Nascono ospedali di comunità
Roma, 16 luglio (Adnkronos) Meno di 4 posti letto per mille abitanti; tetti per l’accredimento delle strutture ospedaliere private, nuovi criteri gestionali, organizzativi, strutturali e tecnologici. E, novità assoluta, nascita degli ospedali di comunità: questi i pilastri del nuovo regolamento sugli standard ospedalieri contenuti nel provvedimento che affianca il nuovo Patto per la Salute, il documento che disegna la sanità del prossimo triennio su cui è stata trovata l’intesa tra Governo e Regioni. Il regolamento sugli standard ospedalieri, rimasto su carta per più di un anno, dovrebbe ora in tempi brevi vedere la sua applicazione. Sulla bozza del provvedimento all’esame della Stato-Regioni, il cui testo potrà ancora subire delle modifiche, sarebbe infatti stata trovata un’intesa di massima.
Secondo il nuovo regolamento – che, seppur modificato, ricalca il testo messo a punto dall’ex ministro della Salute Renato Balduzzi – le Regioni, entro il 31 dicembre 2014, dovranno ridurre la dotazione dei posti letto ospedalieri “ad un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie”. Nella bozza in possesso dell’Adnkronos Salute viene specificato che per promuovere un uso appropriato dell’ospedale “è indispensabile che le Regioni, nel recepire i contenuti del presente provvedimento, adottino anche un atto di indirizzo relativo a specifici criteri per l’ammissione ai trattamenti ospedalieri sia di elezione che in condizioni di emergenza-urgenza”. I criteri dovranno essere definiti tenuto conto “di linee guida elaborate da un tavolo tecnico che verrà istituito entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente regolamento presso il ministero della Salute, composto da rappresentanti del ministero stesso, Agenas, Regioni e Pa, e stabilite con accordo sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”.
Il documento tratteggia nei particolari la classificazione delle strutture ospedaliere:
i presidi di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti, devono essere strutture dotate delle seguenti specialità: “Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Cardiologia con U.T.I.C., Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, con servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono. Devono essere presenti o disponibili in rete h24 i Servizi di Radiologia almeno con Tac ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale”.
I presidi ospedalieri di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti, sono invece riferibili alle aziende ospedaliere, alle aziende ospedaliero universitarie, a taluni Irccs e a presidi di grandi dimensioni della Asl. Tali presidi devo essere dotati di tutte le strutture previste per l’ospedale di I livello, nonché di strutture che attengono alle discipline più complesse, quali ad esempio: “Cardiologia con emodinamica interventistica h. 24, Neurochirurgia, Cardiochirurgia e Rianimazione cardiochirurgica, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica, Chirurgia Maxillo-facciale, Chirurgia plastica”. In queste strutture devono inoltre essere presenti h24 i “servizi di Radiologia con almeno Tac ed Ecografia (con presenza medica), Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale”.
Novità importanti anche per le strutture ospedaliere private accreditate.
Dal 1 gennaio 2015 saranno accreditate solo quelle con una soglia non inferiore a 60 posti letto per acuti, ad esclusione di quelle mono specialistiche per le quali decideranno le Regioni in base alle necessità locali. Le strutture già accreditate al 1 gennaio 2014 che non raggiungono la soglia dei 60 posti letto potranno ricostituirsi o fondersi con altre strutture in un soggetto giuridico unico. L’obiettivo è quello di mettere in moto la riforma “entro il 30 settembre 2016 al fine di consentirne la piena operatività dal primo gennaio 2017”. Per quanto riguarda gli standard organizzativi, strutturali e tecnologici generali, il nuovo regolamento prevede che “nei presidi ospedalieri il rapporto percentuale tra il numero del personale del ruolo amministrativo e il numero totale del personale non può superare il valore del 7%”.
Sono inoltre previsti una serie di obblighi e controlli in materia di qualità e sicurezza delle strutture con riferimento, ad esempio, alla “protezione antisismica; antincendio; radioprotezione; sicurezza per i pazienti, degli operatori e soggetti ad essi equiparati; rispetto della privacy; monitoraggio periodico dello stato di efficienza e sicurezza delle attrezzature biomedicali; smaltimento dei rifiuti; controlli periodici per gli ambienti che ospitano aree di emergenza, sale operatorie, rianimazione e terapie intensive e medicina nucleare”.
Nascono infine gli ospedali di comunità: strutture nuove, già sperimentate in alcune Regioni, che servono a ridurre i ricoveri non appropriati dovuti a ricadute di pazienti non seguiti abbastanza al loro domicilio. In questi piccoli ospedali l’assistenza è assicurata dai medici di famiglia dai pediatri territoriali o comunque da medici del sistema sanitario pubblico. Si fanno ricoveri brevi di persone non in grado di stare a casa o che necessitano di un’assistenza infermieristica continua. La degenza media prevedibile, in queste strutture, è di 15/20 giorni. L’accesso potrà avvenire dal domicilio o dalle strutture residenziali su proposta del medico di famiglia titolare della scelta, dai reparti ospedalieri o direttamente dal pronto soccorso. “La sede fisica dell’ospedale di comunità potrà essere opportunamente allocata presso presidi ospedalieri riconvertiti e/o presso strutture residenziali”.