Roma, 7 aprile 2022.
La ricorrenza.
Celebriamo oggi i sessant’anni del film <Totò diabolicus>, in uscita nelle sale italiane il sette aprile 1962.
La storia.
La nobile e rispettata famiglia dei Torrealta si compone di cinque fratelli molto diversi tra loro, poco inclini al reciproco rispetto e ognuno con atteggiamenti e fissazioni particolari.
Uno dei cinque, il marchese Galeazzo, viene trovato assassinato nella sua villa, con un biglietto, trovato vicino al cadavere, recante la firma Diabolicus.
Il commissario e l’ispettore incaricati delle indagini rivolgono le loro prime attenzioni verso i quattro fratelli del marchese, considerando la cospicua eredità lasciata dallo stesso.
Un monsignore, Antonino di Torrealta, un chirurgo, Carlo di Torrealta, un militare nostalgico del ventennio fascista, Scipione di Torrealta e la nobildonna Laudomia di Torrealta.
Il commissario ed il suo collaboratore escludono il prelato e si concentrano sugli altri tre, conoscendoli meglio e valutandoli per le loro bizzarrie.
Carlo e Scipione ricevono una lettera anonima che li invita a recarsi a casa di Laudomia.
E’ una trappola di Diabolicus, che in un colpo solo uccide i tre fratelli pugnalandoli mentre giocano al biliardo.
Rimane vivo il monsignore che, terrorizzato, devolve l’intera eredità dei fratelli ad un sesto congiunto, ignorato e mai riconosciuto dagli altri, frutto di un peccatuccio di gioventù di suo padre.
Pasquale Bonocore è il sesto fratello, che vive arrangiandosi compiendo di tanto in tanto qualche furtarello.
Proprio mentre si trova in carcere, il direttore del penitenziario gli rivela della grande fortuna capitatagli ma per goderne deve collaborare rivelando i complici dell’ultimo colpo effettuato.
Tornato libero Pasquale entra in possesso dell’eredità dei Torrealta e si pone il problema che adesso Diabolicus può colpire lui.
Oltre alla polizia c’è un servizio di protezione che vigila sull’erede, che subisce un falso allarme da un ex collega di furti che vuole vendicarsi della spiata fatta dallo stesso Pasquale.
Le indagini sono ad un punto morto quando inaspettatamente l’amante di Galeazzo, Diana, viene convocata da monsignor Antonino.
Il prelato si mostra alla donna in comportamenti non propriamente consoni alla veste che indossa, rivelandosi dopo un po’ per quello che effettivamente è: Galeazzo di Torrealta!
Galeazzo, in difficoltà economiche, ha ordito il perverso piano di eliminare tutti i fratelli spacciandosi per Diabolicus e adesso gli rimane l’ultimo atto e cioè far fuori Pasquale.
Galeazzo tenta con audacia di incastrare Pasquale che non essendo fesso e fiutando la trappola riesce a salvarsi dal fratellastro, ma un altro pericolo incombe mentre inizia a godersi la corposa eredità…
Curiosità.
Contrariamente a quello che si è pensato per anni, il film girato dal grande Steno precede di circa sette mesi l’esordio del fumetto Diabolik delle sorelle Angela e Luciana Giussani, avviato ad un successo planetario.
Lo spunto invece viene dalla pellicola <Sangue blu>, del 1949, interpretata dal poliedrico Alec Guiness virtuosamente coinvolto in ben otto ruoli…
Steno dirige con maestria un irresistibile Totò, avendo cura di non soffocarne gli spunti e le improvvisazioni.
Pur non avendo la pretesa di una critica di costume Steno, con gli sceneggiatori e lo stesso Totò, dipinge uno spaccato della società italiana nel pieno del boom economico.
Aspetti nostalgici del vecchio regime, a neanche vent’anni dalla caduta, altezzosità di una nobiltà datata, manie e frivolezze varie.
Protagonisti.
Totò, l’indiscusso Principe della risata, a sessantaquattro anni sfodera una performance di livello mondiale con i sei personaggi inscenati.
L’unica concessione è nel doppiaggio di Laudomia, curato dal fido Carlo Croccolo, e di monsignor Antonino, eseguito da Renato Turi.
Rimane nella storia la scena che riguarda il dottor Carlo in sala operatoria alle prese con un intervento chirurgico.
Carlo ha una miriade di tic e non riesce a tenere gli occhiali sul naso che gli cadono in continuazione.
Nei continui paradossi e battute dal doppio senso Carlo/Totò, rivolto ad uno sconcertato paziente, dice:< lei mi sta scocciando, lei è un paziente che non ha pazienza! Che paziente è? Abbia pazienza!…
Il paziente in questione è Pietro De Vico, uno dei migliori caratteristi del cinema italiano, chiamato da Totò all’improvviso a recitare in piena improvvisazione negli studi della Titanus.
Il commissario e l’ispettore sono i navigati Luigi Pavese e Mario Castellani, compagni di scene con Totò in innumerevoli film.
Raimondo Vianello è il barone Lallo, marito di Laudomia.
Franco Giacobini, nel ruolo dell’assistente del chirurgo Carlo, si dimostra grande non fosse altro perché riesce a non ridere di fronte alle improvvisazioni di Totò.
Completano il cast una serie di caratteristi come Mimmo Poli, il postino, Giulio Marchetti, il poliziotto privato, Peppino De Martino, il notaio Cocozza, Gianni Baghino, Gigi lo sfregiato.