Teatro fine aprile nella Capitale

Roma, 21 aprile – La rubrica teatrale di fine aprile è dedicata ad alcuni spettacoli di sicuro successo nelle sale della Capitale, a conclusione di una stagione che, pur non essendo stata eccezionale, pur tuttavia ha offerto un bel panorama di teatro classico e di teatro contemporaneo, italiano e straniero, al pubblico degli appassionati di Roma e Provincia.

Al Teatro Argentina il Calderón di Pier Paolo Pasolini : con la regia di Federico Tiezzi, con Sandro Lombardi, Camilla Semino Favro, Arianna Di Stefano, Sabrina Scuccimarra, Graziano Piazza, Silvia Pernarella, Ivan Alovisio, Lucrezia Guidone, Josafat Vagni, Debora Zuin,Andrea Volpetti, e Francesca Benedetti. Produzione Teatro di Roma e Fondazione Teatro della Toscana. Dal 20 aprile all’8 maggio al Teatro Argentina Federico Tiezzi firma la regia del Calderón, tragedia in versi scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1967 e pubblicata nel 1973, una produzione Teatro di Roma e Fondazione Teatro della Toscana. Ritenuta da Pasolini stesso una delle sue più sicure riuscite formali, Calderón, si ispira al capolavoro del grande tragediografo spagnolo del “Siglo de Oro” Pedro Calderón de la Barca (1600-1681), La vida es sueño. Non mutano i nomi dei personaggi centrali  mentre molto diverse sono situazione, trama, ambientazione. Siamo nella Spagna franchista del 1967. Rosaura fa tre sogni successivi, ognuno in un ambiente diverso – aristocratico, proletario, medio borghese – a significare la impossibilità, per tutti, di evadere dalla propria condizione sociale, Calderon,  di Pier Paolo Pasolini è la straordinaria riscrittura del classico La vita è sogno, di Calderón de la Barca, ambientato nella Spagna franchista durante gli anni del regime. Ma Calderon  è soprattutto una precipitosa discesa agli inferi: del mondo sociale e di se stessi. Come un sogno che si chiude sempre in un altro sogno, Rosaura si risveglia in una classe sociale sempre diversa. Dal mondo aristocratico a quello piccolo-borghese fino alla miseria sottoproletaria, Rosaura è sempre straniera. Come straniero è sempre stato il suo scomodo autore, poeta civile, ma anche mistico, disperato profeta. Bloccati in una storia e in una società cui non vogliono appartenere, i protagonisti di Calderon vivono nello spazio doloroso fra la rabbia e la nostalgia, l’amore per il mondo e la rabbia verso gli adulti, i padroni della storia. Scritto nel 1966 e pubblicato nel 1973, unico dramma teatrale pubblicato in vita da Pasolini, il testo è la grande parabola di un conflitto generazionale più che mai contemporaneo. Tragedia in versi, dramma di poesia, grandioso affresco storico, Calderon risulta tuttora il punto più alto della drammaturgia italiana del secondo Novecento.

Alla Sala Umberto, Figli Mariti Amanti: un vivace racconto familiare condotto dalla coppia Simona Izzo e Ricky Tognazzi, che così presentano il loro spettacolo in scena alla Sala Umberto:  in trenta anni di attività ho firmato la regia di circa trenta film e di una sola commedia, mentre di altre sono stato interprete. Da David Rabe a Stefan Berkoff, ho sempre prediletto testi di drammaturgia contemporanea, per lo più di ascendenza anglosassone. Comprensibile, visto che una parte di me è in quel mondo che affonda le sue radici, sia anagrafiche che culturali. Ha senso ricordarlo al momento in cui affronto il mio primo copione di autore italiano. Anzi, di autrice. Anzi, di Simona. Sicché, della persona che più di ogni altra è mescolata al mio universo creativo in un febbrile rapporto di reciproche sollecitazioni. Ma a prescindere da questo, “Figli, mariti, amanti” ha molti tratti affini ai titoli con cui già mi sono confrontato. Innanzitutto, la straripante forza ritmica, l’esuberanza di dialoghi, l’incalzante capacità che hanno le battute di mordersi l’un l’altra.  A questo pensavo mentre Simona mi leggeva la prima versione del testo, nata di getto. La cosa merita di essere sottolineata poiché già racconta molto della commedia, che ha il suo marchio più vitale proprio in una verbalità magmatica, a tutto tondo. Tonificante e tossica al tempo stesso. Voci che si intrecciano le une alle altre maturando relazioni, caratteri, personaggi e, infine, una storia. Tant’è che il lungo lavoro successivo di revisione, le innumerevoli limature e correzioni, non hanno affatto stemperato questo tratto di irruenza originario. Semmai, lo hanno affinato al massimo grado.  Dalle voci in collisione mi è stato facile  immaginare lo scaturire, con prepotenza comica, di corpi, di fisionomie e di situazioni. Mi è stato anche facile intuire il calco reale di tante circostanze e di talune battute, come il tic di un amico o la fragilità di un altro. Le fonti umane, insomma; le persone che precedono i personaggi. Ma si sa: così si scrive, così si crea. Importante è che poi il testo sappia far dimenticare i suggerimenti della realtà e assumere carattere autonomo, offrendosi allo spettatore come un racconto in cui riconoscersi e immedesimarsi.  La nostra storia, che si snoda in presa diretta come fosse un lungo piano sequenza, inizia di sera e prosegue con l’avanzare della notte all’interno di un sofisticato loft destinato a trasformarsi da dimora accogliente in territorio di scontri e riconciliazioni.

