cose frivole e con sincera e studiata frivolezza tutte le cose serie della vita”. I peccati esecrandi in Salomè e innominabili in Dorian Gray, sono presentati in una nuova chiave e si traducono nella smodata ed egoistica passione di Algernon per i tramezzini al cetriolo. Ma anche quello è un mondo che va alla deriva e Oscar Wilde morirà pochi anni dopo, avendo conosciuto il carcere e il disonore. Reinterpretare Wilde e la sua Importanza tredici anni dopo ti consente di leggere in modo più articolato quella che passa per essere la “commedia perfetta”. La competizione può scattare con “Le nozze di Figaro” di Beaumarchais, altro gioiello insuperabile. Ma qui, attraverso un’implacabile lente deformante, si legge tutto il marciume mal celato dell’Età vittoriana, quel moralismo omofobo e d’accatto che Wilde profondamente detestava e che lo avrebbe condotto alla rovina. Sembra assurdo, ma questa è la sua ultima commedia, la commedia perfetta, si cammina incoscienti, felici e ridenti sull’orlo dell’abisso. Il nostro compito era quello di continuare a giocare e far funzionare la macchina, ma, in tralice, il ridente parco della Manor House è un bosco in movimento e un po’ inquietante e nella casa di Algernon campeggia un martirio di San Sebastiano di Guido Reni. Come un destino crudele trafisse Oscar Wilde. E il suo personaggio, quello a cui egli affida le sue battute più pungenti e geniali, è Algernon, lo specchio del suo autore. E Algernon è interpretato qui da Marianella Bargilli, attrice deliziosa, con capello corto e riccioli ribelli, proprio come Alfred Douglas, l’uomo per cui Wilde perse la testa, poi l’onore e infine la vita. Anche se non dimentichiamo che il personaggio che l’autore avrebbe voluto interpretare è Lady Bracknell che ricorda la regina Vittoria ed è una delle parti più scintillanti mai scritte per il teatro. E’ un monumento, ed ora, come tredici anni or sono, quel monumento è Lucia Poli.
Al Teatro Olimpico: “Il Diavolo Custode”: Vincenzo Salemme in scena a grande richiesta al Teatro Olimpico con la nuova edizione de “Il Diavolo Custode”, grande successo di pubblico e critica della passata stagione. Autore, regista e interprete di questa fortunata commedia campione d’incassi, il mattatore napoletano è sempre attento a cogliere l’occasione per unire alla comicità una riflessione sulla natura umana: per ridere, sorridere e giocare con i nostri difetti! Salemme chiede a tutti noi: chi di voi non si è posto almeno una volta nella vita la fatidica domanda “E se potessi avere una seconda chance? Se potessi rinascere e avere una nuova opportunità?”. Tenetevi pronti allora, perché il suo diavolo custode vi concederà proprio questa possibilità: siete sicuri che saprete sfruttarla al meglio? Saprete godervi finalmente tutti i piaceri della vita? Gustavo Gambardella è il classico uomo medio strozzato dai debiti e assediato dalla famiglia. Proprietario di un piccolo bar, per portare avanti questo esercizio ha chiesto un mutuo oneroso alla banca. Ma le cose non vanno bene. La moglie, e non solo la moglie lo rimprovera perchè troppo onesto. Gustavo è combattuto. E’ effettivamente un uomo che crede nei valori come l’onestà e la fedeltà ai propri principi morali, ma è anche un uomo impaurito e insicuro. E proprio per questo rappresenta l’enorme schiera di persone della cosiddetta classe media, perchè in questo momento si sentono sole e abbandonate, sperdute in un mondo dove solo la finanza sembra dettare le regole della vita sociale. A questo Gustavo un giorno si presenta il Diavolo Custode. Un diavolo tentatore, un diavolo che ama il dubbio e l’inquietudine. Gustavo fa breccia, non vuole ascoltare, il diavolo gli fa paura. Cosa vuole da lui? Lui sta bene, è un uomo felice e sereno. Sono queste le illusioni a cui si aggrappa per affrontare il signore del male.
