Roma, 9 dicembre – Ieri, Papa Francesco, con una cerimonia solenne, efficace e semplice, ha
aperto la Porta giubilare di S. Pietro a mani nude. Tutto era predisposto per la praticità.
Nel mese precedente il cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di S. Pietro, aveva guidato il Capitolo che, con quattro “sanpietrini”, aveva compiuto la “Recognitio” , recuperando la cassetta metallica con la chiave e i documenti relativi a Giovanni Paolo II, pontefice nel Giubileo ordinario del 2000 da Monsignor Guido Marini, maestro delle liturgie pontificie, che l’aveva presa in custodia.
Una risposta di essenzialità ai tristi fatti bellici che attraversano in questi giorni il mondo, con le necessarie, imprescindibili, salvaguardie per la sicurezza pubblica.
Dopo la celebrazione eucaristica all’aperto, un abbraccio fra papa Bergoglio e il papa Emerito, prima del momento giubilare.
“Apritemi le Porte della Giustizia” la frase giubilare, dal salmo 117, per il passaggio dal prima al dopo e il pontefice, ora in S. Pietro, si reca all’altare della Confessione.
Poi entra il papa Emerito Benedetto XVI, senza paramenti, sorretto dal segretario personale, l’arcivescovo Georg Gaenswein.
La scelta del Concilio Straordinario ha coinciso, volutamente, con il Cinquantenario della Chiusura del Concilio Vaticano II. Concilio che ha rappresentato l’apertura esplicita ed inequivocabile della Chiesa all’incontro solidale, valorizzante, rispettoso e fraterno verso qualunque persona di buona volontà. La scelta della festività dell’Immacolata Concezione come giorno di inizio, coincidente con il “Messaggio alle donne” di Paolo VI a chiusura Concilio, ha avuto nel calendario liturgico la celebrazione di due caratteristiche virtù della giovanissima ragazza divenuta la Madre di Gesù: l’umiltà e la, fondamentale, purezza del cuore. Necessarie nell’orientamento di chi chiede l’indulgenza plenaria, ma anche nella Chiesa che la offre.
Dopo il peccato originale l’uomo chiamò la donna Eva, la madre di tutti i viventi. E Maria, la giovane e umile Maria, nata senza quel peccato, divenne la Madre del Cristo e di tutti gli uomini e donne rinnovati in Lui.
Elisabetta, cugina di Maria, era sterile, ma nulla è impossibile all’Onnipotente: per chi lo richieda, dopo gli errori comunque presenti nel cammino di ciascuno, attraverso la Porta della Misericordia si può ottenere anche pienamente, con l’ottemperanza di quanto prescritto, l’assoluzione per i peccati commessi.
Uscire dalle secche e portare l’operato del buon samaritano.
E la Grazia tutto trasforma anteponendo, al Giudizio, la Misericordia.
Nel 1423 con Martino V (eletto l’11 novembre 1417 nel giorno di S. Martino) la prima apertura di una Porta giubilare, quella di S. Giovanni in Laterano. Oddone Colonna, divenuto Martino V durante il Concilio di Costanza, svoltosi dal 1414 al 1418, riportò da Avignone, dopo il Grande Scisma (1378-1417), il papato a Roma.
Il Giubileo della Misericordia, da Roma, porterà l’abbraccio del Vangelo ovunque.
Dopo S. Pietro sono iniziati nel pomeriggio gli eventi giubilari a Lourdes e, a Roma, vi è stata una cerimonia giubilare nella chiesa del penitenziario di Rebibbia.
Papa Francesco durante il pomeriggio ha reso omaggio a Maria nel tradizionale appuntamento romano dell’8 dicembre, con la devozione e i fiori davanti alla statua della Madonna a Piazza di Spagna, e nella basilica di Santa Maria Maggiore.
In serata sulla facciata e sulla cupola di S, Pietro le proiezioni coloratissime sulle bellezze della natura, immagini immortalate da fotografi famosi che hanno riportato l’attenzione sul tema della salvaguardia ambientale dell’enciclica “Laudato si'”.
Misericordia, anche, verso il Creato.