Teatro Quirino – Gli Oblivion con “La Bibbia riveduta e scorretta”.

Un musical tutto da ridere

Roma, 04.01.2018 – E se ribaltassimo la prospettiva e questo nostro Signore e Creatore fosse a immagine e somiglianza dell’uomo e ne adottasse anche i comportamenti? Allora una luce nuova potrebbe illuminare i suoi comportamenti.
A proporre l’insolito in questo Teatro Quirino che saluta il nuovo anno, è un gruppo di cinque artisti, gli Oblivion, che hanno fatto della contaminazione dei generi il punto di forza delle loro performance.
Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli sono cantanti, attori, mimi, cabarettisti e showman, mescolano recitazione, satira, riproposizioni letterarie, parodie con musica e canto e lo fanno con il fine collante dell’ironia e del gioco.
Immaginiamo allora che quel giorno del 1455 a Magonza un barbuto e distinto signore, dalla pettinatura rasta, bussi alla porta di Johann Gutemberg, rivoluzionario inventore dei caratteri mobili, e perciò padre della stampa moderna. L’autorevole personaggio, che dice di chiamarsi Dio, cerca un editore per la sua autobiografia, incisa in tavole di pietra. Dopo lunghe discussioni, che coinvolgono fraulein Schöffer (Graziana Borciani), segretaria, e la terribile Frau Frust (Francesca Folloni) spietata creditrice del tipografo (ambedue personaggi storicamente esistiti accanto a Gutemberg), gli viene concesso il ‘si stampi’ e viene trovato anche il titolo: La Bibbia. Ma ci sono alcune clausole da rispettare: l’opera deve essere tradotta in tutte le lingue del mondo e distribuita capillarmente (Ah, la distribuzione!) ovunque, in chiesa, come in hotel, o in casa. Naturalmente gratis.
Siamo all’incipit di questo”La Bibbia riveduta e scorretta”, spettacolo all’insegna del divertimento, grandioso e semplice, che gioca su una colonna sonora inedita per proporre una sorta di musical rifacendosi al teatro-canzone, che ha la leggerezza e la freschezza di uno spettacolo di varietà, supportato però dalla lettura ‘creativa’ della Bibbia, da un attento lavoro di ricerca poi rielaborati giocosamente con inserti di situazioni e personaggi di oggi. Un affresco dal quale si evidenziano situazioni e personaggi a tutto tondo con trovate esilaranti, così nel concorso Paternoster Chef il cuoco vegano Caino gareggia con il cuoco-pastore carnivoro Abele, mentre l’Arca di Noè porta stampigliata la marca IKEA e Giona divorato dalla balena è un sushi al contrario dove il possente mammifero marino mangia uomo crudo. Quanto a Gesù, che si fa chiamare all’americana J.C (gei si), è un rapper contestatario (al Padre che però si ostina a chiamare zio, rimprovera di averlo dato in affidamento alla famiglia di un falegname per non prendersi la responsabilità) tanto occupato con i miracoli da affidare la scrittura delle sue gesta a quattro ghost-writers ufficiali e a un pugno di apocrifi, mentre l’Ultima Cena è una serata innaffiata di birra Corona alla Spina e la passione di Cristo una seduta di (Ponzio) Pilates. Un momento esilarante è certamente quello del patto di Abramo con Dio suggellato dalla circoncisione di tutto il popolo ebraico. L’episodio viene trattato con allegria e compicità da far pensare a Woody Allen e a tutti gli autori brillanti ebrei che mostrano una consuetudine gioiosa e divertita nel rapportarsi a Dio (come racconta diffusamente Moni Ovadia in un suo spettacolo).
E così via discorrendo. Gioco e dissacrazione, dunque, ma condotto con gusto e leggerezza, senza alcuna tentazione blasfema.
Lo spettacolo ha le musiche originali di Lorenzo Scuda che si ispirano a noti musical targati Broadway, riproducendone la ritmica vivacissima (si riconoscono, fra gli altri, hommage a Sister Act, a Beauty and Best).
Molto belli e fantasiosi i costumi di Guido Fiorato: originalissimo il costume della strega, ma anche quello di Gutemberg con frammenti di libri e di lettere sfuse o il capellino di Frau Schöffer con penna d’oca in testa.
Calzante la regia di Giorgio Gallione, asseconda la grande energia e l’estro dei suoi interpreti offrendo al pubblico due ore spassose e spensierate.

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