I segnali di un radicale cambiamento della Chiesa, offuscata dai recenti scandali, ci sono. Gesuita, il 265° successore di Pietro avrebbe potuto scegliere tra una rosa di diversi nomi, e invece ha scelto Francesco, a indicare la necessità della Chiesa di un ritorno alla povertà e alla semplicità, secondo lo spirito francescano.
Ed è il primo papa a chiamarsi Francesco. Con una disarmante semplicità saluta il popolo esultante con un semplice buona sera, corretto dall’iniziale buenas t…, probabilmente buenas tardes, che la sua origine argentina gli ha istintivamente suggerito. Argentino sì, ma nelle sue vene scorre sangue italiano: la sua famiglia a metà ‘800 emigrò dal Piemonte in sud America, nella provincia di Paranà. Perito chimico, fece poi il suo ingresso nei Gesuiti e si laureò in Filosofia e Teologia. Progressista, allievo di Carlo Maria Martini, figura di alto profilo morale, ma povera di sponsor, non era nella rosa dei favoriti. Si dice giri per Buenos Aires in autobus, e che ami il calcio e il tango. Sono già diversi i primati che questo nuovo papa detiene: primo papa gesuita, primo papa dell’America latina, primo a chiamarsi Francesco, primo ad aver chiesto, con grande umiltà, la benedizione al popolo dei fedeli dell’Urbe recitando insieme a loro pater, ave e gloria, prima di impartire la benedizione urbi et orbi. “Un paladino dei poveri e dei più vulnerabili tra noi”: così Barack Obama rende omaggio a Francesco, primo pontefice sudamericano della storia. Il presidente italiano Giorgio Napolitano, che ha seguito l’annuncio dell’elezione dell’arcivescovo di Buenos Aires al Soglio Pontificio, a quanto si apprende, ha ”condiviso l’emozione del Paese, colpito dalla semplicità delle parole pronunciate nella lingua nostra e della sua famiglia d’origine in Piemonte”.
Il gran imam di Al Azhar Ahmed el Tayyeb manderà domani un telegramma al nuovo Papa. Lo ha detto all’ANSA Mahmud Abdel Gawad, consigliere diplomatico del capo del principale centro teologico del mondo sunnita. ”Speriamo ora che le relazioni tornino normali”, ha aggiunto. Positiva la reazione del rabbino capo della chiesa di Roma, che si è augurato che il dialogo con l’ebraismo prosegua sulla strada intrapresa da Benedetto XVI. Insomma, al mondo sembra piacere molto questo nuovo papa che, appena eletto, pare già inviare segnali molto forti di cambiamento della Chiesa.