Spettacolo
Accademia Filarmonica Romana – Mvula Sungani e la Phisical Dance in “Caruso”
(foto: Alessandro-Botticelli)
Ballando la nostalgia
È il sincretismo che regna protagonista in “Caruso”, una delle tappe di quest’edizione 2017 del Festival Internazionale della Danza di Roma, nato dalla collaborazione tra il Teatro Olimpico e l’Accademia Filarmonica Romana.
L’autore, il coreografo creolo sardo-africano Mvula Sungani, affida la cifra distintiva di ogni sua creazione alla Physical Dance, una tecnica di danza contemporanea, ideata in Italia e ormai riconosciuta a livello internazionale, la cui caratteristica principale è la contaminazione, per cui l’Accademia classica rivive in sintesi nuove con la danza di oggi, come anche con tecniche circensi.
Del resto, tutto il percorso artistico di Sungani sembra improntato a ricercare i segreti legami fra varie espressioni di danza, utilizzando contaminazioni e fusioni dei generi a partire dal repertorio della tradizione popolare. Questo il punto d’arrivo di un’arte cominciata a tredici anni, quando Mvula entrò nel corpo di ballo di Raffaella Carrà, raffinata dalla formazione con il coreografo statunitense Alvin Ailey, con il quale si è perfezionato in danza classica e moderna, nonché in musica e canto.
Ben presto in Italia ha cominciato a creare coreografie per danzatori come Roberto Bolle, e per produzioni di successo come ben cinque edizioni di “Una Notte per Caruso” della RAI.
Sulla stessa linea si muove questo spettacolo presentato all’Olimpico, un lavoro intenso frutto della sinergia fra la prestazione artistica dell’étoile Emanuela Bianchini, i solisti della Mvula Sungani Physical Dance e l’Ensemble etnico siciliano “Unavantaluna”.
Lo spettacolo, nato per ricordare i trent’anni della canzone omonima di Lucio Dalla, un successo everygreen, di cui esistono oltre cento diverse versioni, non solo rievoca la vita del grande tenore Enrico, partito da Sorrento in cerca di fortuna per l’America e poi acclamato ovunque in virtù della sua arte e di una voce possente, ma diventa per estensione un omaggio all’Italia e ai due artisti che negli ultimi due secoli l’hanno resa celebre nel mondo.
“Caruso” è stato costruito come un mosaico con arie e canzoni tratti da rare registrazioni d’epoca del cantante, come ”Torna a Surriento” e “Core Ingrato”, brani cantati da Lucio Dalla, inserti di antiche canzoni siciliane (“Chianci Sicilia” e la celebre “Ciuri Ciuri”) con “tamburiate” e tarantelle mediterranee (napoletane, siciliane e non solo ), con effetto estremamente evocativo che moltiplica il fascino di una danza costruita come un suggello di memoria, alla quale non sono estranei suggestioni tribali, come i salti ”masai” supportati dai suoni martellanti di vari tamburi.
La creazione di Sungani ingloba anche brani tratti dal repertorio della compagnia, in linea con l’ispirazione profonda del coreografo sollecitata da temi universali e attuali insieme come la nostalgia dell’emigrante, il distacco dalla terra amata, il senso dell’esistenza e la fatica del vivere: elementi fondanti in questo spettacolo all’insegna dell’emozione e del dinamismo, che nel percorso di un’ora e più certamente attinge alla autobiografia del coreografo per comporsi e scomporsi, articolandosi in momenti coreutici astratti e in altri descrittivi sempre sulle corde di un rigore e di un’eleganza ammirevoli. Il pubblico è trascinato dalla ritmica possente dei musicisti di “Unavantaluna”, (il nome richiama il primo verso di una cantilena popolare antica siciliana), solisti ricercatori impegnati anche a ridare vita alla musica popolare con i loro strumenti della tradizione, che si chiamano Pietro Cernuto (zampogna a paro, friscaletto, voce, percussioni), Francesco Salvadore (voce, percussioni), Carmelo Cacciola ( lauto cretese e voce radicale), Luca Centamore (chitarre), Arnaldo Vacca (tamburi a cornice). Molti applausi e bis.