The Monuments Men : un eroico salvataggio d’opere d’arte
dalla nostra corrispondente da Los Angeles, Maristella Santambrogio
L’ultimo film scritto, diretto e co-prodotto da George Clooney e Grand Heslov “The Monuments Men” non è all’altezza della storia originale di Robert M. Edsel. Lo specchio per le allodole del super cast non aiuta a salvare il film, forse solo a recuperare il budget.
Il film soffre di una mancanza di coesione, i momenti drammatici sporadici sono poco consistenti. Ogni personaggio segue una dinamica del vorrei, ma non posso, manca il sostegno della storia e non lascia l’impronta che meriterebbe.
Clonney non ha saputo creare nei rapporti tra le varie coppie d’attori che seguono un loro percorso, un assemblaggio di sentimenti. Anche nei contrasti. Lo vediamo tra Matt Damon e Cate Blanchett, Bill Murray e Bob Balaban, John Goodman e Jean Dujardin dal sorriso stampato anche in punto di morte. Un guizzo di rapporto accettabile, ma non approfondito, c’è tra due personaggi interpretati da Murray e Balaban. Sul finale si punta al sentimentale.
Un fatto positivo del film, e Clooney lo sottolinea durante le interviste, è l’aver fatto conoscere una missione eroica avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale. Un gruppo di persone di diversa cultura e nazionalità,direttori di musei, artisti, architetti e storici, vengono richiamati alle armi per recuperare il meglio dell’arte rubato dai Nazisti durante le loro invasioni. Il bottino nascosto è destinato al museo in costruzione voluto da Hitler in Germania.In caso di mancata vittoria da parte dei tedeschi, ogni opera d’arte avrebbe dovuto essere distrutta con un danno irreparabile alla cultura e all’arte.
In prima linea il gruppo affronta ogni difficoltà, anche a rischio della vita, pur di portare a termine la missione intrapresa.
sotto: galleria fotografica
{gallery}themonumentsmen{/gallery}