Teatro Golden – “La casa di famiglia” dei fratelli Fornari, Maia e Sinopoli
Il compassato, il caciarone, il musicista e Fanny
Roma, 09 novembre 2018 – Ancora un centro del quartetto d’autori A. Fornari/T.Fornari/Sinopoli/Maia che mettono in scena per la regia di Augusto Fornari nello spazio open del Teatro Golden, la divertente pièce “Casa di Famiglia”, obbedendo a dei criteri che informano il loro teatro: la contemporaneità, le tematiche familiari e quel garbato divertimento che è poi la misura principale del loro successo.
Certo, una parte consistente è sostenuta dagli attori, dall’amalgama perfetto che riescono a creare, dalla loro recitazione come anche, non ultimo, dalla risposta del pubblico che segue numeroso le varie proposte.
Qui, in questo spettacolo, protagonista è una bella casa borghese abbandonata, che conserva e custodisce memorie di un passato articolato, le passioni musicali cui dà risalto un busto di Beethoven, i quadretti/souvenir di viaggi, appesi alla parete, un troneggiante salotto art déco, un grande tavolo rettangolare dove ci si può immaginare la famiglia intera riunita per un pasto della domenica.
Ora molte cose sono cambiate. La casa è disabitata, la madre non c’è più, il padre è stato ricoverato in coma profondo e da cinque anni vive la sua esistenza nel limbo e i quattro fratelli, ognuno a suo modo, hanno esplorato nuovi percorsi.
Ma ora, d’improvviso, Alex (Toni Fornari) convoca tutti per un incontro. Sportivo e caciarone, Alex vive di un suo centro sportivo, disimpegnato sul piano emotivo da tutti gli altri congiunti. Da Giacinto (Luca Angeletti), il banchiere, compassato e un po’ rigido, ma molto affidabile tanto che il padre, tempo prima gli aveva affidato una delega ad operare per suo conto e nome. Giacinto ha un gemello, Oreste (Simone Montedoro), l’unico che si è creato una famiglia, un musicista, un artista che ha lasciato il posto di tutta tranquillità suggerito da Giacinto per indirizzare tempo ed energie a comporre un’opera lirica. La decisione aveva comportato una frattura dei rapporti con il banchiere incapace di accettare quel moto di libertà che lui non avrebbe nemmeno concepito. Ora l’opera lirica è compiuta, ma nessuna gloria si accende nel suo orizzonte, nessun teatro si fa avanti per rappresentarla. C’è anche una sorellina, Fanny (Laura Ruocco), spenta nelle vesti come nei comportamenti che da otto anni manda avanti una storia silenziosa con il libraio del quartiere.
Quando tutti sono riuniti nella casa farcita delle memorie della loro fanciullezza, Alex fa esplodere la bomba: vendere la casa. Perché rischia di perdere il centro sportivo, carico com’è di debiti. E perché è riuscito a ottenere dal vicino una proposta di acquisto al doppio del valore di mercato che potrebbe sanare le necessità dei 4 fratelli. E la vendita avviene e si devo sgombrare l’appartamento.
Ma non tutto va così liscio, c’è la famosa variabile impazzita del caso che viene a sconquassare ogni progetto.
È il punto di partenza di questa bella commedia leggera e piena di spunti di riflessione, che ha la forza di una carica umoristica che si dipana per tutto lo spettacolo, suscitando applausi, ma anche commozione.
È anche l’avvio della metamorfosi di Fanny e del colpo di scena immancabile ad opera di Roberto Mantovani, il padre.