Roma, 12 aprile – Pietro Buttiglieri e Michele Maurino, due Luogotenenti dei Carabinieri già in servizio ad Aosta, hanno effettuato le ricerche storiche sul T.Colonnello Edoardo Alessi, a cui è intitolato il Gruppo Carabinieri di Aosta che hanno portato alla pubblicazione del libro “Il Tenente Colonnello dei Carabinieri Reali Edoardo Alessi – un Eroe Valdostano – L’Uomo che scrisse la prima pagina eroica del Paracadutismo Italiano”.
Edoardo Alessi, con il grado di Maggiore, comandava l’appena costituito Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti, quando venne inviato, con il suo Reparto, a combattere in Africa Orientale.
In Africa, per la sua dirittura morale di Uomo e Carabiniere Reale, venne apprezzato dal Generale Rommel tanto che, personalmente, gli diede l’incarico di bloccare l’avanzata degli inglesi a Eluet el Asel, per consentire alle truppe dell’Asse la ritirata.
Alessi, con i suoi Carabinieri Reali ed il supporto di alcuni soldati dell’8° Reggimento Bersaglieri e coadiuvati da una ventina di paracadutisti libici, predispose la difesa. Nonostante il massiccio assalto condotto dagli inglesi forti nel numero e meglio equipaggiati, il mattino del 19 dicembre 1941 riuscì a rispettare gli ordini ricevuti consentendo la ritirata delle unità e poi, con aspro combattimento, rompere l’accerchiamento nemico ripiegando e ricongiungendosi con le altre forze già sottratte all’attacco britannico. Sul posto, era rimasto nelle retrolinee un drappello di Carabinieri Reali per distruggere o rendere inservibili le armi rimaste. Nella successiva offensiva inglese, dopo un duro combattimento, molti Reali sopravvissuti riuscirono a sfondare le linee inglesi e confondersi nella popolazione locale mentre altri vennero fatti prigionieri.
Ma il Loro valore, venne riconosciuto dagli avversari che al termine della battaglia omaggiarono con l’onore delle armi le truppe italiane. Il reparto aveva perduto 282 dei suoi 400 effettivi. Radio Londra, disse “I Carabinieri si sono battuti come leoni. Mai i reparti inglesi avevano incontrato in Africa una così accanita resistenza”.
Per tale eroismo, il 14 giugno 1964, venne concessa alla Bandiera dell’Arma la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Le ricerche degli Autori del libro, hanno portato a scoprire che era ancora in vita, forse, l’ultimo superstite di quella battaglia: il Carabiniere Reale Giuseppe Palagi, classe 1915 e vive a Cappannori, Lucca.
In questo particolare momento dove tutti raccontano in prima persona episodi di cui hanno solo sentito narrare, l’importanza di parlare con un “pezzo di storia” dell’Italia e dell’Arma dei Carabinieri, è diventato indispensabile, non come cultori ma per arricchirsi della gioia di aver conosciuto chi ha veramente combattuto e vissuto quei momenti. Dopo aver preso appuntamento tramite il nipote, il dottor Marco Palagi, farmacista del luogo e figlio di Giovan Guido, insieme a Pietro Buttiglieri e Michele Maurino, abbiamo incontrato il nostro Eroe che, preannunciato telefonicamente del nostro arrivo, ci ha accolti in piedi all’ingresso di casa.
Dopo i convenevoli, gli Autori hanno preso il libro sulla vita del Colonnello Alessi sul quale c’è la sua foto, per poi donarlo a Giuseppe.
Il Carabiniere Reale Paracadutista Giuseppe Palagi ha avuto un sobbalzo, con gli occhi che gli brillavano, quasi gridando “Il Comandante Alessi!” riconoscendolo, in una piccola foto, anche se erano passati ben 75 anni! Una scena emozionante davvero!
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Con la perfetta padronanza del Carabiniere Reale, senza alcuna esitazione ci ha ricordato la data del suo arruolamento: 16 giugno 1936. Frequentata la scuola allievi di Roma venne destinato alla Legione di Messina e da lì, come era consuetudine del Corpo dei Carabinieri Reali, nel 1939, trasferito alla Legione di Bolzano. Nel 1940, accettò l’interpellanza per il costituendo Battaglione paracadutisti. Fatto idoneo, raggiunse Tarquinia dove frequentò il duro addestramento e le attività fisiche per il lancio e, proprio per le connesse difficoltà nelle attività di aviolancio, il comandante del I° Battaglione Carabinieri Paracadutisti Ten.Col. Bruto Bixio Bersanetti, si infortunò e da allora si incrociarono le strade del nostro Palagi con il Maggiore Edoardo Alessi, che assunse il comando del Battaglione.
