Come ti domo la città
Roma, 1 ottobre – L’uomo contro la città, il borghese schiacciato dalla legge di Murphy, proprio quella che si accanisce a mostrare quanto può essere carogna la vita, che se una cosa può andar male va male. Mel vive interamente la sua condizione di pedina in un gioco articolato e implacabile, in una città disumana dove il contatto sociale è sempre colorato di rabbia, perché insopportabili sono gli eventi che si intrecciano intorno, intollerabili i comportamenti umani, e persino i cani che abbaiano senza sosta aumentano le nevrosi. Siamo nel più centrale dei milieu proposti da Neil Simon, autore di questa “Prigioniero della II° Strada”, di scena al teatro Golden, con protagonisti di spessore Tosca D’Aquino e Maurizio Casagrande, già grandissimo successo con Jack Lemmon e Anne Bancroft in un film del 1975 di Melvin Franck.
Simon è un acuto osservatore della vita di New York, la sua megalopoli, ne individua l’attitudine a stritolare nelle sue maglie gli individui più deboli, legge i tempi, che poi sono anche quelli di oggi, tempi di crisi economica, di difficoltà di ogni genere, e lo fa con una sorprendente vis comica, anzi umoristica, secondo la definizione di Luigi Pirandello: ”L’esitazione fra il riso e il pianto”, ma è anche un inguaribile fan dei valori dei sentimenti, della coppia, soprattutto.
Mel sta vivendo un dramma che non vuole comunicare alla moglie, Edna, gioiosa creatura, positiva e ottimista, che gli sta accanto comprensiva e affettuosa. Ma un giorno gli equilibri saltano perché soprattutto saltano le consuetudini, e tutti gli oggetti si animano di crudele vita propria e fanno saltare le regole, quelle che vogliono che se tu tiri lo sciacquone poi si riempie e aspetta di essere usato di nuovo e non continua a scaricarsi con un fracasso che rimbomba, perché in una notte di fine luglio, alle 2 e mezza, non si deve essere costretti a scegliere tra i sette gradi interni alla casa e i trentanove della terrazza a causa di un telecomando che ti costringe a optare fra il morire assiderato o bruciato vivo. Perché non è possibile lottare contro due orrendi cuscini rossi a forma di cuore con braccini e mani lunghe che quando ti siedi su un divano si stringono con mosse erotiche attorno alle tue parti intime. Perché non puoi stare lì a sentire una notte intera i gemiti, i mugugni e i poderosi colpi della testiera dei letti di due sorelle hostess nordeuropee che vivono al piano di sotto e ospitano a turno tutti gli sportivi che transitano per la città, vincitori o sconfitti che siano.
Mel vive un’età assai critica per ogni uomo, i quarantasette anni, non è più un giovane che proietta su speranze di vita il suo avvenire, e non è ancora un vecchio da mettere da parte, come un rifiuto. Rifiuti, si chiamano così, dice Edna, perché sono da buttare altrimenti si chiamerebbero voluti. Come affrontare al crisi? Edna consiglia l’analista, ma è morto E l’azienda presso cui ha sempre lavorato Mel ha avuto un tracollo del 12% del fatturato, deve mandar via un po’ di personale. Mel si ritrova a spasso, senza progetti o programmi. E’ già arrivato agosto, niente è cambiato, se cambiare significa migliorare, anzi ora Edna sa. Sa perché ha smarrito le chiavi di casa ed ha lasciato la porta dell’appartamento aperta per uscire a fare la spesa. Sa perché tre ladri si sono introdotti in casa e hanno portato via tutto dall’amato Chivas Regal, al televisore ancora imballato, dai vestiti di Mel alle medicine. Con affettuosa sollecitudine parla al fratello di Mel lontano che sarebbe disposto a caricarsi il peso finanziario delle cure, la donna cerca di convertire l’aiuto in un anticipo per una attività indipendente, un campo estivo per ragazzi. Ma quando arriva l’assegno di ben 70.000 dollari, Mel orgogliosamente lo strappa. Ma poi continua a lamentarsi, a riempire le notti insonni di chiacchiere e brontolii e a urtare i nervi ad un vicino che gli lancia una secchiata d’acqua, malgrado l’intero palazzo sia a secco, per farlo tacere. Edna cerca allora di raccogliere le proprie energie e ritornare al suo lavoro di segretaria, ma l’azienda per la quale lavora la licenzia quasi immediatamente vinta dalla crisi economica. E’ troppo, ora anche lei viene travolta dagli eventi, il suo sorriso diventa un ghigno. Si scaglia con furia viperina contro la vicina del piano di sopra e poi rientra dal terrazzo proprio mentre Mel finalmente placato si accinge a porgere scuse che ancora una volta saranno accolte da una secchiata d’acqua.
Siamo al finale, è d’obbligo prendere le distanze dai nemici della serenità, bimbi che strillano, insaziabili hostess, cani che abbaiano, incomprensioni, licenziamenti, ladri, e fermarsi a considerare che nessuno potrà sporcare, disturbare, violentare quel bene assoluto che è la tenerezza e la condivisione di momenti di vita di una coppia che veleggerà sempre con la prua parallela in un oceano d’amore.