Innanzi tutto questo è il risultato che si ottiene se non si vuole fare la riforma del fisco. Oggi, anno 2013, si quadrano le dichiarazioni dei redditi del 2012 che dichiarano i redditi del 2011, vale a dire che due anni dopo si ha il risultato del controllo di due anni prima. Inutile dire che, sulla base di questa situazione, la guardia di finanza e l’Agenzia delle Entrate, volgarmente detta il Ministero delle Finanze, debbono fare i dovuti accertamenti che avranno luogo e inizio a dir poco l’anno prossimo, 2014, e saranno scoperte o supposte evasioni fiscali che certamente, fra ricorsi vari a cui seguiranno diminuzioni di imposte e rateizzazioni varie per dichiarata mancanza di fondi, avranno i loro effetti, a dir poco, l’anno successivo, 2015, o l’anno dopo ancora, 2016. A questo punto, un’evasione del 2011 sarà perseguita nel 2016, vale a dire almeno cinque anni dopo. Su questa situazione giunge spontanea una serie di domande; come abbiamo fatto a quadrare il bilancio del 2012 a Bruxelles in questa situazione? Inoltre, come abbiamo quadrato questo bilancio se il deficit eccessivo accusato due o tre mesi or sono, che metteva in discussione la nostra presenza nell’Europa, non è cambiato affatto? È evidente che in tutto questo meccanismo (e sarebbe meglio dire “baraonda”), sotto le fotografie di repertorio di Letta pensoso, che fanno da repertorio a titoli come “L’Italia è stata promossa ma è tenuta sotto controllo da Bruxelles”, in cui “si da un colpo al cerchio e uno alla botte”, c’è qualcosa che non funziona. Come faceva un deficit tre mesi fa eccessivo, del 132%, essere promosso a quadratura di bilancio oggi, a tre mesi di distanza, al 130%? In questa situazione si fa strada l’ipotesi, che non è soltanto un’ipotesi, che, come nei procedimenti giudiziari penali, le verità sono sostanzialmente due, una “processuale”, quella che scaturisce dal procedimento, l’altra “reale”, quella che tutti conoscono ma che viene emarginata dall’abilità dell’avvocato della difesa, in questa situazione le quadrature di bilancio siano due, quella contabile, che da la realtà della situazione, e quella politica che esclude la precedente per far posto agli interessi di parte, ma le risposte, alla domanda, comunque, sono due, o i ragionieri della BCE non capiscono niente, oppure Letta ci sta prendendo in giro. Seconda cosa, su dichiarazioni di “povertà” simili, in cui l’aspetto più eclatante è quello dei gioiellieri ridotti a “pensionati dell’Inps”, bisogna fare un discorso di logica che sarebbe quello che fanno gli appartenenti alle comunità ebraiche. Costoro si aiutano molto; a livello commerciale, se un confratello vuole aprire un negozio, trova immancabilmente l’aiuto della comunità; è finanziato e può aprire senza problemi la sua attività. Ovviamente deve restituire il prestito di cui ha usufruito per cui dai proventi dell’attività iniziata, senza grandi sacrifici, restituisce il dovuto fino ad estinzione e il discorso è chiuso, ma se, per la ragione più banale, mancanza di soldi, questo non avviene, la comunità indaga sulla situazione e, esclusa la fraudolenza, fa chiudere l’attività al confratello sulla motivazione che “non è stato in grado di farla funzionare e rendere per cui non può continuarla”; punto. È un meccanismo molto intelligente e molto perfetto per escludere casi comunque di fraudolenza e per mettere i soggetti di queste dichiarazioni inverosimili (allo scopo evasivo, ovviamente) nella condizione di rinunciare ai loro propositi. “Se fai il gioielliere e denunci un reddito da pensionato dell’Inps, è inutile che continui a fare questo mestiere che o non ti rende o che non ti rende perché non hai la capacità di farlo funzionare; chiudi e apri un’altra attività meno impegnativa, un commercio di ortofrutticoli, di alimentari…..di calzature….un abbigliamento “pret-a-porter” che certamente ti renderanno di più con minor impegno di capacità. Invece di invocare l’aiuto di quello strumento cervellotico, del redditometro, o di piantonare il commerciante tanto palesemente ladro o tanto palesemente imbecille, chiedendogli di spiegare come sia diventato proprietario di un panfilo ancorato a Montecarlo, con un reddito di 18000,00 euro all’anno, in attesa che il governo di turno si decida a fare la famigerata Riforma del Fisco, che nessuno, per ovvie ragioni, vuole fare perché eliminerebbe questi casi in quattro o cinque mesi, perché non adottare questi meccanismi mediante i quali l’evasore di turno verrebbe subito scoperto perché si sentirebbe preso esplicitamente per ladro o, ancor peggio, per imbecille e per incapace?