Roma, 9 settembre – In occasione del 73° Anniversario della Difesa di Roma, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette presso la Legione Allievi Carabinieri, ha reso omaggio all’eroica resistenza del Battaglione Allievi Carabinieri che, nel settembre del 1943, fu chiamato per contrastare l’avanzata tedesca nella zona tra i quartieri Magliana e Tor Sapienza, scoprendo una targa commemorativa. A seguire è stata deposta una corona d’alloro alla lapide intitolata al Cap. M.O.V.M. “alla memoria” Orlando De Tommaso, l’eroe che guidò il reparto, cadendo sotto il fuoco nemico mentre incitava i suoi uomini a compiere un ultimo sforzo per la riconquista di un importante caposaldo. Successivamente il Generale Del Sette presso piazzale Ferruccio Parri, ha inaugurato una targa commemorativa, in memoria del sacrificio dei Carabinieri del II Battaglione Allievi, che combatterono e caddero nella “Battaglia al Ponte della Magliana”, del 9 settembre 1943.
Presenti alla commemorazione i Generali di C.A. in servizio nella Capitale, il Vice Comandante dell’Arma, nonché i Presidenti del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare, dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dell’Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Caduti ed una rappresentanza del Co.Ce.R..
RIEVOCAZIONE STORICA
Alle 19:45 dell’8 settembre 1943, la radio diffonde un messaggio del Maresciallo Badoglio: è l’Armistizio dopo 3 anni e tre mesi di guerra: «……ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse, però, reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». La notizia crea grande disorientamento fra le nostre forze mentre l’ex alleato, che si aspettava l’annuncio, passa subito all’azione per sopraffare ovunque le truppe italiane.
A Roma l’iniziativa teutonica è immediata: a soli 45 minuti dall’annuncio dato via radio, la 2° Divisione paracadutisti, da Pratica di Mare, e la 3° Divisione corazzata, dalla zona di Bracciano, iniziano un’azione convergente per impadronirsi della Capitale.
A difesa della città, nella zona compresa tra la Magliana e Tor Sapienza, è schierata la Divisione «Granatieri di Sardegna» i cui capisaldi vengono subito investiti dai paracadutisti tedeschi.
Di fronte alla forte pressione nemica nella zona della Magliana, alle 23 dello stesso giorno, il Comando Generale dell’Arma, su ordine dello Stato Maggiore Esercito, dispone che la Legione Allievi Carabinieri invii subito un Battaglione di rinforzo.
In mezz’ora, il II Battaglione Allievi Carabinieri è già pronto in pieno assetto di guerra. Gli effettivi sono giovani dai 18 ai 20 anni, Carabinieri appena promossi, Ufficiali e Sottufficiali di inquadramento, meno di 800 unità in tutto.
Il Reparto, su tre compagnie, è al comando del Ten. Col. Arnaldo Frailich, valoroso combattente della I Guerra Mondiale, durante la quale, più volte ferito, era stato decorato di una Medaglia d’Argento e una Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Aiutante Maggiore è il tenente Mario Figliola, mentre i Comandanti della 4^, 5^ e 6^ Compagnia sono, rispettivamente, i Capitani Orlando De Tommaso e Franz Colella, e il Tenente Domenico Maglione.
Ricevuto l’ordine, il Battaglione alle 23:45 muove in direzione della Basilica di S. Paolo verso il battesimo del fuoco.
Nel settore in cui operano i Carabinieri sono schierati anche il Reggimento Lancieri di Montebello e un reparto del 1° Reggimento Granatieri, già provato in precedenti combattimenti, che coprono il fianco destro del Battaglione Allievi, mentre quello sinistro è protetto dal Tevere.
Alle 02:00, il Ten. Col. Frailich riceve l’ordine di trasferire il suo Battaglione in località «Magliana» con il compito di agire in corrispondenza della Via Ostiense per riconquistare il caposaldo numero 5, occupato dal nemico.
Inviate in avanscoperta alcune pattuglie per garantirsi da sorprese, il Battaglione Allievi inizia l’avvicinamento all’obiettivo. Due pattuglie motorizzate da combattimento tedesche, che tentano di infiltrarsi nella nostra formazione, sono subito neutralizzate. Tutti i componenti vengono catturati.
Poco dopo, da una posizione tedesca avanzata, vengono lanciati alcuni razzi di segnalazione.
Individuato il reparto nemico, due squadre di Carabinieri, al comando del Sottotenente Zappardino, lo attaccano decisamente con bombe a mano. I tedeschi sono messi in fuga e lasciano sul terreno vari caduti con molte armi e cassette di munizioni. Nessuna perdita da parte dei Carabinieri: un’azione breve ma decisa, intensa e risolutiva.
Alle 05:00, tutto il Battaglione raggiunge le posizioni per l’attacco al caposaldo n.5: al centro è schierata la 5^ Compagnia, a destra, la 4^, a sinistra la 6^: 40 minuti dopo ha inizio l’attacco.
