“Chi vigila sui vigilantes?” Una situazione tutta italiana…
Roma,13 febbraio 2019 – Su “Millennium“, mensile edito da “Il Fatto Quotidiano” del 1 febbraio, l’interessante articolato servizio di Andrea Sparaciari: “Chi vigila sui vigilantes?“.. “Si tratta del colosso Italpol e le relazioni periodiche in Consiglio di Stato… Da un trentennio fanno man bassa degli appalti sulla sicurezza. Quasi un monopolio che oggi conta i tre aeroporti lombardi, Fiumicino, Grandi Stazioni, la Metropolitana di Roma, le ASL e gli Ospedali laziali, nonché gran parte dei palazzi della politica romana, lombarda e partenopea.. Italpol e Italservizi, le due società della famiglia Gravina, sono punte di diamante di un impero di oltre 100 milioni di fatturato annuo con 2.500 dipendenti, edificato dal capostipite Domenico, perpetuato dai figli Giulio e Francesco, ramificato in un reticolo di società sotto inchiesta dell’Antitrust per abuso di posizione dominante..
“Millennium” è in grado di rivelare che un Magistrato del Consiglio di Stato, Nicola Russo, ha più volte giudicato su vicende che riguardavano aziende del Gravina nonostante suo fratello fosse dipendente del gruppo stesso..Tutto questo prima di essere arrestato per corruzione in atti giudiziari e condannato per prostituzione minorile. “Millennium” ha raccolto le denunce di diversi dipendenti e ex dipendenti secondo i quali non sempre Italpol e Italservizi hanno personale sufficiente a coprire i numerosi appalti conquistati, spesso al massimo ribasso. Da qui la denuncia dei pochi disposti a parlare, un ricorso abnorme agli straordinari.. La storia dei Gravina ha molto a che fare anche con la politica.. Il primo ad offrire una sponda fu l’MSI, cui Gravina padre ha fornito fondi, persone e mezzi.. Ma il vero salto di qualità arriva con Gianfranco Fini.. che lo inserì nel Direttivo di Alleanza Nazionale.. Intanto le società incameravano appalti, tanto che i dipendenti passavano da 300 a 1000.. Una volta caduto in disgrazia Fini, la famiglia ha continuato a coltivare conoscenze e appoggi con tutte le forze politiche.. La società che ha dato origine all’impero Italpol Inchieste Speciali Roma, viene fondata da Domenico Gravina a metà anni 70. Le prime notizie su di lui risalgono al 1973, quando viene inquisito per il caso delle intercettazioni illegali noto come lo “Scandalo Ponzi”.. (che i vecchi operatori di PG della Capitale ben ricordano.. – nda) ..Una storiaccia scoperchiata che svelò come migliaia di dispositivi di intercettazione acquistati dallo Stato erano “spariti” per poi riapparire nei telefoni di manager pubblici, giornalisti e partiti di sinistra..Le indagini svelarono la diretta implicazione dei Servizi italiani e del detective ex repubblichino Ponzi.. Tra gli arrestati c’era anche Gravina, al quale tolsero subito la licenza di investigatore.. ma l’ interdizione cadde nel 1980 quando divenne Presidente della Italpol, senza che alcuno in Prefettura sollevasse obiezioni..”
Sin qui “Millennium” .. nei suoi editoriali sempre molto interessante..
Ora qualche riflessione sull’argomento sicurezza.. Ricordiamo che da questa testata giornalistica, diretta dal mitico Salvatore Veltri, che si ispira idealmente per criteri di vera Democrazia, al sommo pensatore pugliese Gaetano Salvemini, già nel giugno 2014 ci chiedemmo se la sicurezza può essere affidata ad agenzie private.. Infatti leggemmo sulla stampa che a vigilare le tribune destinate a ospitare le massime Autorità dello Stato e invitati per la sfilata delle Truppe il 2 giugno in via dei Fori Imperiali, che per giorni erano state montate e poi smontate da ditte civili e non più dal Genio Militare come negli anni passati, non ci sono stati Soldati dell’Esercito o Carabinieri o Agenti di PS, bensì vigilantes e guardie giurate private, cioè i Metronotte. Di conseguenza, il Ministero della Difesa dovette ricorrere a un appalto esterno, con un costo di appena.. un milione 800 mila euro! Ma qualcuno avrebbe potuto e ancor oggi obiettare: i nostri bravi Soldati che sono già impiegati comunemente nella sorveglianza di obiettivi civili sensibili non avrebbero potuto provvedere a costo zero? Si, proprio quei magnifici Soldati che nel 2011, in Governo Berlusconi, addirittura per messinscena politica, furono costretti a confrontarsi a Napoli con le 790 tonnellate di “monnezza immonda” accumulate nelle periferie, con le 30 di via Chiaia, bella icona di “Napoli nobilissima”, con altre 300 di Pianura e Soccavo, unitamente alle 400 del vastissimo quartiere di Poggioreale. Ma, considerammo all’epoca, e ribadiamo oggi, quell’intervento dei Soldati a Napoli non si poteva evitare..? Certo che sì, anche se la politica ambientale, a Napoli, risultava come risulta, probabilmente ancora, fallimentare. E questo per motivazioni di ordine storico, pratico, etico e sociale, non escluso quello del più che specifico profilo d’impiego dei Militari, che ne avrebbero dovuto sconsigliare questa tipologia di intervento. Ma nessuno dei Vertici militari fiatò, all’epoca…per ovvi motivi.. di opportunità.
