“Qualche volta scappano” è l’amara riflessione di Daniel e Agnès Besse, divenuta con lo stesso titolo una godibilissima commedia, presente sul palcoscenico del Teatro Quirino con un trio di attori assai bene amalgamati, Rosita Celentano (al debutto), Pino Quartullo e Attilio Fontana. I Besse hanno fatto una scelta di campo e i loro soggetti graffianti, problematici, attualissimi, sono espressioni di una divertente satira sociale che ha la leggerezza francese e una profondità di analisi resa ancor più pregnante della cogenza degli argomenti trattati. In questa commedia (nata con il titolo di “Toutou”), all’origine di tutto c’è Walt Disney e la sua scelta di umanizzare gli animali: topolini, cani, paperi, cavalli e legioni di loro amici, amano, si rannuvolano, fanno i dispetti, giocano alla pari con umani più che permissivi, che li trattano da ninnoli, né reprimono la natura, a volte animati dal segreto desiderio di trovare in loro quei legami, quelle corrispondenze affettive che la vita offre con molta avarizia, in un frainteso rapporto di convivenza mentre nascono mestieri e professioni una volta improbabili, come gli psicologi per cani, i wedding planners per animali, i curatori d’immagine e così via.
È un’esigenza attualissima, una moda perniciosa che cerca sostituti della felicità nelle cose più strane come la severa dieta Vegana che demonizza i mangiatori di carne, pesce, latticini, uova. L’uomo ridotto ad erbivoro, presto sarà costretto per essere à la page a nutrirsi di cibi sintetici, da laboratorio. “Io non mangio chi ha un cuore” è uno slogan degli animalisti che continua il vecchio assioma che considera la nostra pompa toracica sede di tutti i sentimenti.
Sull’altro versante, i pet (animali domestici) fanno parte delle terapie mediche per curare molti malanni, e primo fra tutti, la solitudine. Ma gli uomini a volte scelgono debitamente di ignorare chi offre loro laute libagioni di amore. E spesso, l’animale/oggetto esce fuori dalla famiglia che lo ospita assieme alle valigie estive per la consueta vacanza al mare, dalla quale non farà ritorno.
Ma andiamo per gradi.
Qui si parla di un cane, Toutou, un barboncino color miele, che sparge pennellate d’amore e di allegria su Alessandro e Marzia, una coppia che da oltre vent’anni conduce con successo la propria vita sociale e professionali.
Una sera, Alessandro esce insieme all’amico peloso per il consueto giretto igienico, ma al ritorno è solo. Una tragedia: il cane è fuggito, non si è perso, come rimprovera Marzia al marito, né è stato abbandonato, come spesso accade. Anzi, l’assenza di Toutou si configura come una sorta di ribellione, in un rovesciamento di situazioni dove è il cane ad abbandonare gli umani. Forse perché è stanco di coprire le difficoltà di questa coppia che ha spalmato su di lui certi vuoti di sincerità e di comunicazione.
La sua scomparsa offre l’occasione a Marzia e Alessandro di una notte di attesa convulsa, di chiedersi il perché della fuga, come anche di creare un gioco di specchi, come sottolinea Pino Quartullo, “all’interno del quale ognuno desidera un po’ essere quel cane fuggito”, che forse era stretto in una morsa d’amore, costretto per il suo bene a privarsi di molti piaceri, a nutrirsi di croccantini, a cercare sfoghi sessuali in un rapporto sterile con il pantalone dell’amico di famiglia, Paolo, l’architetto, il cui arrivo nella notte, con il ruolo di deus ex machina, d’improvviso attiva un antico segreto di coppia, gelosie e accomodamenti incrostati nei venti anni di matrimonio che vanno sgretolandosi.
Con divertimento, umorismo e leggerezza in questa commedia ironica e pungente, che sa far ridere, ma anche riflettere, indagando nostre insoddisfazioni che spiegano un desiderio di fuga, viene mantenuta la promessa di passare due ore a fine serata, deliziandosi con situazioni che offrono anche numerosi spunti per riflettere sul nostro vissuto.
Particolarmente piacevole la scena, una parete colorata, curata da Francesco Ghisu, nella quale si leggono gigantografie dei personaggi. Gli attori sono vestiti egregiamente da Giovanni Ciacci. Lo spettacolo, condotto con molto brio dalla regia vivace di Quartullo, ospita anche tre canzoni di successo cantate dal vivo: “Come te non c’è nessuno”, “Perdere l’amore” e “Non succederà più”.
A fine spettacolo, Rosita Celentano, che da anni ha sposato la causa animalista, chiede al pubblico di prende in considerazione più da vicino la relazione fra uomo-animale. Una relazione innata e documentata da millenni, che sa rendere l’uomo migliore e ne allunga la vita. Che vuole stabile il diritto degli animali ad essere considerati esseri pensanti, ricchi di emozioni che migliorano la vita dei loro amici umani.