Ragusa, 12 febbraio ore 21:13 – (ansa) Non trovare posto in ospedale e morire in ambulanza, a oltre 100 chilometri di distanza dal luogo dove sei nata da circa tre ore. È stato il tragico destino della piccola Nicole, venuta al mondo in una clinica privata di Catania la notte scorsa, a conclusione di una gestazione regolare e un parto andato secondo i piani previsti. Ma la festa, in casa della sua famiglia, una giovane coppia alla loro prima figlia, dura poco. La neonata ha una crisi respiratoria, dopo il taglio del cordone ombelicale. Scatta l’emergenza nella casa di cura Gibiino: la piccola viene stabilizzata, ma le sue condizioni appaiono subito gravi, e così è necessario il ricovero urgente in un’Unità di terapia intensiva neonatale (Utin), ma a Catania non c’è posto. Tutte le circa 35 culle sono occupate. Il coordinamento del 118 trova quella più vicina e pronta a oltre 100 chilometri di distanza, con una stima di percorrenza per un’ambulanza di poco meno di due ore. Sul mezzo privato, attrezzato con termoculla, chiamato dalla clinica, salgono anche medici della casa di cura per assisterla. Ma il viaggio sarà inutile. Poco prima di arrivare a Ragusa, Nicole ha un’ulteriore crisi e muore. Sulle tre ore di vita della neonata ci sono adesso due Procure, quella di Catania e Ragusa, che vogliono fare chiarezza. Accertare se ci sono stati problemi medici o nella tempistica, o se fosse stato possibile trovare un posto più vicino. Vuole “giustizia e sapere se c’è stata negligenza” la nonna paterna della piccola Nicole. “E’ inconcepibile – dice – quello che è successo è inconcepibile…”. Vuole sapere se “dall’una alle quattro della notte scorsa si sia perso del tempo prezioso” e se “i medici si sono accorti che stava male, e se hanno accelerato”. “Noi vogliamo la verità – aggiunge – ne abbiamo diritto…”. La piccola Nicole era la primogenita di Andrea e Tania, giovani sposi da due anni. Vivono a Gravina di Catania. Lui, che ha presentato la denuncia ai carabinieri del capoluogo etneo, lavora in un bar, lei invece è casalinga. Non parlano con i giornalisti nella clinica Gibiino. Si fa portavoce il loro legale, Giuseppe Miceli: “Questo non è il momento di commentare – dice – Non possiamo dire alcunché, vi prego di rispettare il dolore della famiglia”.
Una tragedia che colpisce anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in una telefonata al governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, esprime “incredulità” per la morte della neonata. La casa di cura Gibiino ricostruisce la vicenda sottolineando che “al momento della nascita la piccola presentava condizioni di salute critiche che richiedevano la rianimazione neonatale immediata e il trasferimento in una Utin, una volta stabilizzati i parametri vitali”. E dopo avere fatto questo, si osserva dalla clinica, “si è provveduto immediatamente a eseguire la procedura necessaria al trasferimento”. Ma, sostengono dalla Gibiino, “solo dopo numerosi e vani tentativi, in seguito a svariate e reiterate richieste rivolte al 118, preso atto che l’unica Utin disponibile era l’ospedale di Ragusa, con un’ambulanza attrezzata privata la neonata è stata trasferita”. A Catania le Utin sono all’incirca 35, distribuite in 4 ospedali, due dei quali con primari in pensione. “I posti sono certamente meno di quelli che sarebbero necessari per fare fronte alle richieste”, afferma la dirigente dell’Utin dell’ospedale Garibaldi-Nesina di Catania, Angela Motta, uno dei reparti che era senza posto.
Sull’episodio è intervenuta anche l’assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, che ha convocato i manager delle aziende ospedaliere di Catania, sul caso, e annunciato l’avvio di un’inchiesta interna.
E il ministro alla Salute, Beatrice Lorezin, ha disposto l’invio di ispettori a Catania per una “relazione dettagliata e in tempi brevi”.
Il presidente della Regione Rosario Crocetta parla di “scaricabarile assurdo” e minaccia “provvedimenti molto duri a partire da domani”.