Sentieri selvaggi.

Ancora il binomio Ford-Wayne nel western più celebrato.

Roma, 16 settembre 2021.

 

La ricorrenza.

Torniamo ad occuparci di western con Sentieri selvaggi, The Searchers il titolo originale, del maestro John Ford, in uscita in Italia sessantacinque anni fa, oggi.

La storia.

Il reduce sudista Ethan Edwards torna a casa, in Texas, dopo la guerra di secessione, ritrova il fratello con la moglie e i loro figli, Lucy e Debbie e Ben e Martin.

Ethan ha un carattere duro, poco incline ai sentimenti, che manifesta in particolare nei confronti di uno dei nipoti, Martin, che è un figlio adottivo del fratello e per di più ha una lontana origine pellerossa.

L’avversione verso gli indiani fa sì che Ethan, il giorno dopo il suo rientro, prenda il posto del fratello per andare a caccia di una banda di razziatori di bestiame, probabilmente pellirosse, insieme al giovane Martin.

I razziatori non sono altro che un depistaggio e la fattoria del fratello di Ethan viene assaltata di notte, con le ragazze rapite e i genitori e l’altro figlio trucidati.

Scoperto il massacro Ethan, in preda a una rabbia feroce, si mette a caccia degli indiani insieme a Martin ma in capo a due anni di inseguimenti nulla che lo porti a ritrovare gli assassini della sua famiglia.

E’ durante un rientro a casa che Ethan e Martin ritrovano il corpo di Lucy, uccisa e seviziata, ma nessuna traccia di Debbie.

La caccia riprende, tra momenti di sconforto e speranze di nuove tracce da seguire, fino a quando tre anni dopo finalmente viene rintracciato il campo base dei Comanche del capo Scout.

Ethan e Martin entrano nell’accampamento di Scout, con la scusa di commerciare qualcosa, e Martin riconosce in un’adolescente la sorellastra Debbie.

La giovane è la moglie del capo Scout ed è perfettamente integrata nella realtà Comanche, tanto da supplicare il fratellastro Martin ad andare via.

La furia e la determinazione di Ethan però fanno sì che in un successivo appostamento l’accampamento indiano venga attaccato, con Debbie salvata da Martin anche e soprattutto dalla rabbia dello zio.

Curiosità.

Da parecchi critici Sentieri selvaggi viene considerato il massimo capolavoro del genere western, e non solo, di John Ford, con un 12° posto tra i cento migliori film americani decretato nel 2008 dall’American Film Institute.

Il personaggio di Ethan, ideologicamente parlando, è fortemente condiviso da parte di Ford e a mio modesto avviso è contraddittorio rispetto al ruolo del protagonista de I Cavalieri del Nord Ovest.

In quest’ultima produzione, girata nel 1949, il capitano Nathan è collaborativo verso la nazione indiana reduce dalla trionfale vittoria contro il generale Custer.

Nathan tratta con i vecchi capi indiani suoi amici e impedisce, con uno stratagemma, che il proprio esercito attacchi indiscriminatamente le tribù pellirosse.

In Sentieri selvaggi il protagonista, Ethan, odia visceralmente gli indiani a cui da una caccia spietata non risparmiando loro atroci sofferenze.

Un deciso cambio di tendenza di Ford, che al tempo presta il fianco ad accuse di razzismo.

Ford in questa pellicola sfrutta al massimo gli spazi e la maestosità della Monument Valley, soprattutto nella scansione del passare delle stagioni.

L’inquadratura finale, in campo lungo, della sagoma di Ethan, che rimpicciolisce verso un destino fatto di solitudine, è in un certo senso l’inesorabile scorrere del tempo.

Ford in Sentieri selvaggi è andato oltre i western tradizionali, per intenderci quelli più ingenui, più scontati, come Ombre rosse o il già citato I Cavalieri del Nord Ovest.

Quasi il testamento di un’epoca al tramonto, col tratto più significativo riguardante il personaggio di Ethan.

I Protagonisti.

Ethan è John Wayne, forse nella migliore interpretazione della sua carriera.

Wayne recita una figura ossessiva e tormentata, persino sgradevole, condannata alla solitudine, al quale il destino non riserva il percorso degli altri uomini.

Wayne è un eroe tutto d’un pezzo, leale, che però ha perso la guerra di secessione e mantiene un odio smisurato nei confronti degli indiani.

Martin è Jeffrey Hunter, bravo nella contrapposizione a Wayne per placarne l’eccesso di odio verso i pellirosse.

Il ruolo di Hunter è quello di arrivare alla fine delle ricerche col ritrovamento di Debbie e alla ricostituzione di una pace familiare.

Debbie è Natalie Wood, fresca diciottenne, che ritroveremo qualche anno dopo nel capolavoro West Side Story.

Altri caratteristi, fedelissimi di Ford, sono Ward Bond, il reverendo Clayton, John Qualen, Hank Worden, lo strampalato Mosè che sospirava per una sedia a dondolo davanti al camino.

Vera Miles interpreta la fidanzata di Martin ed è l’unica, tra i protagonisti, ancora in vita con oltre novant’anni d’età.

 

 

 

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