alcune caratteristiche che vengono dal Pontefice indicate come fondamentale riferimento per lo spirito pastorale della Chiesa.
Il rapporto fra la famiglia, le famiglie e la Chiesa non è affidato ad un sentimento di sudditanza da parte degli appartenenti all’assetto familiare, anzi è proprio la Sposa di Cristo che trova riscontro nelle famiglie per l’esercizio delle proprie indicazioni sociali. Nei contesti familiari, anche in quelli meno perfetti, si connotano in qualche modo esempi di alleanza, fiducia, fedeltà, rispetto per le persone più fragili e per la parola data che non sono, invece, facilmente o immediatamente riscontrabili nel tessuto sociale più ampio. Un legame non soffocante che impedisce la dispersione nel mare della solitudine, in particolare nell’attuale società tecnocratica, e che allontana fra i propri membri, nel sostegno, la paura della violenza e contribuendo a suscitare in essi la sensazione che Dio non li abbia dimenticati.
L’indifferenza, male diffuso fra le strade più o meno popolose del mondo, trova un argine nel poter rientrare la sera in una casa che offra affetti familiari. La fredda burocrazia amministrativa non troneggia quando una ben diversa alternativa di dolcezza e sicurezza di sentimenti sostiene la vita quotidiana con la fiducia, la considerazione e, quando possibile, con l’allegria. Il clima familiare visto come una vera e propria Carta Costituzionale a cui fare capo, per dirimere le discordie, evitare le opposizioni che nascono da situazioni esistenziali transitorie, che consumano il confronto, non vivendolo giorno dopo giorno. La famiglia aiuta a sostenere l’assetto sociale, nel senso di aiutare ad evitare la disgregazione delle coscienze. Non distaccante anonimato, ma neppure un familismo amorale che si chiude contro la società, invece di divenirne tramite.
All’insegna del desiderio di rendere sempre più serena, vivibile e sostenibile la ben difficile esistenza civile degli attuali agglomerati urbani. Come anche per garantire ed incrementare la serena sopravvivenza nelle zone ancora rurali e persino per evitare
sopraffazioni e spersonalizzazione fra le minoranze nei luoghi più sperduti del mondo. Il non sentirsi più stranieri o solo ospiti nella provvisorietà è un desiderio comune e una speranza che la maggior parte delle donne e degli uomini di oggi vorrebbe garantirsi, ma che spesso non sa o non è messa in condizione di perseguire.
La Chiesa propone la rete del Pescatore, non avvilente prigione, quanto attento, sollecito e trepidante dono di abnegazione che si offre a chi è nella condizione di soccombere e cerca un aiuto. Entusiasmo nel servizio e nella predicazione, con il continuo rinnovo e adeguamento della dolce rete di attenzione per valorizzare ciascuno nella propria dignità.
Quel che possa cercare di compiere, nei propri limiti, ogni padre non mancherà certamente all’adempimento dello Spirito Sinodiale nei riguardi della appassionata, seppur imperfetta, richiesta dei figli.