Alla domanda di “chi era il Maggiore Edoardo Alessi?” “Un uomo tutto d’un pezzo, apparentemente burbero ma doveva far prevalere la disciplina e l’addestramento ma fondamentalmente era buono. Era però sempre vicino a noi. Io ero nella 2^ compagnia, comandata dal tenente Giuseppe Casini” è la pronta risposta di Giuseppe con la lucidità dell’allora giovane Carabiniere, ricordando date e nomi. “Arrivò poi l’ordine di impiego ed il 16 luglio 1941 assieme al Battaglione Carabinieri Paracadutisti venni imbarcato per Taranto diretto nell’Africa settentrionale. Sbarcammo a Tripoli due giorni dopo raggiungendo Zavia, campo di transito di tutte le unità provenienti dall’Italia e destinate alla guerra. Intanto continuavano i combattimenti e si avvicinava la sconfitta delle forze dell’Asse. Quando abbiamo ricevuto l’ordine di fermare gli inglesi, preparammo le armi e quel poco che avevamo. Sapevamo che avremmo dovuto fermarli per consentire il ripiegamento dei nostri. E lo facemmo. Avevamo preparato anche delle bombe artigianali, fatte con delle scatole di pomodoro piene di esplosivo, un pezzo di legno e una bomba mano” A questo punto, mentre noi continuavamo a parlare con Palagi, il collega Maurino prendeva una fotocopia, facendogliela vedere. “Eccola, la bomba Pazzaglia!” è stata l’espressione di Giuseppe, con gli occhi attraversati da un lampo di luce: forse, nella sua mente, ritornavano le scene vissute… e li, a spiegarci come venivano costruite, come affrontando il fuoco degli inglesi, riuscivano a raggiungere i carri armati e gettare le bombe sui cingoli per bloccarli e far uscire l’equipaggio dal mezzo blindato riducendo così anche il numero delle bocche di fuoco che cannoneggiavano la loro strenua resistenza.
Che emozione! Abbiamo vissuto con lui, quei momenti.
Palagi continua “Bloccati gli inglesi, costretti ad abbandonare i loro mezzi e fuggire davanti a quello che loro ritenevano un imponente spiegamento di uomini ed avendo già le nostre truppe guadagnato la ritirata, prima di tentare di ripiegare anche il Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti , bisognava distruggere le armi pesanti per non farle cadere integre in mano al nemico. Rimanevano in retroguardia un drappello di Carabinieri Reali, salutati uno per uno, dal Comandante, Maggiore Alessi. Fra quelli rimasti, c’ero anche io. Fu quella, l’ultima volta che lo vidi. I ragazzi sfondarono l’accerchiamento mentre noi portavamo a compimento quest’ultima missione. Un ultimo attacco inglese, decimò il nostro numero. Alcuni colleghi riuscirono comunque a passare le linee nemiche e confondersi con la popolazione. Io ed altri Carabinieri, venimmo fatti prigionieri“.
“Come è stata la prigionia? Vi hanno tolto tutto?”. Un momento di vuoto nei suoi occhi… poi “Si, ci hanno tolto tutto ma GLI ALAMARI NO, QUELLI NON SI SONO AZZARDATI A TOCCARCELI” proseguendo poi “Noi Carabinieri eravamo rispettati. Continuavamo a svolgere la Polizia Militare. Scoprii che in un altro campo di prigionia inglese, ce n’erano cinque, c’era mio fratello. Riuscii a farlo trasferire li dove ero prigioniero io e, nelle nostre schede, scrissero che dovevamo stare insieme“.
“Come è stata la prigionia?” “Non eccessivamente male” risponde e aggiungendo “Noi potevamo uscire“. Un momento di buio e dolore mentre sul suo volto, ricordando, sono apparse delle lacrime “Mio fratello stava male. Noi eravamo ‘pagati’. Con qui pochi soldi che avevo, comprai delle uova per lui che portai al campo. La guardia mi fermò, mi chiese cosa erano. Guardandolo, gli dissi che erano delle uova per mio fratello. Con inutile cattiveria, le fece cadere rompendole…” A vedere quell’omone così, anche noi ci siamo commossi…. proseguendo, Giuseppe ci raccontò ” siamo stati prigionieri in vari campi di concentramento in Africa fino al 1946. Finalmente venimmo liberati e rientrammo in Italia, precisamente a Napoli. Mi venne data una licenza di tre mesi e la somma di 500 lire. Al termine della licenza, venni assegnato alla Legione di Livorno.”
