Quest’articolo, che parla al nostro cuore di un nuovo Monumento agli Alpini, ci fa ricordare che sul nostro giornale abbiamo tempo addietro voluto celebrare questi grandi Soldati d’Italia, scrivendo, dopo aver ammirato in sommesso raccoglimento il Monumento a Cortina d’Ampezzo dell’Alpino Generale Cantore, che “lassù, sulle lontane Montagne.. che portano il Suo Nome…” si trovano gli Eroi della Patria, direi motivatamente l’aristocrazia della migliore Italia, cioè gli Alpini di ogni epoca, caduti immolando la propria vita a difesa della Patria comune; sì, il “Paradiso di Cantore”, dove si vuole che tutti gli Alpini “andati avanti..” si ritrovino…Cantore, il mitico Generale Combattente che ha voluto sempre e per primo dare l’esempio; per gli Alpini era un Dio, certamente non minore, che tutto otteneva perché ai suoi Soldati tutto dava, in primis l’esempio. Ma Lui non è morto, il suo spirito aleggia lassù, nella conca di Cortina, a Forcella Negra, guardando Le Tofane, studiando l’attacco agli Austriaci, come sempre granitico, pensoso, tutto chiuso nel suo mitico impermeabile nero di guerra, con in testa il berretto da Generale e in mano un comune bastone, ai piedi della gelida montagna di roccia nuda sulla quale già si trovavano guardinghe le aquile dagli artigli implacabili della Vittoria delle armi d’Italia del 1918.
No, Cantore non è morto, il suo nome era sulle labbra di tutti gli Alpini della grande guerra che lo avevano soprannominato il “Vecio”, ma è ancora nel cuore di tutti i “bocia”; sì, ancora oggi è vivo, e guarda sereno coi suoi occhi acuti e vividi la sorte che dev’essere vittoriosa, che non deve deludere; ed è così che lo vediamo raffigurato nel monumento a Cortina d’Ampezzo che incute timore, rispetto e ammirazione a chi l’osserva….
Sì, l’Alpino raffigurato nel Monumento testè inaugurato a Paderno del Grappa, come scrive don Rino Bordignon su “Famiglia Cristiana”, “..osserva con determinazione e dolcezza, le cime del Monte Grappa…”, quel Monte sacro alla Patria, estremo baluardo contro l’invasore nella grande guerra, in cui la gloria dei Padri si lega a quella dei Figli che del venerato Monte, nella seconda guerra mondiale, ne hanno fatto emblema di ferrea, cosciente, impari lotta contro il nazismo.
Ed è così che vogliamo ricordare, perché nessuno dimentichi, che nel settembre del ’44 vi combatterono anche i Carabinieri d’Italia, 16 dei quali caduti, fedeli al Dovere che, in quella tormentata epoca, significava lotta per la conquista della legalità e della Democrazia, ancora oggi da tutelare e salvaguardare! Uomini come il Tenente Luigi Giarnieri e i suoi Carabinieri vanno onorati perché hanno dato tutto della loro bella giovinezza per la più nobile Causa; perché, ancor di più, hanno offerto con leonino coraggio la propria Vita, che è dono di Dio!