Spettacolo

Teatro Eliseo – ‘Eden Teatro’ di Viviani per la regia di Arias con Mariano Riggillo e Gaia Aprea

teatro edenL’avanspettacolo in salsa argentina
Roma, 21 marzo 2018 – Un momento di nostalgia, di allegria sfacciata, di malinconia e il senso del declino e del provvisorio fanno da sfondo a questo spettacolo sfavillante di luci, di costumi paillettati, di gioielli finti e smargiassi, di battute salaci, di doppi sensi, di guitti in cerca di gloria, di soubrette canterine con accompagnamento di ricchi e generosi signori in fuga da ruoli di capofamiglia: è il mondo dell’avanspettacolo, dove trovano posto sogni e ambizioni, quello che si sarebbe poi evoluto nel musical slacciandosi dalle eredità della tradizione francese, ma conservandone intero il fascino.
Tutto questo anima ‘Eden Teatro’, testo poco noto di Raffaele Viviani, oggi presente al Teatro Eliseo di Roma con la regia estrema e visionaria dell’argentino Alfredo Arias, attenta a fare emergere i valori del testo di Viviani.
Il palco pavesato da una cornice di luci (scene di Chloe Obolensky e luci di Cesare Accetta), sul quale campeggia il nome della vedette “Tatangelo” che ricorda gli archi delle feste popolari, è il traghetto verso un mondo teatrale che non tornerà più, ma che allora, nel 1935, quando la pièce fu scritta, aveva una vivacità tutta napoletana.
Viviani , infatti, in quest’opera aperta, senza una vera e propria trama drammaturgica, offre allo spettatore il panorama di un mondo che vive ai margini dell’arte e che si configura in personaggi memorabili, a cominciare dal capocomico Tatangelo, Mariano Rigillo, il difensore dell’italiano in contrapposizione semantica con il francese che dava adito a equivoci inaccettabili dalla società femminile. Il quale è in scena anche nei panni della chanteuse debuttante Carmen Zuccona, seguita a ruota da Camillo Vittima (Anna Teresa Rossini). Attorno, nove (rispetto ai 24 della commedia), personaggi ironici e malinconici, strazianti nella lotta per la conquista di un’esibizione all’Eden Teatro, unico accesso all’arte dello spettacolo.
Molti personaggi, recitati en travesti, restano nella memoria per la particolare bravura degli interpreti, come la stonata Lulù Buonmercato, che Gianluca Musiu riveste con molti meriti, ovvero le gemelle siamesi Las Tinas Sirenas, esponenti di quel riso/pianto che è l’essenza dell’umorismo, indossate con innocente oscenità dagli eccellenti Gennaro di Biase e Ivano Schiavi, o la franco/italo/napoletana Lea Cardillo, che si fa scrupolo di tradursi simultaneamente caricando la voce per le profondità arcaizzanti della parlata partenopea che Paolo Serra indossa egregiamente. La gommeuse eccentrica Ester Legery (la bella e brava Gaia Aprea) gioca a ricordare la celebre Zizi Jammaire con il suo costume sfavillante e due ventagli impiumati (meravigliosi i costumi di Maurizio Millenotti), che sventola cantando una sorta di grammelot. Fondamentale come la ciliegina sulla torta la ‘maschera’ doppia indossata da Enzo Turrin che per metà è il duca Malvino, rigorosamente in frac e per l’altra Madame Righelli, con chioma bionda con strette onde e abito da sera. ll palcoscenico si affolla anche del ‘cantante’ Mauro Gioia, del ‘maestro’, Gennaro Di Biase, del ‘factotum’ e del buttafuori di Ivano Schiavi. Le belle e orecchiabili musichette sono eseguite rigorosamente dal vivo da Pietro Bencivegna alla fisarmonica, da Giuseppe Burgarelli al pianoforte e da Enzo Petrigna al violoncello. Alfredo Arias muove gli artisti con abilità straordinaria, creando siparietti danzati di crescente vivacità e facendo interagire attori e pubblico con incursioni in platea o lanciando caramelle. Spettacolo dal profumo d’antàn per la perfetta simbiosi tra la sensibilità dell’autore, la regia che esalta il mondo di Viviani, fatto di personaggi al margine e in questo caso specifico della realtà dell’avanspettacolo che permise a personaggi indimenticabili come Totò, Anna Magnani, lo stesso Alberto Sordi di svettare, e la valentia della compagnia di artisti.

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