“Non sei rientrato nel ricostituito Battaglione Paracadutisti?” “No, anche perchè ormai avevo 31 anni e avevo fatto 5 anni di prigionia, perdendo così quell’addestramento e fisicità occorrenti per quello speciale Reparto. Da Livorno, però, accettai un’interpellanza per l’aggregazione a Palermo per le costituende squadriglie antibanditismo e sopratutto per la cattura del bandito Giuliano, rientrando poi a Livorno da dove mi sono congedato nel 1968 (ndr: anno del mio arruolamento!)”
“Hai più avuto notizie di Edoardo Alessi?” è la mia domanda. “No – è la sua risposta -, Seppi che era stato trasferito al nord e che era diventato comandante partigiano, ma non ho più avuto sue notizie“.
Guardandolo, Buttiglieri gli dice che è stato ucciso il 26 aprile 1945, il giorno dopo la dichiarata fine della guerra. Il Carabiniere Reale Paracadutista Palagi Giuseppe, si rabbuia. Un attimo di smarrimento. A bassa voce “Non lo sapevo…” Mentre continua il dialogo con Maurino, Buttiglieri si allontana per ritornare subito dopo con due quadri.
Invitiamo il nostro Eroe a chiudere gli occhi, cosa che lui fa. Quando li riapre, si trova davanti il medagliere di Edoardo Alessi. Giuseppe lo guarda con ammirazione e quasi venerazione. Mentre dialoghiamo, trattenendolo con il discorso verso di noi, Buttiglieri porta il quadro di Edoardo Alessi, dipinto dalla moglie del valoroso ufficiale Vincenzina Scorza.
Rigiratosi, Palagi guarda il quadro, quasi in estasi, nel rivedere il suo vecchio Comandante, con il quale aveva combattuto in Africa 75 anni prima… Un momento di commozione che ha contagiato anche noi…
Giuseppe Palagi, calza il suo basco amaranto da paracadutista.
“Ora, parliamo dell’appuntato in pensione Giuseppe Palagi”…
“Sono sposato con Erminia, di anni 91 e dal matrimonio abbiamo avuto 4 figli, Giuseppina, Giovan Guido (che tutti chiamano Giovanni), Marinella ed Egisto. Mio nipote Marco l’avete conosciuto. Avrebbe voluto fare il Carabiniere ma bisognava continuare l’attività locale della farmacia Novelli, del nonno materno, così è farmacista.
A Novembre, l’Associazione Nazionale Carabinieri di Capannori, ha voluto festeggiarmi il 100° compleanno, cerimonia alla quale ha presenziato anche il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Lucca Col. Marco Rosi, il maggiore Gabriele Affinito comandante della compagnia di Lucca, un maresciallo rappresentante del 1° Rgt. Carabinieri Paracadutisti Tuscania, il presidente della Sezione ANC di Capannori Mar. Capannacci con numerosi colleghi dell’Arma in servizio e della Sezione. C’era anche un Assessore in rappresentanza del Sindaco.
Come ho già detto, l’Arma è una grande famiglia ed essere stato carabiniere servendo lo Stato e il nostro Paese per me è motivo di vanto e di orgoglio“.
Ci alziamo. Il Carabiniere Giuseppe Palagi, guarda con reverenza il quadro del suo Comandante mentre gli si inumidiscono gli occhi…
“Giuseppe, abbiamo terminato. Con i colleghi venuti da Aosta ed io da Roma, Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato nonchè l’esempio che ci hai dato e tramandato. Ci hai ritemprati nello spirito, rinsaldando quei nostri sacri vincoli dell’Arma. Nella circostanza, a nome del Generale D. Nando Aniballi, presidente dell’Associazione Nazionale “Nastro Verde” decorati di di Medaglia d’Oro Mauriziana, di cui io sono Consigliere Nazionale e il collega Maurino Presidente della Sezione di Aosta, ti porgiamo i saluti di tutti i nostri colleghi associati e no, che riconosciamo in te, la tradizione del valore dei nostri combattenti. E avremmo piacere nel fare una foto ricordo con i colori del “Nastro Verde”.”
E lui: “Sono io che ringrazio voi tutti, per essere venuti a trovarmi. Mi avete dato gioia e nuova carica“.
“No, Giuseppe, sei Tu che hai galvanizzato noi! E come ti abbiamo detto prima, ci prenotiamo per il tuo 101esimo compleanno!” è la nostra corale risposta.
… cosa aggiungere? Certamente, tutti, siamo orgogliosi di aver conosciuto il Carabiniere Reale Paracadutista Giuseppe Palagi, un uomo che ha combattuto per l’Italia, quel Paese nel quale ha creduto e crede ed al quale, anche noi come Lui, abbiamo giurato fedeltà. .. e saremmo veramente felice se siamo riusciti a trasmettere, anche a Voi lettori, quelle vibranti emozioni che noi abbiamo vissuto…