Tematiche etico-sociali

Diversità comportamentali nelle umane creature

Diversità umaneSe disponessimo di uno spaccato attendibile ed affidabile sulla variegata tipologia degli esseri umani ed, in particolare, degli italiani, in relazione al loro impegno professionale,  politico, culturale, civile e sociale, credo potremmo accorparli in tre distinte categorie tra loro concorrenziali e,  per molti versi, anche complementari.

Scimmiottando il sommo poeta Dante, collocherei nella prima i giovani dotati di straordinario ingegno e di non comune intelletto, notoriamente altruisti e generosi, disposti e disponibili sempre a sacrificare, sull’altare del bene comune, anche le proprie passioni più genuine e persino veniali.Rafforza questa privilegiata collocazione, la consapevolezza che saranno sempre costoro a disegnare e governare i destini del mondo, nella buona e nella cattiva sorte.

Nella seconda inserirei la straripante pletora degli appartenenti alla terza età, pervasi sostanzialmente da un larvato agnosticismo, con scarse prospettive futuribili, apparentemente rassegnati verosimilmente appagati dal proprio status sociale ed individuale, esclusi i poveri ed i diseredati, ovviamente.

Della terza dovrebbero far parte coloro i quali mestano nel torbido ed intrigano quotidianamente utilizzando le loro risorse prevalentemente degenerative, criminali e parassitarie per vivere sempre a spese degli altri.

E’ chiaro che nel contesto della diversificazione incidano molto taluni fattori di  carattere etico, economico, culturale, generazionale, ambientale ed attitudinale.

A questo punto sorge spontanea la domanda: quale categoria dovrebbe ospitare l’insieme dei nostri amici e conoscenti coi quali esiste un rapporto di diuturna frequentazione e di interessi più o meno comuni ed omogenei ?

Per quanto mi riguarda personalmente, escluderei la prima, non essendo più un “giovincello”, e la terza, decisamente non congeniale alle anime candide degli sportivi, che frequento molto spesso, ed alla moltitudine di persone coerenti e responsabili oltre che speranzosi di vivere in una società civile, libera e democratica, per il proprio bene e per l’avvenire dei propri figli e  nipoti, per chi ha la fortuna di averli.

Ergo, la stragrande maggioranza dovrebbe posizionarsi e bivaccare nella seconda, anche in considerazione dell’età media individuale per la verità un pochino (?) avanzata.

La scelta trae origine, oltre che dal buon senso comune, dalle discussioni quotidiane

concentrate quasi esclusivamente sul presente, senza mai alcun  riferimento al futuro e man mano che passano i giorni e le settimane, si rafforza il convincimento che per costoro, l’attuale stagione della vita non consenta più divagazioni programmabili  a medio e lungo termine.

Il fenomeno è alquanto diffuso, ma non mi pare il caso di drammatizzare perché mi sembra più fisiologico che patologico.

Se c’è un aspetto che crea qualche inquietudine è la pacata sensazione che alcuni di costoro sembra abbiano già trovato la “pace delle emozioni”, senza più stimoli di qualsivoglia natura. La conferma , un po’ triste e malinconica, è contenuta nella morale di certe espressioni romanesche alquanto colorite come: “Nun me ne frega più di gnente e di nessuno”; “Ho definitivamente chiuso con i viaggi e le vacanze chiassose e trasgressive”; “Vinca il centro-destra o vinca il centro-sinistra, a me non può fregarmene di meno”.

Ovviamente ci sono delle eccezioni che, peraltro, confermano la regola, alcune delle quali reali  ed altre  fittizie e prive di qualsiasi fondamento.

In particolare, taluni soggetti nonostante l’età ed i relativi acciacchi senili, si aspettano ancora cose buone ed interessanti dal futuro; altri, invece, bleffano pur sapendo di bleffare  rappresentando situazioni personali artatamente contraffatte per il semplice ed effimero desiderio di apparire diversi e migliori degli altri.

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