Teatro Golden – Gianfranco Jannuzzo in “Siciliano per caso?”

La Sicilia ha forma di cuore

Roma, 16 gennaio 2020 – Lo spettacolo al Teatro Golden regala quanto promette: si ride, si ride, si ride. Artefice di tanto è Gianfranco Jannuzzo, siciliano di Agrigento, ormai da decenni in peregrinazione per i vari teatri della Penisola, e oggi approdato a questo open-space di via Taranto con lo spettacolo “Siciliano per caso?” che ha una scena con una porticina sotto l’insegna del Bar Alba (il nome è tratto di peso da una delle più rinomate pasticcerie palermitane). Un’edicola con la Madonnina incorniciata da tralci d’edera e poche sedie legate a catena come il tavolino all’aperto, per evitare di finir male mentre sullo sfondo si sussegue la proiezione di bellissime immagini in B/N di paesaggi e scorci di antichi paesi siciliani e ritratti di uomini e donne bellissimi che fanno parte della collezione di Jannuzzo.
Qui avviene il cambiamento e Jannuzzo diventa Giovannino Pattarizzuti, giovane ardente di una famiglia tanto povera che persino l’arcobaleno perde i suoi colori apparendo in bianco e nero; lui che divide casa e desco con mamma e papà, ma anche con altri dodici fratelli e un nonno minotauro, metà uomo e metà sedia per la sua persistenza sul mobile e una nonna dura come acciaio detta Gengis Khan. Proprio qui, in questo paesotto che porta il nome di Saponara Marittima, retto da un sindaco che dispone di una massa elettorale di una quarantina di individui e di una moglie ubertosa e disponibile a condividere democraticamente le sue grazie opime.
Quando la rotta di Giovannino incrocia quella della sindachessa, tutto precipita e il giovane deve, ma proprio deve, armarsi delle sua valigia di cartone e cercarsi un altrove più tranquillo, magari con un bel posto di lavoro.
Inizia così il viaggio e con esso, subito, il riscontro con la realtà della Calabria con il suo fatalismo, con le tipologie umane e gli stereotipi rivisitati anche attraverso la grande abilità di Jannuzzo nel riprodurre perfettamente le diverse parlate.
La Calabria è l’anticamera della grande città Napoli con i suoi personaggi immediati, il cantante neo-melodico e la forza di un dialetto che parla d’amore in ogni sfumatura e che l’attore riproduce con grande maestria. Perché Jannuzzo dispone di una memoria del suono e dunque di uno spettro di modulazioni che gli permettono di diventare di volta in volta siciliano, calabrese, romano, milanese, e il percorso può essere ancora più lungo. Ogni tappa sarà l’occasione per far vivere personaggi divertenti che muovono la risata del pubblico corso ad applaudire un attore che ha ormai alle spalle una carriera molto felice nel teatro leggero. Molte di queste gag si sono storicizzate nel tempo e ormai fanno parte del repertorio, come quella dell’Italia rovesciata, che fissa le piaghe del Sud come la malavita organizzata, i problemi sociali, la povertà ma anche le grandi menti che hanno contribuito a creare l’eccellenza della nostra cultura, Eduardo, Pirandello ed altri in un improbabile Nord.
Una trovata certamente assai divertente, scritta a quattro mani dallo stesso Jannuzzo e da Renzo Barbera, che praticamente è il cavallo di battaglia dell’attore.
Esilarante la scenetta del venditore di intimo che impara la cantilena lombarda per potere vendere con verve la sua biancheria, o quando, dovendo sostituire lo speaker di un TV locale, si vede costretto a seguire un corso per terroni alla fine del quale gli sarà assicurato un marchio a fuoco sui glutei con la scritta ‘rieducato’.
Scenette e personaggi noti al grande pubblico televisivo per essere stati inseriti da Rai 2 in ‘Palcoscenico’.
Altri momenti dello spettacolo sono stati scritti da Roberto D’Alessandro e Andrea Lolli.
Nel finale, Jannuzzo risponde alla domanda del titolo. No, non è un caso. E la Sicilia, paesaggio del cuore, nel siciliano Jannuzzo rifulge in un linguaggio poetico e si modula sulle tracce di uno splendore antico, che fu greco, cartaginese, medio orientale, ma anche brumoso con le sue memorie normanne e potentemente espressivo del vigore spagnolo.

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