Roma, 12 agosto – Anche se la storia repubblicana e partigiana ne parla poco e malvolentieri, grande è stato il contributo dei Carabinieri Reali alla resistenza italiana, sia direttamente con azioni di fuoco o sabotaggio che con la raccolta di informazioni, fornitura di armi, viveri e protezione alle popolazioni, continuando a svolgere il loro silenzioso diuturno servizio d’Istituto.
Nel 1944, come molti altri Comandi, i Carabinieri Reali della Stazione di Fiesole, aderirono alla Brigata “V” della Divisione Giustizia e Libertà per la liberazione dai nazi-fascisti. Comandante militare del settore, venne nominato il vice brigadiere Giuseppe d’Amico, comandante della locale Stazione.
Il 29 luglio, i tedeschi intercettarono tre carabinieri di Fiesole in attesa della staffetta portaordini Rolando Lunari, detto “Bomba”. Nacque uno scontro a fuoco con l’uccisione di un tedesco mentre il carabiniere Sebastiano Pandolfo (Medaglia d’Argento al Valor Militare) ferito e il Lunari furono catturati. Gli altri due Militari dell’Arma riuscirono a fuggire. Pandolfo riuscì ad ingoiare il messaggio e benchè sottoposto per ore a sevizie, non fornì alcuna indicazione che potesse mettere in pericolo i suoi compagni. Viste vane le torture, i due prigionieri vennero immediatamente fucilati.
La cattura di Pandolfo insospettì i tedeschi che il 6 agosto arrestarono il comandante della Stazione, D’Amico, sospettandolo di collaborazione con la resistenza.
L’11 agosto, il vicebrigadiere D’Amico riuscì a fuggire mandando un messaggio ai suoi tre Carabinieri, Alberto La Rocca, nato a Sora il 12 giugno 1924, Vittorio Marandola, nato a Cervaro il 24 agosto 1922 e Fulvio Sbarretti, nato a Nocera Umbra il 22 settembre 1922, ordinandogli di seppellire le armi e documenti e di entrare in clandestinità nelle file della resistenza, per non essere catturati.
I Militari non poterono attraversare le linee nemiche per cui si sistemarono tra i resti del teatro romano di Fiesole, in attesa di potersi congiungere con le forze partigiane o alleate.
Il giorno 12, alle ore 14, i Carabinieri furono informati da monsignor Turini (cancelliere della Curia Vescovile di Fiesole) e dal segretario comunale Orietti che il Comando Tedesco, scoperta la loro fuga, aveva preso 10 ostaggi civili minacciando di fucilarli per rappresaglia se non si fossero consegnati.
I Carabinieri Reali Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, da VERI EROI, NON MILLANTATI E DECORATI, seppure giovani ma consci del loro destino, salvando la vita ai 10 ostaggi, si consegnarono immediatamente al comando tedesco che dopo poche ore, li fucilò mentre gridavano “Viva l’Italia!”….
Costringendo a risvegliare le coscienze civiche, nel novembre 1986, a rendere omaggio ai Mrtiri di Fiesole, fu Santo papa Giovanni Paolo II che pregò ai piedi del monumento che ricordava l’episodio e disse: «Dobbiamo grande riconoscenza a coloro che, come questi giovani, sanno offrire la propria vita per la libertà, per la pace e per la giustizia»
Ai tre Eroi dell’Arma dei Carabinieri venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione:
“Durante la dominazione nazifascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipando con grave rischio personale all’attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il Comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso che egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione tedesco e, al grido di « Viva l’Italia! », pagava con la sua vita il sublime atto d’altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili.” Fiesole, 12 agosto 1944.
A ricordo,