Il 14 luglio 2000, a Francavilla Fontana (Br), l’eroico Maresciallo tentò di fermare due rapinatori di una banca in fuga.
Antonio Dimitri, 32 anni, originario di Manduria (Ta), in servizio a Roma, era stato trasferito alla Compagnia di Francavilla Fontana (Br) da alcune settimane, per potenziare i servizi unitamente ad altri Militari di tutte le Forze dell’Ordine, per la cosiddetta “Operazione Primavera” per il contrasto alla criminalità in Puglia.
Alle 15.15 del 14 luglio 2000, la pattuglia dei Carabinieri, nel corso del servizio di prevenzione antirapina in abiti civili, transitando nella strada centrale di Francavilla Fontana, notava dei rapinatori mentre uscivano dalla sede della Banca Commerciale, tenendo in ostaggio due impiegati.
I Militari passarono subito all’azione, bloccando la strada mettendo a sbarramento il fuoristrada di servizio. Dimitri scese, si nasconde dapprima dietro un albero, quindi si fece avanti ma dopo pochi passi, una serie di colpi sparati alle sue spalle da due complici, rimasti all’esterno, lo uccise. Nel frattempo, il commando lasciò uno degli ostaggi trascinando il secondo a bordo di un’ Alfa 33 rossa, risultata poi rubata, dirigendosi verso Sava, nella vicina provincia tarantina, liberando anche il secondo ostaggio.
Questo il quadro di situazione dell’epoca relativo alla sicurezza.
Erano da tempo attivi i contatti con elementi della malavita albanese e della ex Jugoslavia, finalizzati alla migliore gestione dei settori dell’illecito tradizionali, che continuavano ad essere i traffici di stupefacenti, di armi e soprattutto il contrabbando di sigarette. Tale attività era svolta da “squadre contrabbandiere”, sia autonome che “sottomesse” ad organizzazioni mafiose della “Sacra Corona Unita” pugliese e si avvalevano di un sistema utilizzabile anche per altre tipologie di reati, quali l’immigrazione clandestina. A conferma di ciò c’erano i crescenti sequestri, da parte delle Forze dell’Ordine, di sofisticati apparecchi tecnologici e di automezzi “blindati”, con “rostri” robusti e spessi vetri antiproiettile, utilizzati per assicurare la riuscita dei trasporti.
Preoccupava in particolare la violenza dimostrata dai delinquenti nella difesa dei carichi dagli interventi delle Polizie, che spesso portava a speronamenti di autovetture delle stesse, con il coinvolgimento anche di civili. Tragica testimonianza, tra i tanti episodi, ciò che avvenne nel 1999, ad Ascoli Satriano (FG), con la morte di due coniugi investiti da un’auto che viaggiava a fari spenti; a Fasano (BR), con la morte di una donna coinvolta in un incidente stradale provocato da una autocolonna di veicoli di contrabbandieri che viaggiava a fari spenti ed, infine, a Castellaneta (TA), con lo speronamento subito da un’auto dei Carabinieri di Monopoli (BA) ad opera di un autocarro blindato di contrabbandieri in fuga verso la provincia di Taranto.Il blocco di quel “mostro” fu particolarmente “periglioso”, con scene da film! Pensare che per chilometri l’autocarro (grande come un TIR, tutto nero, con imponenti “rostri” anteriori e vetri blindati) , una volta intercettato, marciò inseguito dalle autoradio dell’Arma….Fu anche fatto decollare un elicottero dei Carabinieri da Gioia del Colle, per le ulteriori ricerche, che si conclusero, dopo reiterati tentativi di speronamento, sventati dalla bravura degli abilissimi conduttori, solo dopo che un capo equipaggio del Nucleo Radiomobile di Castellaneta, affiancatosi al camion in fuga, imbracciato l’ M12, ebbe la determinazione di scaricare i due caricatori di dotazione della mitraglietta sulle gomme piene di silicone del pesante mezzo, facendole letterarmente disintegrare. Da un controllo al cassone, si rilevò che era vuoto, e alla domanda ovvia del personale operante, circa la mancanza di “merce”, fu risposto, dai due occupanti, ovviamente arrestati, che in tutta la Puglia solo due erano gli autocarri blindati, adibiti al trasporto di sigarette, per cui non ci si poteva permettere il lusso di un ..abbandono.
Passando alla nostra commemorazione di questo grande Eroe della Patria, qualcuno potrebbe domandarci: “ma chi era realmente il 32enne Maresciallo Antonio DIMITRI?”
Diciamo subito che era figlio d’arte in quanto il caro Padre fu per lunghi anni Sottufficiale dell’Arma nella difficile Castellammare di Stabia, dove ha lasciato bellissimi ricordi del suo operato. Si pensi che ai funerali del diletto figlio, a Manduria (TA), cui presenziarono il Comandante Generale dell’Arma, Sergio Siracusa, Autorità di Governo, Civili, Militari e tutta la cittadinanza con in testa il bravo Sindaco Pecoraro, intervenne anche il Sindaco di Castellammare, con il Gonfalone Comunale di quella Città campana scortato da Vigili Urbani in Grande Uniforme. Ricordo che anche un fratello del Caduto oggi è Luogotenente dei Carabinieri. Antonio, quindi, era un vero Soldato della Legge, giornalmente esposto a situazioni di pericolo. Gli eventi con i quali quotidianamente si confrontava inerenti alle sue mansioni erano molteplici e delicati, Egli sapeva bene, e i fatti lo hanno dimostrato, che doveva essere in grado di confrontarsi con la violenza della strada, le rapine, gli omicidi e le sparatorie, doveva vedere morti e feriti, partecipare a scontri violenti con delinquenti da arrestare, spesso ubriachi e drogati, sia di giorno che di notte, in zone isolate e lontane; Lui, solo con il Collega, entrambi consapevoli della difficoltà di poter ottenere manforte.
Questa la motivazione della Medaglia d’Oro al Valore Militare concessa alla Memoria dell’Eroe, un vero inno di fedeltà allo Stato per la tutela dei Cittadini:
“Con ferma determinazione ed insigne coraggio, affrontava due malviventi in flagrante rapina in un istituto di credito che tentavano, armi in pugno, di guadagnare la fuga facendosi scudo di due ostaggi. Rinunciava all’uso dell’arma in dotazione per non mettere a repentaglio la vita degli ostaggi e intimava la resa ai malfattori, ma veniva raggiunto mortalmente dai colpi proditoriamente esplosi da un terzo rapinatore appostato all’esterno dell’istituto. Chiaro esempio di ardimento ed elette virtù militari, spinti fino all’estremo sacrificio. Francavilla Fontana (Brindisi), 14 luglio 2000“.
Giustizia purtroppo ancora non c’è! Non resta che la Cassazione faccia piena luce a distanza di 16 anni dal tragico evento, in quanto anche in Appello la sentenza ha escluso ogni responsabilità degli imputati nella morte del Valoroso Maresciallo dei Carabinieri.
Concludo, invitando i lettori a rendere ideale omaggio a questo grande Combattente della Legalità, con rinnovati personali sentimenti di affetto e amicizia ai carissimi Genitori, al Fratello e a tutta la Famiglia, ricordando l’ esemplare forza d’animo e la grandissima dignità evidenziate in quei tragici momenti……Anche questa, una grande lezione di Vita!