Pannicelli caldi nelle nuove leggi contro il mostro della corruzione
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Roma, 2 maggio – L’ex Magistrato Bruno Tinti, su “Il Fatto Quotidiano” del 29 aprile, sulla importante materia della prescrizione che dal 2005 con la Legge Cirielli stronca i processi, scrive: “”Un pannicello caldo. E sono anche capaci di farlo diventare un fazzoletto tiepido… com’è uscita dalla Camera e come uscirà dal Senato. Aumentano i termini per la corruzione… Solo che, per tutti i reati prodromici, i termini restano invariati. Parlando di corruzione fatta con i soldi, (che) arrivano dal falso in bilancio e dalla frode fiscale….per questi reati la prescrizione resta a 7 anni e mezzo e 8. Prescrizione garantita. Nessuno confessa e nessuno patteggia: così un’indagine cominciata a distanza di 3/4 anni da questi reati – prima nessuno ne sa nulla perché GdF e Agenzia delle Entrate esaminano verifiche e accertamenti con questo ritardo – tutto si chiude prima che sia possibile capire dove sono finiti i soldi…….Dunque, al traffico di influenze illecite (chi sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale n.d.a.) è associata quasi sempre una corruzione. Il punto è che questo reato è punito nel massimo fino a 3 anni, il che significa un termine di prescrizione pari a 7 anni e mezzo. Impunità garantita, nessuno confessa, nessuno patteggia, di arrivare ad accertare la remunerazione offerta al pubblico ufficiale non se ne parla. Dove il Governo mostra la sua ignoranza in termini di Amministrazione della Giustizia è nella previsione dei termini di sospensione della prescrizione tra le diverse fasi processuali: 2 anni dopo la condanna di primo grado e 1 anno dopo la condanna in Appello. Troppo poco; l’intervallo tra queste fasi è molto più lungo, praticamente il doppio. ….Per ogni fase processuale bisogna avvisare tutti gli imputati. Che nel frattempo non si sa dove sono finiti. Pensate a un maxi processo con 200 imputati, la metà o più a piede libero. Anni ci vogliono prima di notificare a tutti. E siccome la data dell’udienza va comunicata fin da subito, succede che, se uno o più non si trovano in tempo utile per potergliela notificare, si deve ricominciare tutto daccapo. Sicché, quando Renzi tuona che lui vuole la riforma della prescrizione ma occorrono tempi certi nelle fasi processuali dice una stupidaggine: di tempi certi, con le norme in tema di notifiche che ci ritroviamo, non se ne parla””. Fin qui “Il Fatto Quotidiano”.
Ora, invece, facciamo riferimento al Nuovo Codice degli Appalti, ritenuta un’arma infallibile per combattere l’illegalità in tale delicatissimo settore. “Alcune cose di questo Codice andrebbero corrette”. Dopo aver minimizzato, ora il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, intervistato da “Il Sole 24 Ore”, riconosce che il nuovo Codice appalti entrato in vigore il 19 aprile suscita diverse “perplessità“. In particolare, “a proposito di corruzione…. c’è un eccesso di discrezionalità che preoccupa molto e abbiamo per questo deciso con le linee guida di mettere alcuni paletti che garantiscano più trasparenza“.
Ora una riflessione. Sappiamo che le “raccomandazioni” sono reato in tutta Europa, tant’ è che la Convenzione Ue ratificata da tutti gli Stati, e in ultimo dall’ Italia, prevede il traffico d’ influenze punito esemplarmente. Però, il problema resta invariato, perchè abbiamo una prescrizione molto lunga prima che il reato venga scoperto, e troppo breve da quando iniziano le indagini. Infatti, se il delitto viene scoperto dopo 6 anni, restano 18 mesi per indagini, udienza preliminare e tre gradi di giudizio. Il nostro sistema, dopo il dimezzamento dei termini causato dalla ex-Cirielli, è stato dichiarato illegittimo dalla Corte di Giustizia Europea per le frodi comunitarie, con l’invito ai Giudici italiani a disattenderlo. Così, abbiamo una duplice via da percorrere: i reati contro l’ Ue non si prescrivono mai, tutti gli altri quasi sempre. Qualche “lietopensante” sostiene capziosamente che i Magistrati italiani lavorano poco. Dati alla mano, è dimostrato che, su 47 Stati membri, sono quelli che lavorano di più; il doppio dei Francesi e il quadruplo dei Tedeschi. Se i processi durano troppo è perché non sono state fatte Leggi per accelerarli, bensì per allungarli per giungere all’agognata prescrizione; poi se ne fanno troppi e con troppi gradi e fasi di giudizio. La Politica, quindi, sia feroce con chi viola la legge e più attenta ai diritti delle vittime, così diminuirebbero drasticamente i reati! Il ben noto fattore deterrenza!! C’è da dire, comunque, che qualcosa si sta muovendo positivamente nel senso giusto, e finalmente, nel contrasto all’illegalità…E questo l’abbiamo commentato nel nostro recente articolo: “Finalmente norme efficaci per la tutela ambientale!” del 29 Aprile 2016, con questa conclusione: Bene così; la Politica continui su questa strada di alta civiltà giuridica nell’interesse di tutti gli Italiani!