Roma, 3 novembre 2024.
I ricordi, le ricorrenze, gli aneddoti, di grandi personaggi sia dello sport che dello spettacolo sono per noi motivo d’immortalità.
Per questo oggi festeggiamo il centesimo compleanno di un uomo che ha significato molto nello scorso secolo: il Maestro Alberto Manzi.
Maestro, volutamente maiuscolo, oltre che poeta e scrittore, che con i suoi insegnamenti ha contribuito ad elevare il metodo educativo portando all’alfabetizzazione quasi un milione e mezzo di italiani.
Dopo l’inevitabile partecipazione alla seconda guerra mondiale Manzi mette a frutto il suo diploma magistrale, per rinnovare la scuola ed aiutare in proposito i ragazzi.
Consegue anche una doppia laurea, biologia e filosofia, ma è l’insegnamento il suo percorso e l’inizio è presso un carcere minorile.
Immaginate l’ambiente in cui si muove Manzi, senza strumenti didattici, con il solo metodo di voler attirare l’attenzione dei ragazzi detenuti attraverso storie che lui stesso inventa.
<Imparare a pensare è la cosa più importante che possiamo fare a scuola>.
Il lavoro sorprendente di Alberto Manzi, come maestro e soprattutto come uomo, contribuisce al recupero quasi totale di quei ragazzi.
Il suo metodo si basa molto su modalità ludiche, basate sui tempi del gioco e dell’avventura.
A metà degli anni cinquanta viene coinvolto in una ricerca scientifica, patrocinata dall’università di Ginevra, su una formica amazzonica in America Latina.
Manzi però a contatto con contadini analfabeti e sfruttati abiura il compito iniziale e si dedica anima e corpo alla loro alfabetizzazione.
Da quella prima esperienza, con l’aiuto di alcuni studenti universitari, ogni estate per vent’anni si reca in America del sud portando avanti il suo compito e creando programmi di cooperazione internazionali.
Il 1960 è l’anno clou perché viene ingaggiato dalla Rai per la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, naturalmente come divulgatore scientifico e insegnante.
E’ un successo strepitoso che si prolunga fino al 1968, sull’allora unico canale della Rai, ed il suo metodo consiste nel proporre nozioni di scuola elementare.
Una sorta di scuola serale con l’ausilio di un cavalletto dove sono montati grandi fogli di carta avvolgibile sui quali Manzi scrive parole semplici, corredate da disegni appropriati.
In qualche caso fogli bianchi su cui incide con un carboncino nero, viceversa fogli neri e carboncino bianco.
Contrario al modello scolastico italiano il Maestro, a suo modo, promuove forme di svecchiamento.
Manzi non è certamente un animale televisivo, sembra impacciato ha le mani grosse e la faccia squadrata del contadino.
Parla lentamente, cercando con prudenza le parole, ma con un gessetto e l’uso della lavagna Alberto Manzi scrive una delle pagine più importanti nella storia italiana del Novecento.
Il Maestro lascia in eredità un modello didattico che influenzerà il pensiero pedagogico futuro.
<Spero che abbiate capito che ho sempre cercato di farvi comprendere; non rinunciate mai, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, ad essere voi stessi. Siate sempre padroni del vostro destino, del vostro senso critico>.
Il suo testamento…
FOTO: Alberto Manzi – Vikipedia