Sullo sfondo, dalle prime indagini, potrebbe esserci una storia di droga. In Calabria, lo sappiamo, si muore uccisi per grandi vicende di mafia, per vicende di criminalità minore, ma anche per storie di confini e di terra, come anche per fatti inerenti ai rapporti interpersonali.
Sì, proprio per questo, nel dicembre 2010, si uccise a Filandari, in Provincia di Vibo Valentia, per una questione di non rispetto di confini, di alberi tagliati, di rancori nascosti e poi esplosi, di violenza.
Ed è proprio su questo tipo di eventi che vogliamo brevemente soffermarci. Sarà certamente ferocia barbarica generata da arretratezza da secoli bui, profonda ignoranza e soprattutto assenza dello Stato; ma questi eventi non sono dettati semplicemente dal raptus di paesani in coppola, coltello e lupara che vivono in terre ancestrali. Sono stragi del codice calabro, null’altro!
Codice ferreo come quello barbaricino di Sardegna, che affonda le sue origini nell’arcaica civiltà nuragica. Non siamo certamente, lo ripetiamo, di fronte a contrapposizioni di clan di mafie sanguinarie; il contesto non è la miseria e l´analfabetismo, sono questioni che in antropologia si definiscono culturali se non sottoculturali. Quella regola non è una regola di mafia, è una regola e basta. Se tocchi le mie cose, se mi offendi, ammazzo, eccome se ammazzo!
C’è da dire, ancora sul gran tema delle stragi di Calabria, che la faida più famosa e sanguinosa, quella di San Luca, tra i clan mafiosi Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari, in provincia di Reggio, ha avuto inizio nel 1991 con gruppo di ragazzi dei Nirta che a carnevale lanciarono uova contro il circolo ricreativo gestito da Domenico Pelle, imbrattando anche l´auto di uno dei Vottari. La mattanza in questione, poi, è proseguita, addirittura, con la ben nota strage di Duisburg, con cinque morti, in Germania, detta anche strage di Ferragosto del 2007, quale ultimo atto della storica spaventosa faida di San Luca.
Nella società calabrese, quindi, prevalgono comportamenti che ai più possono apparire strani, avulsi dal contesto sociale comune, “differenti”, ma certamente riferibili a sentimenti di paura e pudore primordiale; sentimenti che fanno parte di un mondo lontano, eppure oltremodo vicino della difficile e amara Terra di Calabria. Terra, oggi, di giovani preparati e di grande levatura culturale, molto spesso purtroppo proiettati fuori Regione per studio e lavoro.
Essi, certamente, costituiscono l’unica vera speranza di un futuro migliore per questa Regione, che origina dalla Magna Grecia, faro di civiltà e cultura per tutto l’occidente europeo.