Fatta questa ampia premessa, ricordiamo, nel gran quadro delle attuali problematiche delle Forze dell’Ordine dello Stato.. a parte le esternazioni politiche.. è che il pianeta sicurezza italiano lascia realmente a desiderare per l’aspetto prevenzione, la cosiddetta pubblica sicurezza svolta con il controllo del territorio; infatti, assistiamo da lunghi anni ad una crescente paura della gente sia nelle grandi, medie e piccole città, come nelle realtà decentrate e rurali, per l’assenza di “Divise” rassicuranti. Vero è che l’attuale Governo, grazie al Ministro dell’Interno in carica, moltissimo sta facendo e speriamo farà ancora..
Ma va detto che il Pianeta sicurezza va rivisitato subito senza se e senza ma, in modo ampio e definitivo..Non poche Stazioni di Carabinieri, infatti, andrebbero accorpate per assicurare una proiezione esterna assidua per 24 ore, abolendo quelle minimali (non è certo la scritta luminosa accesa nottetempo a dare sicurezza alla gente!); le pattuglie andrebbero aumentate di una unità.. per dar modo a due unità di controllare e la terza mitra in mano a controllare situazione e dare sicurezza immediata.. Poi, si rivedesse bene il problema del numero unico del soccorso pubblico europeo, in vigore da qualche anno, che a dire di molti cittadini non funziona… non garantisce, rispetto al passato, immediatezza di intervento… Però qualcosa sta cambiando anche in questo settore, finalmente.. infatti oggi leggiamo sul sito “Forze Armate.org SideWeb” che “si celebra in tutta Europa il Numero unico di emergenza (Nue) l’“112 day” e, in coincidenza con questo evento, debutta il nuovo sito web dedicato al servizio: 112.gov.it, che contiene le informazioni sulla genesi e lo sviluppo del Servizio, sul suo funzionamento e le modalità di utilizzo. Uno spazio agile e veloce, inoltre, sarebbe riservato alle news. Il modello organizzativo del Nue 112 prevede una Centrale unica di risposta nella quale vengono convogliate le chiamate di emergenza per richiedere l’intervento di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco o il Soccorso sanitario. All’interno della Centrale gli operatori, formati per gestire la prima risposta alla chiamata, smistano le telefonate agli Enti responsabili della gestione delle emergenze. Oggi il Servizio è attivo in Friuli Venezia Giulia, Lazio (prefisso 06), Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia Orientale, Valle d’Aosta e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano..”. E altrove..? Continua l’articolo..”Oggi, in occasione della ricorrenza, verrà riproposta l’iniziativa “Open day Cur”, che prevede l’apertura delle Centrali uniche di risposta ai cittadini per offrire l’opportunità di conoscere concretamente il funzionamento del Servizio NUE 112 anche attraverso l’attività degli operatori impegnati in prima linea…” Pensa te….quante cose deve fare il cittadino…Non si poteva muovere la macchina, senza pubblicità…e senza consultazione siti..per imparare a….Speriamo che il tutto funzioni e bene…!! Concludendo, la prevenzione, ribadiamo, deve essere considerata compito primario delle Forze di Polizia, da esercitare attraverso una presenza visibile, costante e massiva, supportata anche da un continuo, attento e costante esame sull’adeguatezza della dislocazione delle forze sul territorio. Il “Poliziotto-Carabiniere di quartiere”, si è rivelato di moderata valenza, non certo risolutiva; quel che serve è un nuovo servizio integrativo del dispositivo per il controllo del territorio, volto ad effettuare anche un monitoraggio approfondito dell’ambiente che si affianchi al “controllo fisico” sviluppato dagli altri moduli operativi già in atto, nelle grandi Città come nei piccoli centri urbani e rurali. Affermato ciò, non vorremmo che i ritardi nell’adeguare il dispositivi di prevenzione portino all’ affidamento della sicurezza ad agenzie…..così come attuato per il 2 giugno 2014 a Roma…con la prospettiva di sottrarre risorse alle Polizie a competenza generale a vantaggio di.. privati….
Meravigliati? No, siamo in Italia…!!