Roma, 10 settembre 2018 – Qualche giorno fa, esattamente il 23 agosto, si è compiuto uno strano compleanno ossia il 40° anniversario dell’ultimo concerto tenuto da Mina alla Bussola di Marina di Pietrasanta, Versilia, con conseguente completa sparizione dell’artista stessa.
Un’ uscita di scena incomprensibile per quello che Mina rappresentava agli occhi del pubblico, un animale da spettacolo assoluto, versatile, sia che vestisse i panni della cantante, della conduttrice, dell’attrice o dell’intrattenitrice.
La voce ed il volto di Mina erano un elemento familiare nelle case di tutti gli italiani che avevano fatto della televisione il primo strumento dell’immaginario di massa, un connotato d’identità nazionale.
Nata a Busto Arsizio nel ’40 ma cremonese di origine, stante l’appellativo in carriera di “Tigre di Cremona”, Mina fu protagonista assoluta nelle sue venti stagioni pubbliche, trasgressiva non tanto artisticamente quanto per la sua vita privata, controcorrente per i tempi. Dominatrice incontrastata e portatrice di una prorompente modernità.
Nella leggendaria trasmissione “Studio Uno” dei primi anni ’60, complice anche un rivoluzionario concetto scenico apportato dallo storico regista Antonello Falqui che visualizzò microfoni, giraffe, luci, tutto in campo aperto proprio per far risaltare i protagonisti della scena, Mina è al centro di questa rivoluzione, muovendosi a suo agio, senza alcuna difficoltà, in maniera “fisica” direi, da vera “showgirl”.
Il suo stile, i suoi ammiccamenti con gli ospiti più prestigiosi, la sua voce, la capacità di rendere popolare ogni melodia, sono tutti tratti distintivi del suo enorme talento; non si limita a cantare, interpreta, vive le canzoni, tanto da far esprimere in più di un occasione star internazionali come Liza Minnelli e Barbra Streisand che Mina è “la più grande cantante del mondo”.
In questi periodi di palinsesti estivi, diversi dalla programmazione invernale, abbiamo più volte rivisto su Rai Uno immagini di duetti con Totò, Sordi, Mastroianni, Gassman, Battisti, fino alla comica versione di “Parole,parole” con Adriano Celentano.
Come detto la sua sparizione dalle scene è stata definitiva, con l’artista che ormai soffriva il ruolo di dover apparire, di esibirsi per forza, davanti al pubblico; una scelta maturata già da qualche anno probabilmente anche per una difesa della sua privacy, una ulteriore protezione verso i propri figli nel tentativo di educarli ad una vita normale.
Dal suo eremo svizzero ha comunque continuato a pubblicare brani, sia cover che inediti, anche in collaborazione con altri artisti, aiutata in parecchie produzioni dal figlio Massimiliano Pani.
Il mio personalissimo gusto, relativamente alla sterminata produzione musicale di Mina, va a tre brani: “Se telefonando” del ’66, tra i parolieri un giovane Maurizio Costanzo, “Non credere” del ’69, su arrangiamento del maestro Augusto Martelli suo compagno di vita all’epoca, “Grande, grande, grande..” del ’72, scritta da Tony Renis; tre differenti modi d’interpretazione che man mano negli anni hanno affinato il talento dell’artista.
Fino al 31 dicembre prossimo l’infanzia, gli esordi, gli amori, la carriera fino all’ultimo concerto alla Bussola, verranno rappresentati in una mostra con foto, articoli, copertine, dal titolo “Ti racconto Mina”, presso la Sala ex Violini di Palazzo Comunale di Cremona.
Ci sarà tutto di Mina, ma anche la storia italiana che oggi è nettamente diversa da allora.
E non solo per il bianco e nero…..