Roma, 9 settembre 2019 – In Formula 1, vetrina dell’industria mondiale dell’auto, il 21enne pilota fatto in casa Charles Leclerc canta a squarciagola, assieme allo staff della Ferrari ed a migliaia di spettatori a Monza, il suo secondo successo consecutivo.
In Finlandia, addirittura i successi consecutivi nel girone di qualificazione della Nazionale di calcio, si moltiplicano per sei. Un record dei record.
Un viatico significativo da parte dello sport per chi accinge a governare e vedersela con la grana ereditata dal blitz del precedente esecutivo impegnato a togliere autonomia ed indipendenza all’unico settore italiano che da sempre funziona, quello dello sport organizzato attraverso il volontariato delle federazioni riunite democraticamente nel CONI, Comitato Olimpico Italiano.
Una domenica, perciò bella ed importante.
Di maggior spessore quella di Monza dove la Rossa di Maranello non vinceva da 9 anni.
Come una settimana fa, Leclerc ha vinto la gara assicurandosi la Pole Position e confermandosi insuperabile da chi è rimasto dietro, anche si chiamano Hamilton e Bottas e guidano vetture con una resa superiore complessiva sulla distanza come le Mercedes costretta ad accontentarsi di nuovo delle posizioni di rincalzo e di quei punti, però che le assicurano il successo finale del Mondiale 2019. Purtroppo la scomparsa di Sergio Marchionne ha comportato per la Ferrari qualche scompenso, sistemato solo dopo aver perso troppo terreno. Oggi, però, si può affermare – a parità di rendimento fra le migliori vetture e miglior organizzazione in gara – Leclerc, a soli 21 anni, – sia il nuovo Numero Uno, accettato pure da un asso quale l’altro ferrarista Vettel. Naturalmente Mercedes e Renault non staranno a guardare. Qui sta il bello di una competizione che sembrava consegnata noiosamente all’abbraccio della Mercedes di Hamilton.
Quanto al record degli azzurri di calcio, va subito da precisare che la Finlandia del calcio non è la Germania della F1. Come non lo era una settimana fa la brava Armenia battuta con fortuna ad Erevan. Tuttavia l’Italia ha offerto una prova tutt’altro che convincente, facendo molti passi indietro rispetto ai quattro precedenti match. Evidentemente è questo che al CT Mancini passa il convento. Purtroppo in prospettiva è poco. Specie per quanto attiene ad una difesa moderna impiantata su Bonucci. In attacco si è rivisto Chiesa. Da un suo spunto isolato è originato l’assist per la rete di testa del sempre puntuale Immobile. Unica segnatura su azione per un 2-1 completato da due rigori. Quello del successo siglato da Belotti.
In conclusione si ritorna al campionato con una qualificazione europea record ed un assetto tecnico¬-tattico ancora da definire. Mentre, però, in un non lontano passato si giocava male e si perdeva contro chiunque, oggi, con Mancini, vinci anche quando giochi male. Bella differenza. Ma non ci si può accontentare!