Per apprezzare questo ‘Mariti e Mogli’ di scena al Quirino bisogna dimenticare completamente l’originale dramma coniugale targato New York di cui è una traduzione. Allora sì che può vivere di vita autonoma. Perché papà Woody con i suoi ritmi nevrotici che solo la Grande Mela sa giustificare può sbiadire alla memoria, così come il linguaggio caratteristico del regista, il suo stile documentario con interviste dei personaggi che d’improvviso si rivolgono al pubblico con testimonianze frontali, vere confessioni rese intime dai piani ravvicinati (risolti sul palco con colpi di occhi di bue), che non solo coinvolgono lo spettatore nel racconto ma spezzano il ritmo narrativo e drammaturgico, come a volerne controllare il respiro.
Ed è proprio qui il punto, la pregevole traduzione per il palco di Giorgio Mariuzzo, curata nella regia da Monica Guerritore, protagonista con Francesca Reggiani, si scontra con il linguaggio cinematografico tagliente e rapidissimo di Woody Allen, perdendo i ritmi narrativi dell’omonimo movie interpretato nel 1992 dallo stesso regista assieme a Mia Farrow, Sidney Pollack, Judy Davis, Liam Neeson e Juliette Lewis, mentre spazi di silenzio prolungano la rappresentazione in quasi due ore, un errore cui si potrebbe ovviare facilmente, anche solo con piccoli escamotage. Era un particolare momento della vita di Allen, alla vigilia della travagliata separazione dalla moglie Mia Farrow, quello in cui portò sulla schermo la svolta nella sua vita di coppia, condita da tutte le nevrosi che costituiscono il nerbo della sua personalità e che egli ama riversare sui suoi lavori erano come soldatini all’erta e pronti alla battaglia.
Qui, nella versione teatrale che si può ammirare al Quirino, in uno spazio amorfo, scarsamente arredato con un piccolo divano, due tavolini e qualche sedia e il bancone di un bar (scene di Giovanni Licheri e Alida Cappellini), in una notte scrosciante di pioggia, si incontrano un gruppo di persone insoddisfatte, due coppie mature dal treno di vita routiniere, Jack e Sally (Ferdinando Maddaloni e Monica Guerritore) e Gabe e Jude (Cristian Giammarini e Francesca Reggiani) e ancora quattro ‘battitori liberi’: due ragazze sfrontate, un uomo che attende invano l’arrivo della moglie, bloccata chissà dove dalla tempesta di lampi e tuoni, e il prestante Michael, gran ballerino e collega d‘ufficio di Judy (Enzo Curcurù).
Qui si intrecciano le loro storie, amori, tradimenti, fascinazioni, giovinezza, insoddisfazioni e armonie coniugali che d’improvviso si frantumano, quando Jack e Sally vengono sorridenti ad informare gli amici con i quali condividono da sempre le lezioni di ballo seguite da cenetta, che hanno deciso di separarsi.
Un temporale diverso squarcia allora le pareti ed entra di prepotenza nella sala dove il gruppo socializza con balli di coppia sulle musiche di Louis Armstrong e altri soul. Comincia un velenoso gioco di rimandi di accuse e responsabilità, di amori e liti che mette a nudo la confusione nella quale si dibattono i personaggi, incapaci di scelte definitive, tanto che nel finale i due separandi si ritrovano mentre a lasciarsi è la coppia apparentemente inossidabile del professore di lettere con velleità di scrittore Gabe e della moglie.
Ma in mezzo c’è l’irrequietezza dell’uomo di mezz’età che riscopre se stesso con la formosa e disinibita ballerina di burlesque, c’è la velleitaria studentessa che scrive racconti e che ha un transfert con il professore di lettere sotto gli occhi della moglie ed altro ancora. Il finale è in perfetto stile woodyano.
Lo spettacolo è bene accolto dal pubblico per la presenza davvero straordinaria di Monica Guerritore (che balla benissimo) e di Francesca Reggiani, ma anche per il perfetto amalgama degli attori, che oltre ai già citati è composto da Lucilla Mininno, Malvina Ruggiano e Angelo Zampieri, perfettamente vestiti da Valter Azzini. Ma non va sottaciuta una poco teatrale pronunzia, mozzichi di parole soffiate lievemente che rende qualche volta arduo seguire i dialoghi.