Roma, 30 gennaio 2020. Ci sono artisti, attori, che per anni li vedi lavorare in varie produzioni, films, lavori teatrali, ma poi ad un bel momento niente più. E’ il caso di Gene Hackman, al secolo Eugene Allen Hackman, che oggi compie 90 anni e che dal 2004 all’improvviso si è dissolto nel vuoto.
Niente più pellicole, niente tv, né cinema. Qualche tempo fa ha dichiarato:<< sono stato formato per fare l’attore, per interpretare ruoli, non ad avere a che fare con gli agenti, la fama, la stampa>>. Californiano, antidivo lo è sempre stato tanto che non pareva destinato da giovane alla cariera recitativa che abbracciò dopo i 26 anni alla Pasadena Playhouse insieme ad un certo Dustin Hoffman…
Nel 1967 riceve una nomination dell’Accademy Award come miglior attore non protagonista per la pellicola Gangster story, ma l’esplosione a livello internazionale avviene nel 1971 con Il braccio violento della legge, Oscar come miglior attore, dove interpreta il poliziotto dai modi piuttosto spicci Popeye, papà nel doppiaggio italiano, Doyle. E’ il decollo per una carriera brillante che porta alla recitazione di circa un centinaio di films, con ruoli vari, dal figlio di puttana dello sceriffo ne Gli spietati, secondo Oscar come miglior attore non protagonista, al criminale Lex Luthor in Superman, all’agente federale di Mississippi Burning-Le radici dell’odio, al cameo in Frankenstein Junior nell’irriconoscibile ruolo dell’eremita cieco Abelardo alle prese con la mostruosa creatura.
Hackman al di la di tutto è sempre stato un tipo calmo e cortese, riservato, tanto che sedici anni fa ha chiuso definitivamente col set dedicandosi alla scrittura di pubblicazioni varie.
L’interpretazione che Hackman fornì nel sequel Il braccio violento della legge 2, titolo originale French connection 2, fu qualcosa di straordinario forse avrebbe meritato l’Oscar più in quella circostanza piuttosto che nel primo. Tuttavia il mio personalissimo apprezzamento è su due proiezioni, Uccidete la colomba bianca del 1989, al fianco di un ottimo Tommy Lee Jones, e Potere assoluto del 1997, regia del suo amico Clint Eastwood; due ruoli antitetici che ne hanno certificato lo spessore di un grandissimo interprete.