Spettacolo

Serafino.

Il binomio Germi-Celentano per un film di successo.

Roma, 17 dicembre 2023.

 

La ricorrenza.

E’ di oggi, 55 anni fa, l’uscita di uno dei film più visti dal pubblico italiano: Serafino, sceneggiato e diretto da Pietro Germi.

La storia.

Serafino Fiorin è un giovane pastore che vive sui monti sopra ad Arquata del Tronto nelle Marche, al confine con Lazio, Abruzzo e Umbria.

Il gregge che Serafino cura, insieme ai suoi amici Silio, Armido e Rocco, è di proprietà dello zio Agenore, scontroso ed avaro, e della zia Gesuina, dolce e simpatica.

Serafino è un giovanotto esuberante, furbo, ma poco incline ad una certa disciplina tanto che risponde in ritardo alla chiamata per il servizio militare e, una volta inquadrato, ne combina di cotte e di crude.

Viene esentato durante la naia per semi-infermità mentale e ritorna contento verso i suoi monti a riprendere la propria vita.

A Serafino piacciono le ragazze, ricambiato, e durante le sue escursioni al paese ritrova Lidia, una sua cugina, figlia dello zio Agenore.

Serafino quando scende in paese, di tanto in tanto, frequenta anche Asmara, una giovane prostituta che fa il mestiere per mantenere, da sola, i suoi quattro bambini.

Lidia entra prepotentemente nei desiderata di Serafino, che la frequenta di nascosto dello zio Agenore, tanto che sempre più spesso il giovanotto scende in paese per intrattenersi con lei fino a tarda sera.

Dopo gli incontri Serafino va a dormire dalla zia Gesuina, che lo accoglie amorevolmente nel suo lettone, facendosi scaldare i piedi perennemente gelati.

Questo tran, tran, con Serafino che raggiunge il gregge ed i suoi amici il mattino successivo stanco per le notti d’amore, dura fino a quando il giovane una sera, di ritorno da un incontro con Lidia, si accorge che nel lettone la zia Gesuina è insolitamente fredda.

Triste la dolorosa scoperta che la zia è morta d’infarto e ancora più penoso vedere come Agenore e tutta la famiglia si riversano in casa di Gesuina esclusivamente per rintracciare il testamento.

Alla fine si trovano le volontà della zia Gesuina che vanno tutte a Serafino, nipote prediletto, con grande rincrescimento e rancore da parte di Agenore.

Serafino non dà assolutamente importanza al denaro, tanto che inizia a far beneficenza ai suoi amici più poveri con il rischio di vedere assottigliato il patrimonio.

Agenore scatena una battaglia legale per interdire il nipote ed entrare lui nel controllo dell’eredità di Gesuina.

La sentenza del tribunale porta ad una inabilità di Serafino che può disporre dei beni previo consenso dello zio; in pratica non è più libero di far nulla.

C’è però una condizione che libera il giovane pastore dall’inabilità e cioè che una volta contratto matrimonio è libero di tornare a comportarsi come prima.

A questo punto l’ago della bilancia diventa Lidia che una sera tende una trappola al cugino facendo sì che venga scoperto con lei, a letto, da Agenore che, insieme al resto della famiglia, lo inchioda riempiendolo di botte.

Serafino, ormai incastrato, perde la sua libertà, la frequentazione dei suoi amici e tutto ciò per cui fino a quel momento ha vissuto, con l’aggravante che il matrimonio con Lidia inevitabilmente passa sotto il controllo dello zio Agenore.

Arriva il giorno tanto atteso e al momento fatidico Serafino, più o meno inconsciamente, davanti al celebrante sbaglia ripetutamente come dire il sì annullando di fatto la cerimonia.

Si scatena una maxi rissa con Serafino, aiutato dai suoi amici, preso di mira da Agenore e dal resto della famiglia in un caos totale con il paese sottosopra.

Il giovane pastore riprende così la sua libertà, la cura del gregge sui monti, con l’aiuto di Asmara che lo sposa e lo libera dall’inabilità sancita all’epoca dal tribunale.

Curiosità.

Germi, con l’ausilio di De Bernardi, Benvenuti e Pinelli, confeziona una storia di comune vissuto tra beghe familiari, biechi interessi economici, in un ambiente particolare della provincia italiana.

Paesaggi mozzafiato, nel quadrante dei Sibillini, Piana del Castelluccio, monte Vettore, che fanno da contorno alle vicende del giovane protagonista che vive la vita a modo suo.

All’epoca il film vanta anche un ragguardevole introito, per gli oltre tre miliardi di lire d’incasso, come pellicola più vista in quella stagione.

Protagonisti.

Mattatore assoluto Adriano Celentano, nella parte di Serafino, alla sua vera prima prova da attore dopo una serie di comparsate in produzioni di spessore limitato nei primi anni sessanta.

Celentano convince Germi al secondo provino per avere il ruolo, dopo una prima prova non ottimale.

Certo lo slang di un personaggio del centro Italia in qualche dialogo appare un po’ forzato, ma nel complesso il “molleggiato” si cala bene nella parte con l’esuberanza dei suoi trent’anni.

La canzone “La storia di Serafino”, eseguita da Celentano, parte dall’incipit che è il finale de “Il ragazzo della via Gluck”, successo planetario di due anni prima, nel 1966.

<Perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba….e così la seconda storia che vi voglio raccontare è quella del pastore Serafino…”>.

Di livello gli altri protagonisti come Ottavia Piccolo nel ruolo di Lidia, Francesca Romana Coluzzi, che interpreta Asmara, Saro Urzì, attore simbolo nella filmografia di Germi nella parte di Agenore.

Ottimi anche gli altri comprimari con una menzione speciale per Nerina Montagnani, zia Gesuina, che ricordiamo in una parte “cult” come quella della nonna del Pomata in “Febbre da cavallo”.

 

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