In posizione avanzata è la 4^ Compagnia del Capitano De Tommaso. Con rapidi sbalzi il I e il II plotone guadagnano 500 metri e si portano a distanza d’assalto dalla posizione tedesca, incuranti del violento fuoco delle armi automatiche nemiche. Sono seguiti subito dopo dal III plotone.
Il Capitano De Tommaso si sposta di continuo da un plotone all’altro per incitare i suoi uomini alla lotta, tanto che il colonnello Giordani, Comandante del Rgt. Lancieri di Montebello e responsabile del settore in cui opera il Battaglione Allievi, invia sulla linea un ufficiale per ordinargli di non esporsi troppo.
Alle 06:00 i tedeschi, per arrestare l’avanzata della 4^ Compagnia, lanciano un contrattacco che, dalla riva sinistra del Tevere, tende a colpire il nostro reparto sul fianco e sul tergo. Il Ten. Col. Frailich, percepito il pericolo, ordina alla 5^ Compagnia di coprire il fianco della 4^. Il movimento, eseguito con estrema rapidità, frustra il tentativo avversario e costringe i tedeschi a ripiegare.
Il combattimento si riaccende violento. Alle 07:00 l’Allievo Carabiniere Alfredo Berasini, ferito all’addome da una scheggia di granata, si abbatte al suolo. Trasportato al posto di medicazione, cessa di vivere subito dopo. E’ il primo dei numerosi militari dell’Arma che cadranno nei combattimenti per la difesa di Roma. Cresce intanto il numero dei feriti fra le fila dell’Arma ma l’attacco non si arresta e, malgrado l’intensità del fuoco dei mortai nazisti, i Carabinieri riescono ad avanzare.
Temendo per la vita dei suoi uomini, particolarmente esposti al micidiale fuoco tedesco, il Capitano De Tommaso si prodiga senza sosta, curando personalmente la dislocazione delle armi automatiche e la predisposizione della formazione per l’assalto finale. Deciso e incurante dell’infuriare della battaglia, mentre in piedi incita i suoi Carabinieri all’ultimo sforzo per l’attacco al caposaldo, una raffica di mitragliatrice lo investe in pieno, colpendolo al viso e al petto.
Nei pochi attimi di vita che gli rimangono può appena gridare agli uomini della sua Compagnia, impegnati nell’azione: «Avanti!… Viva l’Italia!».
Attorno al suo corpo esanime si raccolgono nel tentativo di soccorrerlo – strisciando carponi sul terreno spazzato dal fuoco avversario – i Carabinieri a lui più vicini che lo hanno visto cadere. Il suo esempio di ardimento e abnegazione anima di nuove forze i militari dell’Arma.
«Voglio vendicare il mio capitano!», grida il carabiniere Antonio Colagrossi e, portatosi a pochi metri dal caposaldo tedesco, spara sul nemico tutti i colpi del suo fucile mitragliatore. Subito dopo, nell’atto di lanciare una bomba a mano, viene anch’egli colpito a morte da una raffica.
E’ il momento decisivo, quello dell’attacco finale: il Battaglione Allievi muove compatto all’assalto delle postazioni tedesche. Cresce il numero dei Caduti e quello dei feriti fra i Carabinieri ma, poco dopo le ore 10:00 del 9 settembre, il Caposaldo nr. 5 è completamente in mani italiane.
I combattimenti sostenuti dalle unità dell’Arma per la difesa di Roma continueranno per tutto il nove settembre e per il giorno successivo, con un bilancio finale di 17 Carabinieri caduti e 48 feriti: le soverchianti forze tedesche avranno però infine la meglio sull’impegno delle truppe italiane, riuscendo a impadronirsi della Capitale. E’ questa solo la prima delle tante pagine di valore e di coraggio che i Carabinieri hanno scritto nella Guerra di Liberazione. L’Arma si erge da subito a baluardo della Patria umiliata e dei cittadini inermi e indifesi: è considerata evidentemente dai nazi-fascisti un nemico temibile. Lo testimonierà, di lì a pochi giorni, il 7 ottobre, la cattura e la deportazione in Germania di oltre 2000 militari dell’Arma, dopo che un dispaccio del Gen. Rodolfo Graziani, Ministro per la Difesa Nazionale della Repubblica Sociale Italiana, ne aveva ordinato il disarmo, ingiungendo agli Ufficiali di restare negli alloggi sotto pena, se disobbedienti, di esecuzione sommaria e di arresto delle rispettive famiglie. Erano considerati pericolosi, i Carabinieri, e il comandante delle SS Kappler voleva avere mano libera nel rastrellamento del ghetto di Roma, che avvenne il successivo giorno 16, allorquando migliaia di cittadini ebrei furono catturati e avviati ai campi di concentramento.
L’Arma si sarebbe di certo opposta, rispondendo a una vocazione che è rimasta immutata nei suoi due secoli di storia, quella di proteggere le comunità che sono affidate alla sua vigilanza, come peraltro era già successo, a Napoli, alcuni giorni prima quando aveva combattuto a fianco della popolazione in rivolta, vittoriosa, contro i nazisti.