Città del Vaticano, 28 ottobre – Monsignor Krzysztof Charamsa, il 43enne teologo polacco già in servizio alla Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede e insegnante in due università pontificie, ha scritto una lettera al Papa per spiegare le ragioni della sua scelta di aver fatto coming out come gay e aver rivelato di avere un compagno.
Il documento, riportato dal sito del Corriere della Sera, critica la “persecuzione” dei gay nella Chiesa cattolica, accusandola di rendere la vita dei gay “un inferno” e dice di aver deciso “dopo un lungo periodo di discernimento e preghiera” di “denunciare pubblicamente la violenza della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersex”, aggiungendo di non riuscire più a sopportare “l’odio omofobico della Chiesa, l’esclusione, la marginalizzazione e stigmatizzazione delle persone come me”, spiegando che i diritti umani delle persone lgbt sono “negati” dalla Chiesa.
Charamsa, nella sua lettera, ribadisce molte delle accuse nei confronti della Chiesa e già contenute anche nelle lettere scritte alle due università pontificie in cui insegnava e chiede a “tutti i cardinali, vescovi e preti gay di avere il coraggio di abbandonare questa chiesa insensibile, ingiusta e brutale”.
Dopo l’esplosiva intervista in cui aveva fatto coming out, fatta proprio a ridosso del Sinodo sulla famiglia, Charamsa era stato immediatamente rimosso dai sui ruoli in Vaticano a cui ha fatto seguito, la scorsa settimana, la sua sospensione dalle funzioni di sacerdote disposta dalla diocesi polacca dove era stato ordinato.
Charamsa, con il suo compagno Eduard Planas, si è trasferito a Barcellona.