Andiamo avanti nella cronaca dell’avvenimento e nella fotografia di un fenomeno della nostra epoca.
La cronaca è stata chiara e, dovendo fare anche cultura, oltre che informazione, ci ha edotto sull’esistenza e la natura di un abito femminile che molti non conoscevano, il “latex”. Ci ha, poi, anche descritto il momento della proiezione dell’opera nella sala con atti osceni, consumazione di sesso e profilattici sparsi dappertutto.
Non è certamente un grande esempio di moralità, perché ognuno la moralità se la può fare come gli pare, ma chiuso, però, nelle quattro mura di casa propria e non in una sala cinematografica.
Ma questo costituisce un significativo e grande esempio di evoluzione.
I giornali tuonano contro la degenerazione dell’arte e riferiscono di comportamenti indecenti degli spettatori e, come sempre avviene in Italia, si gira, si gira attorno al bersaglio, senza mai arrivare al suo centro.
In questa sede non è in discussione la degenerazione dell’arte, perché questa è un prodotto come un altro che segue, nonostante la sua componente valoriale, quando c’è, le regole di un mercato di domanda ed offerta. ma è in discussione l’evoluzione del genere umano e, più precisamente, quella della attuale classe dei giovani.
Possibile che i nostri giovani, i giovani del nostro tempo, abbiano bisogno di espedienti di questo genere per estrinsecare le proprie energie vitali? Se è così, costoro e la generazione a cui appartengono si trovano in una situazione non drammatica, ma tragica, e se vogliamo fare una parafrasi del film, la loro dimensione di vita affettiva, sensuale, erotica, non gode nemmeno della incolore policromia delle “50 sfumature di grigio”, ma sta proprio nel nero più assoluto.