Roma, 3 ottobre 2019 – Lui, Marco, è un autore di gialli di successo, Lei, Lisa, la moglie, vive alla sua ombra coltivando un proprio mondo pieno di apprensioni, di segreti, di nascondigli che ricoprono di cenere e occultano la sottile paura della solitudine, della perdita fisica del compagno che potrebbe essere attratto da una donna più giovane, e dunque abbandonarla: ansie che cercano una via di risoluzione e che si incanalano in uno strano rapporto di coppia, che profuma di noir.
All’alzarsi del sipario in questa inaugurazione della stagione del Teatro Quirino, che il pubblico ha ritrovato rinnovato, dall’atrio più spazioso ed elegante alle poltrone rimesse a nuovo e divenute comodissime, Michele Placido e Anna Bonaiuto sono i protagonisti di questo “Piccoli crimini coniugali” del commediografo Eric-Emmanuel Schmitt, celebre autore d’Oltralpe, inneggiato mondialmente per il suo “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, nella toccante interpretazione di Omar Sharif.
‘Piccoli crimini coniugali’ è il titolo di uno dei romanzi di Marco, il suo preferito, ma anche il più cinico, che indaga spietatamente sulla vita di coppia, mostrando come l’autore sia “convinto che si tratti di un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno/a”.
Manco a dirlo Lisa detesta quel libro per il perfido realismo che lo traversa.
L’azione si srotola a partire dall’arrivo a casa dei due coniugi, di ritorno dall’ospedale dove Marco è stato ricoverato per due settimane in seguito ad una caduta dalla scala interna, che collega i due piani dell’appartamento, con la conseguente perdita di memoria (vera o simulata, si chiarità in corso d’opera). Marco si sforza di riconoscere i luoghi mentre Lisa sollecita lo rassicura che sono sposati e che quella è la loro casa, indicandogli i suoi angoli e oggetti preferiti , dalla poltrona dove amava fermarsi a costruire le sue trame gialle, alla scrivania, dove passava la maggior parte del tempo. E poiché Marco non sembra ricordare, Lisa cerca di inserirsi in quel vuoto di memoria assicurando che prima dell’incidente era un compagno delizioso, mai geloso, amava restare a casa, e uscire semmai con lei. Inoltre era ben felice di accompagnarla a fare shopping.
A questo punto i dubbi iniziali diventano certezze: Marco sta fingendo la sua smemoratezza alla scopo di scoprire verità che si celano fra di loro. E dopo quindici anni di matrimonio chissà quanti scheletri abitano negli armadi: lei, ad esempio ha il vizio di bere; lui teme che lei possa avere un amante. Ma davvero lui è inciampato sui gradini della scala o responsabile del bernoccolo è quel pesante oggetto in marmo che somiglia a un membro virile e ora decora innocente un ripiano della libreria che lei gli avrebbe sbattuto in testa in un agguato al buio dietro la porta di casa al suo rientro da una passeggiata?
Ora il clima cambia, inizia un gioco crudele che rivolta le carte in tavola continuamente, un po’ commedia, un po’ giallo con i due intenti a dissezionare il loro matrimonio con tutte le armi a disposizione, in un gioco al massacro che spoglia di freni inibitori e parla di rimpianti, di nostalgia dei bei momenti dell’innamoramento, delle frustrazione, del sistema d’attese deluso, ma anche della passione inesausta ancora viva che ora si racconta nei dinieghi di lei ora si dispiega in momenti seduttivi, il tutto espresso da una serrata dialettica, che è tipico di Schmitt, aduso a utilizzare nelle sue opere l’arma della parola tranchant. Ma tutto questo non è l’antico metodo delle nostre nonne per ravvivare un vecchio amore ?
Sul palcoscenico, nella scena unica e raffinata di Gianluca Amodio, la regia molto sobria di Placido concentra l’attenzione proprio sulla parola, illuminando una realtà nella quale è facile rispecchiarsi in tutti i tempi e al di là della condizione sociale. anche se nel testo si respira un clima francese. Ottima l’interpretazione dei due protagonisti, lui pacato ma con momenti di ardore, lei sfumata e splendida, amabile e decisa, che mostrano costantemente una grande sintonia reciproca.
Uno spettacolo amabile, che gioca sulla corda del divertimento e sa essere duro e tenero ad un tempo, che il pubblico ha accolto con vivo interesse e convinti applausi