Teatro Trastevere: “Frida Kahlo” : in scena al Teatro Trastevere uno spettacolo nel quale Maria Grazia Adamo interpreta quella che è stata ed è ancora una grande eroina messicana. Lo fa in un monologo intimo e forte. Stretta al pubblico Frida si racconta, si lascia vedere. Come il dolore che c’è nei suoi quadri, messo in mostra da qualche parte nel mondo, un dolore che si lascia osservare e sentire, ma con semplicità, senza voler essere, a tutti i costi compreso. Frida Kahlo non cercava un linguaggio che piacesse al pubblico, non cercava nulla in particolare, se non di esprimere, per sé stessa, tutto ciò che aveva dentro. La vita e la sofferenza l’hanno nutrita, ingozzata a tal punto da far strabordare il vaso dell’anima. La sua simbologia non è fatta di sole e di luce; sangue, scheletri, chiodi, frecce, pilastri che si spezzano, vita e morte si mescolano incessantemente, eppure ella ci trasmette tutta la gioia, la forza, il colore, la spiritualità, la devozione per la natura, la vita e l’amore. La rondine di cui si racconta in questo spettacolo è senz’altro il mito, ma ancor più la Donna che ha camminato nelle pieghe più aride della terra, dimostrando ancora una volta che l’Arte si nutre soprattutto di quotidianità e di esperienza.
Teatro San Paolo: “La vedova scaltra” : grande successo e molti applausi per la brava Ester Cantoni che, con la sua affiatata compagnia, affronta l’adattamento, la regia e la interpretazione di un classico goldoniano, ovvero “La Vedova Scaltra”, con i suoi bravi compagni di scena Giuseppe Renzo, Pierre Bresolin, Andrea Zanacchi, Riccardo Balestra, e Francesco Siggillino. La commedia, trasportata nei ruggenti anni ’20, è un’opera frizzante, ricca di situazioni esilaranti e di colpi di scena, nella quale regnano inganni, travestimenti ma soprattutto il gusto di mettere a confronto ridendone usi e costumi di culture europee differenti. La vedova scaltra è una delle commedie di carattere più affascinanti di tutto il settecento italiano. Una ricca vedova veneziana, Rosaura, desidera risposarsi con un uomo che risponda al meglio al suo carattere. Si presenteranno al suo cospetto quattro pretendenti conosciuti tutti ad una festa da ballo: Milord Ronebif, inglese; il Cavaliere Le Bleau, francese; Don Alvaro di Castiglia, spagnolo; e il Conte di Bosco Nero, italiano. Ognuno di loro le farà una corte spietata, riempiendola di regali, attenzioni e promesse d’amore. Per poter decidere meglio e sondare la sincerità e il vero affetto dei quattro candidati, Rosaura durante la festa del Carnevale si presenta ai quattro mascherata. Alla fine quella della vedova sarà una scelta dettata dal cuore.
Teatro Arcobaleno : “Le Nuvole” di Aristofane : al Teatro Arcobaleno, in via F. Redi 1, fino al 16 marzo, venerdì, sabato e domenica, la Compagnia Castalia, una delle Compagnie più prestigiose nell’allestimento di commedie classiche, in occasione del 21° anniversario dalla sua fondazione, riporta in scena la sua storica edizione del divertente e spettacolare capolavoro della Commedia Classica Le Nuvole, di Aristofane, con l’adattamento e la regia di Vincenzo Zingaro. Lo spettacolo, che 21 anni fa segnò la nascita della Compagnia Castalia, ottenne nelle sue due precedenti edizioni uno straordinario successo di pubblico e di critica e fu acclamato dai maggiori studiosi come una delle più importanti rappresentazioni realizzate del testo di Aristofane. Questo allestimento de Le Nuvole, rappresenta una occasione davvero unica per immergersi nel meraviglioso gioco della commedia attica antica, di cui il regista ha recuperato lo spirito più autentico e genuino, soprattutto attraverso l’uso delle maschere, create per l’occasione dal celebre Carboni Studio. Lo spettacolo, di grande impatto, divertente e suggestivo, avvolge gli spettatori in un’atmosfera magica, proiettandoli nell’animato fermento culturale dell’Atene del V secolo a. C., tra satira graffiante e stravagante fantasia, offrendo l’occasione per riflettere su importanti temi sociali, ancora oggi attuali. L’attacco contro i sofisti, dipinti da Aristofane come cialtroni, dediti a contrabbandare idee senza senso, pericolosi, in quanto capaci di attrarre i giovani con l’abilità dialettica, allontanandoli dai valori veri, oggi potrebbe infatti essere rivolto contro la degenerazione del sistema televisivo, che riesce ad imporre fenomeni e modelli spesso senza alcuna consistenza. E proprio per chi vuole fuggire dall’omologazione televisiva, sempre più invadente anche in campo teatrale, questo spettacolo offre la possibilità di assistere a un evento veramente particolare, realizzato da una Compagnia specializzata da tanti anni nella rappresentazione della Commedia classica antica, in un progetto che ha coinvolto migliaia di giovani.