Prato e Firenze, le due tappe del Papa.
L’arrivo a Prato in elicottero e lo stadio Lungobisenzio si tramuta, presto nella mattinata, in luogo di fedeli. In Piazza Duomo, Santo Stefano, l’esortazione del Papa a che nessuno sia lasciato ai margini. La devozione, viva in Prato, per il Sacro Cingolo di Maria, la cintura per il viaggio, lo porta, di nuovo, ad un’ampia riflessione sul viaggio. Non temere di andare in alto mare, non temere di lasciare il luogo sicuro per intraprendere la ricerca dell’altro. Si ribalta la prospettiva. È necessario, urgente, salvarsi dal cancro dello sfruttamento e dal veleno dell’illegalità. Viene ribadito il giusto lavoro, come a Roma giorni orsono anche la giusta pensione, la dignità e la sicurezza nel lavoro, proprio a Prato, dove due anni fa sono morte contestualmente sette persone cinesi, proprio perchè in condizioni lavorative non confacenti, in una realtà ormai, da anni, multietnica e pluriculturale.
L’incontro con gli ammalati in Santo Stefano. Papa Francesco, poi, a Firenze, ancora, con gli ammalati, con rappresentanti di carcerati, con i poveri, e con una propria tesserina, alla mensa della Caritas.
Ha celebrato la S.Messa allo Stadio Franchi ed è ripartito, in elicottero dallo stadio Ridolfi. Fra gli ammalati, incontrati nella giornata, il maresciallo Giuseppe Giangrande, Medaglia d’oro al Valore Civile, che porta avanti, sostenuto dalla figlia Martina, cristianamente la propria severa invalidità, conseguenza dell’atto di un disoccupato armato di pistola contro quattro Carabinieri davanti a Palazzo Chigi, il 28 aprile 2013, durante il giuramento del governo Letta.
In Santa Maria del Fiore, papa Francesco ha invitato i fedeli a guardare verso un Cristo svuotato che dona se stesso. A incarnare una Chiesa di servizio, non autoreferenziale, che non tema di perdere qualcosa, ma si preoccupi di seguire tre riferimenti: l’Umiltà, il Disinteresse, le Beatitudini che offrono uno specchio che non mente.
Al V Convegno Ecclesiale Nazionale (il primo nel 1976 con scansione, i successivi, dal 1985 ogni dieci anni), con tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” è stata proposta con decisione una Chiesa che non stia seduta ad aspettare, ma che sappia essere pronta, sempre in cammino, verso l’incontro.
Il grande poeta Mario Luzi diceva che dove non può giungere l’umanesimo lì può arrivare la Carità.