Anche Giulio Cesare portava il piercing
Per i centurioni romani era un simbolo di appartenenza.
Il piercing ha origini antiche o preistoriche. Lo scopo principale era quello di distinguere i ruoli rivestiti da ogni membro all’interno della tribù, al fine di rendere immediatamente palese tutta una serie di informazioni sull’individuo e al suo rapporto con il gruppo di appartenenza, sia nella vita quotidiana che nelle cerimonie. Si potrebbe dire che simboleggiava i nastrini delle onorificenze o i gradi sulle uniformi che si usano nei tempi moderni.
Gli antichi romani, a cominciare da Giulio Cesare come molti dei suoi centurioni, portavano il piercing al capezzolo a simboleggiare la forza, la virilità e la fedeltà all’Impero romano nonchè l’unione e la solidarietà fra gli uomini dell’esercito. Tale segno distintivo, venne successivamente adottato anche da molti personaggi storici.
Ma anche nell’antico Egitto il piercing veniva usato come testimonia la mummia della principessa Ahmose-Meryet-Amon, che presenta le orecchie forate mentre sembra che solo il faraone in persona potesse portare il piercing all’ombelico.
I gladiatori invece, costituiti maggiormente da schiavi, per evitare ferite durante i combattimenti, portavano il piercing sulla testa del pene per fissarlo, con una stringa di cuoio, ai testicoli.
Ma la moda symbol del piercing su un solo orecchio, nell’età elisabettiana, era praticata anche dai nobili contagiando persino William Shakespeare, sir Walter Raleigh e il pirata Francis Drake mentre si narra che il principe Alberto (1819-1861), consorte della regina Vittoria, lo avesse al pene.