Roma, 17 marzo – Imperniato sulla figura artistica del Maestro Riccardo Muti, eccellenza italiana, e sulla più sommessa ma fondamentale presenza creativa di Cristina Mazzavillani Muti, presidente della rassegna e regista lirica dalla fantasia e competenza inesauribili, riparte il Festival più importante e cool del nostro Paese.
Quest’anno gli appuntamenti sono tutti sovrastati e come suggeriti dalla generale dedica alla figura di Nelson Mandela, omaggiato con numerosi appuntamenti, di cui il Festival ha adottato una magnifica frase: “Ho camminato sulla lunga strada per la libertà”. Un concetto estremamente sfaccettato, dal quale Ravenna Festival (dal 13 maggio al 13 luglio) sembra prendere lo spunto per frequentare e imboccare per due mesi consecutivi eventi che abbracciano tutti i campi delle esperienze artistiche, da quelli più elitari ad altri più popolari che i luoghi e la stagione suggeriscono a completare lo spettro delle offerte. Così presentarli al pubblico, anche in vista di programmazioni di vacanze estive, diventa uno slalom complicato.
C’è tuttavia un tetto comune sotto la cui egida si svolgeranno, tre moventi che formano la trilogy: qualità, novità, creatività.
E ci sono dei fil rouge che traversano i due mesi dell’estate romagnola: omaggi a Dante, la musica classica di ogni epoca, da quella antica alla contemporanea, i grandi solisti, le formazioni cameristiche, i quartetti soprattutto, la danza, il ballo da sala con “La notte dell’extra liscio” che ha per protagonista la polka, dove Irlanda e Romagna si affrontano e si sfidano, la poesia, il pop, il jazz, le orchestre da camera (Mahler Chamber Orchestra diretta da Harding), le Orchestre sinfoniche (dalla Cherubini diretta da Riccardo Muti con tre programmi, alla Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer, alla Hamburg Philharmonic diretta da Kent Nagano), la gastronomia da scoprire in bicicletta, le passeggiate incoraggiate e coordinate dall’Orchestra popolare di Ambrogio Sparagna con puntatine nelle valli di Comacchio per una 48 ore con la ballata dei fiocinini. C’è il progetto “La tradizione del Nuovo” , distinto in alcuni eventi, due dei quali dai titoli suggestivi “La Lontananza nostalgica utopica futura”, madrigale per “Caminantes” con Gidon Kremer e otto nastri magnetici e “Perduto in una città d’acque”.
C’è in festival del cello che lungo una settimana (dal 12 al 18 giugno) esplorerà la letteratura per violoncello sotto la guida artistica di Giovanni Sollima. Ad esso è collegato un Concorso di Composizione. Ci sono un progetto Vivaldi con lo “Stabat Mater” e un progetto Shakespeare con Chiara Muti e Elena Bucci. Le splendide basiliche ravennati con i ricchi mosaici che fanno della storica città un unicum nel mondo saranno allietate da cori prestigiosi, come quello dei Tallis Scholars, il Cape Town Opera Chorus e il Westminster Cathedral Boys Choir. Due Nazioni hanno contribuito a intessere il ricco ordito di proposte: il Sudafrica e il Giappone.
Il Festival ha un epilogo, infatti a Ravenna l’autunno risuonerà di note mitteleuropee. Tre operette della Vienna Felix, dal 14 al 20 ottobre, saranno proposte al Teatro Alighieri: “La Contessa Maritza” di Emmerich Kálmán, in lingua originale con sovra titoli in italiano, diretta da Toth-Somogyi e con la regia di Milos Gábor Kerényi, produzione del Teatro dell’Operetta di Budapest e del Teatro Csokonai di Debrecen. Successivamente sarà la volta de “Il Pipistrello” di Johann Strauss, affidato alla regia di Miklós Szinetàr e diretto da Márton Ràcz prodotto dal Teatro Szigligeti di Szolnok come “La Vedova Allegra” di Franz Lehár che avrà lo stesso direttore musicale e si avvarrà della regia di Péter Balàzs.
A completamento della proposta anche spettacoli di musica tzigana in vari luoghi della città offerti gratuitamente alla cittadinanza e uno straordinario Concerto dei 100 violini tzigani che risuonerà il 23 ottobre al Teatro Alighieri.