Giallo interattivo al Teatro Golden : un successo dietro l’altro al Teatro Golden, in via Taranto : con la divertente commedia Cena con sorpresa, con il giallo interattivo e con la rassegna di teatro forense, davvero un ottimo finale di stagione. Con il più divertente giallo interattivo della ottima ed affiatata compagnia MurderParty, questa volta la tappa è fissata al Teatro Golden, uno dei palcoscenici più originali e brillanti della capitale. Gli ingredienti sono tre cuochi, uno spietato critico gastronomico, una conduttrice e, naturalmente, un omicidio in diretta. Sicuramente da non perdere, sia per i nuovi che per i vecchi fruitori di queste genere così originali di spettacoli teatrali e di gialli interattivi. In una nota trasmissione televisiva, a misurarsi in una sfida di forchette all’ultimo sangue, sono  tre notissimi cuochi di fama mondiale: Günter Bröt , chef tedesco , seguace della cucina molecolare; Lucien Maxim , chef  francese , eclettico interprete della nouvelle cuisine , e  Donatella Cotenna,  chef nostrana e strenua sostenitrice della cucina   italiana  più tradizionale . Giudice unico e inappellabile è il crudele,   odiatissimo critico gastronomico Alan Scotto , le cui stroncature hanno già causato il fallimento di diversi locali e il suicidio di qualche (ex) celebre cuoco. Mentre lo spettacolo è al culmine, un drammatico, inatteso evento, costringerà il presentatore a interrompere bruscamente la trasmissione e a lasciare il campo alle indagini della scientifica.  Un “caso” che non mancherà di mettere a dura prova i nostri affezionati spettatori-detective!  Con: Danilo De Santis, Francesca Milani, Carmela Ricci, Giulio Benvenuti e Michele Iovine. Come sempre, lo spettatore che si avvicinerà di più alla soluzione del “caso” riceverà un simpatico ricordo della serata. Teatro Golden, Via Taranto 36 Roma (Metro A – San Giovanni).

Al Teatro Conciatori, il Sartre di A porte chiuse: in scena al Teatro dei Conciatori il famoso dramma A porte chiuse, di Jean-Paul Sartre, per la regia di Michele Suozzo. Interpreti Luciano Roffi, Fulvia de Thierry,ed  Elisa Pagin, cion le musiche di Leandro Piccioni eseguite dal vivo dal Trio d’Archi Romano. “Come possono tre personaggi rimanere in scena per un’ora e mezza in un non-luogo, a porte chiuse, come fosse un’eternità? Cos’è l’inferno se non gli stessi altri con i quali dividerlo per sempre? E chi sono gli altri che ci danno l’inferno se non la stessa conoscenza di noi stessi?” La chambre magique ripropone la sua edizione di “A porte chiuse” di Sartre, già presentata, in lingua originale, al Centro culturale San Luigi nell’aprile del 2010, ora in italiano, in una nuova traduzione firmata da Fulvia de Thierry. Principale caratteristica di questa edizione le musiche originali, appositamente composte da Leandro Piccioni, per trio d’archi, eseguite dal vivo. Gli strumenti  riflettono le visioni, le ossessioni, gl’incubi dei tre personaggi , avvolgendoli come in una spirale senza scampo. Lo spettacolo propone quindi il capolavoro di Sartre (certo una delle vette del Teatro europeo dl secondo Novecento) in una originalissima  prospettiva musicale,una partitura che vede la musica contraddire e sospendere il tempo, scandito inesorabilmente dalle parole e dai gesti degli attori.

Al Teatro della Cometa, Mi hanno rimasto solo: Michele La Ginestra è  il protagonista  dell’esilarante spettacolo intitolato Mi hanno rimasto solo,  scritto, diretto e interpretato dallo stesso La Ginestra,  con Alessia Lineri, Irene Morelli, Alessandra Fineo, e al pianoforte Paolo Tagliapietra. In “Mi hanno rimasto solo” Michele La Ginestra gioca con un palcoscenico vuoto e racconta al Teatro il suo sogno: poter interpretare ogni sera un personaggio diverso. Il Teatro lo ascolta e decide di diventare suo complice; apre il cassetto dei ricordi e gli fa trovare testi, costumi, musiche, per realizzare il suo spettacolo. Da un omaggio ad Ettore Petrolini dei primi del ‘900, comincia questa “cavalcata” teatrale fatta di pezzi inediti e filastrocche… L’accompagnamento musicale, con brani interpretati dal vivo da un trio di grande qualità e dall’estro del Maestro Paolo Tagliapietra al pianoforte, completa l’opera. “Mi hanno rimasto solo” non è solo un one man show, ma uno spettacolo coinvolgente, che vuole regalare grandi risate, sorrisi, spensieratezza a chi ha deciso di passare una serata “con” il Teatro.

 

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