Roma, 21 maggio 2019 – Niki Lauda è stata la dimostrazione più evidente che lo sport può trasformare l’uomo in superuomo.
Una persona in grado di attingere e superarsi in qualsiasi circostanza. Chi potrà mai dimenticarsi l’immagine della sua Ferrari, impegnata nel difficile recupero dal pit stop al Gran Premio di Germania, perdere aderenza sul bagnato della Curva Bergwerk, schiantarsi contro la barriera ed andare immediatamente a fuoco con dentro il pilota?
Era l’1 agosto 1976. Il periodo d’oro del triplice trionfo Ferrari-Lauda. Chi potrà mai dimenticare il suo amico-rivale Arturo Merzario che riesce ad estrarlo dalla vettura in fiamme dove era rimasto incastrato?
E come dimenticare tutto il resto? Dalle bruciature che ne devastano per sempre il volto, ai polmoni segnati per sempre dalle inalazioni velenose. Dal rientro in pista avvenuto dopo 45 giorni, a Monza per rimanere in corsa per il titolo iridato. Al suo ritiro in Giappone dovuto alle condizioni di pericolosità estrema del circuito di Suzuka che gli
costò la corona iridata.
Più forte del destino, ma sempre pronto ad essere padrone della propria resistenza ed ugualmente felici e realizzati. Senza alcun complesso per come la sorte aveva alterato i propri lineamenti. Convinto che non è l’estetica ciò che fa la differenza. Due mogli e cinque figli da più donne nella vita privata.
In quella professionale, la capacità di saper curare i minimi dettagli (da cui il nomignolo “computer”)
Terminate le stagioni vincenti alla Ferrari, alla Branham ed alla Mc Laren, l’approdo “for ever” alla Mercedes: il vero segreto del successo della corazzata tedesca ai danni della Ferrari.
A 70 anni il campione austriaco ha dovuto arrendersi alla sorte a causa dei polmoni andati.
Ultimo dei 45 caduti dell’Automobilismo di massimo livello a partire dal 1952 (Cameron Earl) fra cui Ayrton Senna; Gilles Villenueve (padre di Jacques Leclerq in pista a Montecarlo questa domenica in Ferrari; Eugenio Castellotti; Michele Alboreto.
Anche per Alex Zanardi il destino è stato severo ma poi anche dominato prima continuando a pilotare ad altissimo livello pur senza le gambe recise al Gran Premio del Belgio nel 1993, quindi diventando pluricampione parolimpico di bicicletta a trazione manuale.
Questa capacità di restare sempre in piedi nella vita si ritrova già facilmente nello sport, qualsiasi esso sia. Perché è la risultante della capacità e dell’attitudine mentale a sublimarsi.
Niki Lauda riporta immediatamente a due vicende extra automobilistiche dei nostri giorni. Quella di Beatrice Violi, giovane schermitrice colpita da meningite ad 11 anni che, nella scherma in carrozzina, ha trovato ragioni di vivere normale e vincere ori alle Paraolimpiadi nonchè diventare personaggio pubblico. E quella di Manuel Bortuzzo
il talento natatorio trevigiano “revolverato” per errore; in fin di vita, semiparalizzato ma poi di nuovo in piscina (assistito dalla Violi) a proseguire l’attività agonistica, a tentare di fare tutto il possibile (ed anche l’impossibile) per ricominciare a camminare.
Per tutti la volontà costruita dallo sport e nello sport, di non mollare mai: