Papa Francesco: “Deburocratizzare la fame”
Prima visita di un pontefice al WFP
Roma, 13 giugno – Papa Francesco al WFP (Programma Alimentare Mondiale). Ricevuto da Ertharin Cousin, già ambasciatrice statunitense presso le agenzie agroalimentari e nominata nel 2012 dodicesimo direttore esecutivo del PAM, il pontefice ha espresso a tutti i responsabili presenti, in un discorso molto esplicito ed articolato,
la condanna di ogni notificazione della fame e della sete quali realtà naturalmente umane del vivere, fra le popolazioni carenti di cibo ed acqua,
Tutto ciò detto anche per tutta la stampa, affinché gli affamati e gli assettati siano i reali protagonisti dell’informazione che li riguarda e non vengano sottoposti alla banalizzazione dei veri e propri dati di fatto: affinché non ci si abitui mai di fronte ad ogni morte che chiede, nella diffusione sempre più possibile e, quindi, estensibile delle notizie tramite i mezzi telematici, altresì giusta e proporzionata attenzione alle cause.
Emanazione delle Nazioni Unite come organismo di programmazione e aiuto alimentare, il WFP fu ideato nel 1961, nella Conferenza FAO, da George McGovern, presidente del Food for Peace degli Stati Uniti, al fine di poter pianificare distribuzioni alimentari a livello mondiale.
Il WFP ebbe un primo periodo di durata triennale dal 1962 e la ratifica in forma permanente dal 1965.
“Un programma per la difesa della dignità e contro la fame e la sete”, l’ha definito papa Francesco, per sottolineare che ogni uomo ed ogni donna ha diritto a ricevere aiuti dati con rispetto per la condizione di estremo disagio e nell’assenza di asservimento per tale necessità.
“Debucratizzare la fame e la sete”, altra frase del discorso, in spagnolo, del pontefice: rendere gli aiuti il più possibile efficaci, veloci, rispondenti ai tempi pressanti delle
necessità fondamentali della vita, “denaturalizzare la miseria”: non ritenere la miseria una condizione da attribuire fatalisticamente, senza valutare i motivi per i quali l’acqua oggi manca in alcune zone del nostro pianeta e così il cibo.
Cercare le cause dei mutati equilibri naturali e dell’impoverimento della terra. Impegnarsi per modifiche che si muovano nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Fermare la corsa sfrenata di un consumismo fine a se stesso, riconosciuto ormai come tale, dopo che la sua ammaliante maschera è caduta. Riconoscere dove è presente la migrazione forzata, se causata dalla fame e dalla sete, se causa di fame e di sete, definirne le vere ragioni. Potenziare le risorse, le capacità di tutti, che vuol dire muovere un’immensa ricchezza e fare estrema attenzione per evitare lo spreco del cibo, quello buttato risulta tolto dalla mensa del povero.
George MacGovern, del Sud Dakota, storico e filosofo, figlio di un pastore metodista, fu pilota di bombardieri nella Seconda guerra mondiale e dopo la guerra, con il ricordo della guerra, fu pacifista tutta la vita. Fu sottoposto a spionaggio nelle elezioni presidenziali, per il quale spionaggio lasciò poi la presidenza l’avversario Nixon.
Le armi non incontrano i confini delle altre merci e girano per il mondo. Altro pensiero del papa. Abbiamo già parlato di ciò, diffusamente, nel riferire sui viaggi del pontefice in Africa e in America.
Ai lavoratori del WFP, a tutti i presenti fuori il palazzo che lo attendevano con molto affetto, Francesco ha paragonato, in italiano, il loro lavoro silenzioso, meno appariscente, di tutti i giorni, alle fondamenta che non si vedono ma che reggono, con la loro funzione, tutto l’insieme.
13.500 dipendenti nel mondo, nel 2015 con 76,7 milioni di persone assistite in 80 paesi, una media di 90 milioni l’anno, le cifre conosciute.
Salvare vite umane e salvaguardare i mezzi di sussistenza; prevenire la fame acuta, investire nella prevenzione dei disastri naturali e del loro impatto; favorire la ricostruzione nelle fasi successive a un conflitto, a un disastro naturale o nei periodi di transizione; ridurre la fame cronica e la malnutrizione; rafforzare le capacità nazionali di lotta alla fame, anche attraverso la presa in carico da parte dei governi locali dei programmi WFP; valorizzazione del progetto di WFP di acquisti locali.
L’ideatore del WFP tenne presente la frase di Edmund Burke: “Un uomo combattivo dovrebbe essere cauto quando c’è di mezzo il sangue”.
Noi abbiamo sentito e letto, ancora oggi: “Dar da bere all’assetato, dar da mangiare all’affamato”.