Illuminante, per dimostrare lo scarso interesse della politica al contrasto dell’illegalità ambientale, l’articolo di Francesca Sironi, “Traffico di rifiuti: indagini bloccate perché manca l’accordo fra Pd e Ncd”
L’articolo è apparso su “L’ESPRESSO” e ci racconta che “l’attività della Commissione Bicamerale sul traffico illecito di rifiuti è ferma da più di un anno. La legge che la istituiva nuovamente è stata approvata a dicembre ma i partiti non trovano l’intesa sulle nomine”. Sulle ecomafie e altri temi dell’illegalità ambientale, e molto altro, si deve, per Legge, occupare anche il Parlamento attraverso la citata Commissione “..che fino a un anno fa operò attraverso visite, denunce e audizioni. Ma da marzo del 2013, con il nuovo Parlamento, le indagini dei parlamentari sono ferme”.
Per far comprendere ai lettori l’importanza delle attività insostituibili della citata Commissione, faccio riferimento ai lavori svolti ad iniziare dalla XIV Legislatura (2001-2006), senz’altro la più incisiva grazie alla Presidenza dell’On. Paolo Russo, e a quelli delle successive due Legislature. La Commissione, nel tempo, ha ritenuto di portare costantemente la propria attenzione sia per aggiornare la descrizione fattuale del fenomeno dell’illegalità che per suggerire opportuni rimedi amministrativi e legislativi, evidenziando come esistano veri e propri cartelli di trafficanti che operano sia a livello regionale che interregionale, se non addirittura internazionale.
Sullo sfondo di quelle che possono definirsi delle vere e proprie holding criminali c’è spesso una Pubblica Amministrazione (Comuni;Province; Regioni) disattenta nell’attività di rilascio delle autorizzazioni ambientali ed inefficiente nelle successive fasi di controllo amministrativo, se non, in alcuni casi, collusa con gli eco-criminali.
Non solo. Come ampiamente ed in particolare riferito nella Relazione sulla Campania da parte della citata Commissione Interparlamentare della XIV Legislatura (On. Paolo Russo), come anche per l’esperienza commissariale calabrese, è accaduto che la stessa Struttura Commissariale per l’emergenza rifiuti abbia favorito le organizzazioni criminali.
Importanti le relazioni al Parlamento sull’inefficacia del quadro legislativo, cui è stato posto riparo con l’art.260 del Testo Unico Ambientale del 2006, norma incisiva ed efficace, in “un mare” di reati ambientali a carattere contravvenzionale che, in quanto tali, sono facilmente prescrivibili, non consentendo indagini incisive, intercettazioni e arresto.
Poi, sulla base di una Legge del 2010, sono possibili le attività “sotto copertura” (cioè di “infiltrazione” nelle organizzazioni criminali) per elementi di Polizie specializzate e della DIA, per acquisire elementi di prova. Ancora, l’art.11 della citata Legge del 2010, ha trasferito la competenza per il reato di “Traffico organizzato di rifiuti” alle Procure Distrettuali Antimafia, ben più specializzate delle Procure locali.
Infine, grazie alle possibilità offerte da una Legge del 2008, è possibile usare gli strumenti previsti per le mafie, adottando provvedimenti sul contrasto patrimoniale con il sequestro dei beni. Del resto, solo grazie a tale idonea ed efficace normativa approvata a seguito dei lavori della Commissione in parola, sono state condotte indagini importanti contro le Ecomafie.
Concludendo, il lettore giudichi, alla luce di quanto sopra, se si possa tollerare, in un’Italia devastata dalla criminalità e dalla corruzione, che la Commissione Parlamentare non decolli perché la politica non riesce a….mettersi d’accordo.. sul nome dei membri e, soprattutto, del Presidente!
Che fare?
Aspettiamo fiduciosi…
Chissà…se dopo le elezioni europee…
Vedremo..