Rocco Schiavone

Tratto dai romanzi di Antonio Manzini

Roma, 19 marzo 2021 – Rocco Schiavone è un personaggio letterario, protagonista dei romanzi polizieschi scritti da Antonio Manzini.
Schiavone è un vicequestore in forza alla Polizia di Stato, romano fin nel midollo, che si ritrova a dover svolgere le sue funzioni nella città di Aosta.
Rocco Schiavone è sarcastico, nel senso più romanesco del termine, maleducato, cinico quanto basta; odia il suo lavoro, soprattutto odia Aosta. Però ha talento.
Trasferito nel capoluogo valdostano per motivi disciplinari, è un uomo con un senso etico tutto personale, che raramente coincide con quello che un poliziotto dovrebbe avere.
È sboccato, brusco e le sue azioni spesso esondano i margini della legalità.
Un uomo con un passato oscuro, con molti scheletri nell’armadio.
Nato a Trastevere negli anni ’70, in un piccolo appartamento in via delle Mantellate, quando il pittoresco quartiere romano non era ancora meta dei turisti e degli investitori americani, figlio di operai, Schiavone è cresciuto per strada giocando a guardie e ladri con i suoi amici del cuore, Sebastiano, Furio e Brizio.
Col tempo i suoi amici sono rimasti ladri, lui invece è diventato guardia.
Ma questo non ha intaccato il loro affetto e soprattutto il rispetto reciproco.
Insomma, Rocco Schiavone è sì un poliziotto, ma tutto di lui farebbe dire il contrario.
C’è solo una persona al mondo che riesce a penetrare la scorza dura che Rocco si è costruito intorno: Marina, sua moglie.
O meglio, la donna che era sua moglie.
Che lo è stata fino al 7 luglio del 2007, giorno terribile nella vita di Rocco, nel quale la sua esistenza ha cambiato rotta, si è incrinata e, come un vaso di valore, non ha più potuto riprendere lo splendore di un tempo.
Ma Marina continua a vivere nella mente di Rocco, che la vede viva e più bella che mai accanto a sé tutte le sere quando torna a casa.
E la presenza della donna è l’unica cosa che rende sopportabile a Rocco la vita ad Aosta, l’unica cosa che riesce, in qualche modo, a colmare la nostalgia per Roma, per gli amici di sempre, per la sua vecchia vita.
All’inizio di questo 2019, dopo il successo della terza stagione di Rocco Schiavone, al regista Simone Spada è stata proposta la regia anche di questa quarta stagione.
“Ho accettato con entusiasmo perché ormai è un personaggio che non solo amo ma che sento vicino come se fosse un familiare. Ho iniziato la preparazione tra le montagne innevate della Val d’Aosta nei primi mesi dell’anno, leggendo e studiando le sceneggiature sempre raffinate di Antonio Manzini. Come tutti sappiamo, l’arrivo del Covid 19 e il conseguente lockdown hanno sospeso ogni tipo di attività lavorativa e soprattutto ci hanno scaraventato tutti in un tempo sospeso e grave. Ai primi di marzo, la nostra serie, le cui riprese sarebbero partite da lì a un paio di settimane, era forse già un ricordo confuso accompagnato da un futuro incerto. Grazie allo sforzo di tutti, al desiderio di ricominciare, al coraggio del nostro produttore Rosario Rinaldo e della Rai, siamo ripartiti ai primi di giugno per un’avventura nuova di cui il risultato finale era assolutamente incerto. Il mio primo pensiero è stato quello di ricominciare, di ritrovare entusiasmo attraverso l’amore per il proprio lavoro. Le difficoltà sono state molte, il rispetto dei protocolli di sicurezza, i tamponi con cadenze settimanali, l’incapacità di previsione grande nemica del nostro settore, il distanziamento sul set, etc. Sono sempre stato convinto che quello che distingue Rocco Schiavone è il suo cuore caldo e sofferto in contrasto con l’ambiente che lo circonda invernale e cupo. Come sappiamo Rocco è un “Romanaccio” tra le montagne fredde della Val d’Aosta. Tradire questo mondo sarebbe stato tradire il cuore distintivo di questo racconto, restituirlo allo spettatore è stata quindi la mia missione, riuscire a farlo in estate la mia più grande sfida. Anche se non sta a me giudicare, mi sbilancio e posso dire con fierezza di averla vinta. Mai come quest’anno mi sento di ringraziare non solo lo splendido cast ma anche tutti i preziosi collaboratori che ancora più del solito hanno dimostrato cosa significa fare il nostro lavoro ma soprattutto farlo insieme. Subito prima che la Polizia inizi gli scavi per riportare alla luce il cadavere di Luigi Baiocchi, Rocco Schiavone abbandona l’Italia. Sembra l’inizio di un lungo e solitario esilio per il vicequestore, ma inaspettatamente arrivano a fargli visita Brizio e Furio con importanti novità: non è stato trovato niente, la soffiata di Enzo Baiocchi è quindi nulla. Ma chi ha spostato il cadavere? E dove è finito Sebastiano, di cui non si hanno più tracce? Rocco, pieno di interrogativi e dubbi, fa ritorno ad Aosta, pronto a risolvere il caso dell’omicidio del ragioniere Favre, che era stato costretto a lasciare insoluto. Intanto il passato continua a bussare alla sua porta: Caterina, l’agente speciale che aveva tradito la fiducia di Rocco spiandolo per conto degli Interni, si presenta improvvisamente ad Aosta con una notizia sconvolgente. Nel frattempo, in Questura, giunge la notizia della sparizione di un portavalori, con a bordo due guardie giurate e tre milioni del Casinò di Saint Vincent. Rocco capisce che la morte di Favre e il furto non sono slegati, non può essere un caso che entrambi abbiano a che fare con le attività del Casinò. Rocco e la sua squadra si preparano al peggio: questa volta, la banda da sgominare è pronta a tutto pur di difendere i suoi loschi affari, anche a mettere mano alle armi. Rocco è in ospedale perché ha subito un’operazione molto seria, ma il lavoro, suo fedele compagno, lo segue anche lì. Nello stesso periodo, infatti, perde la vita Roberto Sirchia, un noto industriale della zona, in seguito a un errore trasfusionale. Rocco, che nonostante sia convalescente continua a sentire ‘gli odori’, capisce che questa morte non è solo errore di malasanità. Così, mosso dalla stima e dalla riconoscenza nei confronti del primario Negri, che lo ha operato e salvato, inizia ad indagare. Inizia così una indagine notturna e segreta in pigiama e loden tra i corridoi dell’ospedale. È proprio qui che Rocco entra in contatto con un’umanità silenziosa, sofferente e abbandonata, in cui non faticherà a riconoscersi. Marina, che nonostante tutto non lo abbandona mai, lo incita a tornare a vivere, a riscoprire la felicità e l’amore. Quegli stessi sentimenti che hanno fatto irruzione nella la vita di Ugo Casella, che ha perso la testa per la sua vicina Eugenia, o nella vita di Antonio, che non è più in grado di gestire le sue tre amanti, o ancora di Fumagalli e della Gambino, che ormai non nascondono più la loro attrazione. È la fine dell’anno, Rocco è pronto a festeggiare la notte di San Silvestro con una donna bellissima e affascinante. Sarà forse lei a riaccendere in lui l’amore?

Buona visione a tutti!

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