Francesco e Kirill, nella fede dei Martiri e nel cuore dei popoli

Cuba capitale dell’Unità

L’Avana, 13 febbraio – Francesco e Kirill si sono incontrati in un abbraccio fraterno.
Dopo un distacco che ha diviso i cattolici e tutti gli ortodossi dal 1054, dal Grande Scisma, definito dalla storiografia occidentale come lo Scisma d’Oriente e come Scisma di Occidente da quella orientale.
Papa Francesco “Finalmente! Fratello!” Kirill  “Ora le cose sono più facili”.
Prime frasi che abbiamo ascoltato, prima delle dichiarazioni ufficiali.
La vita è anche cambiamento e l’aeroporto José Martì con il suo Salone d’onore fa da emblematico sfondo.
Il pontefice romano ha fatto scalo a Cuba, prima di continuare il suo viaggio verso il Messico, il patriarca di Mosca è a Cuba da ieri in visita ufficiale.  Entrambi molto ben accolti da Raul Castro.
Un ritorno per papa Bergoglio, nell’isola già nel settembre 2015.
La Chiesa ortodossa russa ha una posizione particolare a Cuba. La chiesa di Costantino ed Elena, ivi costruita  con i fondi degli ortodossi provenienti da più nazioni con il permesso dell’ambasciatore greco, venne donata da quei fedeli alla Chiesa russa dopo che nel 1962 Fidel Castro proclamò l’ateismo nazionale. E la Chiesa russa ha
rappresentato sempre il referente ortodosso per il governo locale.
I motivi dello Scisma furono giurisdizionali (inizialmente vi era, fra pari, un primato onorario per il vescovo di Roma, in quanto originaria sede dell’impero, anche se poi portata nel 330 da Costantino nella città a lui intitolata) rispetto alle altre principali sedi di riferimento, Antiochia e Alessandria,  a cui si erano aggiunte Costantinopoli e Gerusalemme in una pentarchia, definita nel 451 dal Concilio di Calcedonia.
Primato decisionale, invece, richiesto dal patriarca di Roma e che la divideva da quelli di  Oriente insieme ad altre ragioni teologiche e liturgiche. Fra le divergenze il celibato dei sacerdoti, non accettato dagli ortodossi.
Con la Novella 113 l’imperatore Giustiniano, dato che la Chiesa ortodossa era anche religione di Stato, sancì formalmente nel 531 la priorità delle cinque Chiese patriarcali sulle altre.
Lo Scisma, che arriva nel 1054, indicato come anno di scomunica di Roma e anatema di Costantinopoli, è stato riferimento discusso e controverso nei secoli, proprio perché, nella realtà, i fatti furono molto più complicati e controversi di quanto un anno, come
riferimento, ci dice.  Nel 1053 il patriarca di Costantinopoli Michele I Cerulario fece
chiudere le chiese locali di rito romano che usavano per la Comunione pane azzimo e così il vescovo di Roma, papa Leone IX, mandò in risposta la Bolla contro il patriarca di Costantinopoli, ma contro lui soltanto e non anche verso l’Imperatore d’Oriente o i suoi sudditi, così come, in risposta, il patriarca di Costantinopoli emise il 16 luglio 1054 l’anatema ma solo per il cardinale Umberto di Silvacandida, a capo di una delegazione che aveva cercato di ricucire la situazione ma che finì col lasciare la Bolla di scomunica
sull’altare di Santa Sofia.  Anatema per il cardinale e tutti gli
altri funzionari latori del documento papale.
Venne definito, quello, il Grande Scisma, dato che non si tornò più indietro, dopo che, invece, nei secoli, altre divisioni l’avevano preceduto ma poi erano rientrate anche con vicende inverse.
Il 7 dicembre 1965, giorno prima della conclusione del Concilio Vaticano II, in San Pietro a Roma  veniva letto dal cardinal Bea il relativo documento conciliare, seguito dall’applauso più lungo del Concilio, e contemporaneamente a Istanbul (da Atenagora stesso) solennemente il documento patriarcale che dichiaravano definitivamente
come le reciproche scomuniche fossero fra quelle persone specifiche e non fra le Chiese.
Dopo che Paolo VI e Atenagora si erano incontrati in un abbraccio fraterno il 5 gennaio 1964 durante il primo viaggio in Terra Santa del pontefice di Roma: il loro colloquio privato, non essendo stati spenti per errore i microfoni, divenne pubblico e accese molte speranze.

Da anni dunque si lavorava perché l’incontro del pontefice di Roma e del patriarca di Mosca e di tutte le Russie potesse accadere.
Il Concilio vaticano II aveva aperto strade tangibili con Lumen gentium,  la Costituzione dogmatica sulla Chiesa del  21 settembre 1064. Servo dei servi di Dio, Paolo VI unitamente ai Padri conciliari in essa affrontò il rapporto profondo e imprescindibile con tutte le Chiese cristiane, la irrevocabile condivisione biblica con la religione ebraica, le radici bibliche comuni anche a quella musulmana e il percorso di salvezza presente in tutti coloro aperti, come dalla intitolazione del documento, al Lumen salvifico.

La storia della Chiesa ortodossa è fondamentale per capire la complessa storia della Chiesa di Russia e del patriarcato di Mosca. Nel 988 Vladimir I di Kiev, di religione pagana sincretica, chiese ai boiardi notizie sulle varie religioni e culti presenti in Russia e quando gli raccontarono delle meravigliose costruzioni religiose a Costantinopoli in cui sembrava di vedere il cielo, decise di abbracciare quel patriarcato per se stesso e per le Russie.
Molte vicende seguirono e molti scismi interni a quelle terre, poi, si  alternarono, nei secoli. Fino a che nel 1721 il  patriarcato di Mosca fu abolito da Pietro il Grande e sostituito dal Santo Sinodo, presieduto dal metropolita di Mosca. Nel 1917 il Santo Sinodo fu abolito e ripristinato il patriarcato di Mosca. Nacque anche una Chiesa ortodossa russa all’estero con sede in Serbia, poi a Jordanville negli U.S.A. Il 17 maggio 2007 un riavvicinamento fra le due Chiese.
Krill è figlio e nipote di prelati ortodossi ed è quindi consapevole da sempre delle tradizioni e delle lacerazioni, dei dolori con provenienza vicina e lontana della Chiesa di Mosca e di tutte le Russie. E nel suo breve  discorso conclusivo,  dopo il lungo colloquio privato di oltre due ore con Francesco, Kirill ha  sottolineato l’impegno comune per il bene futuro dell’umanità, per il non ripetersi del male della guerra, per portare avanti il vivere comune. La difesa dei valori della famiglia, la difesa dei cristiani nel mondo.
Il valore della vita in ogni suo momento, in ogni sua condizione, preoccupazione fondamentale di entrambi. La cura della vita in ogni difficoltà, sempre.
Francesco ha sottolineato l’importanza di parlare come fratelli e il comune Battesimo.

Il desiderio di proseguire come vescovi nel cammino dell’ Unità e che Cuba, proseguendo così, sarà la capitale dell’Unità. .
Chi l’avrebbe detto?
 

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