Roma, 24 gennaio 2020 – La notizia degli episodi recenti che hanno travolto la città di Foggia risuona anche oltremanica. Così il noto quotidiano inglese ‘The Guardian’ si è occupato dell’emergenza criminalità a Foggia, con un articolo pubblicato sull’edizione online. L’articolo parte dall’annuncio del Ministro degli Interni Lamorgese, dell’istituzione della Dia a Foggia, a margine dell’ennesima esplosione, quella avvenuta presso la struttura “Il sorriso di Stefano”.
Si fa riferimento anche all’attentato nel quale una bomba distrusse l’auto di Cristian Vigilant, in via D’Aragona, cui ha poi fatto seguito la manifestazione di Libera del 10 gennaio scorso.
“”La SCU (Sacra Corona Unita – ndr) è comunemente conosciuta come la “Quarta mafia” italiana, dopo la storica ‘Cosa Nostra’ in Sicilia, la immensamente potente ‘”Ndrangheta’ in Calabria e la ‘Camorra’ a Napoli. Costituito negli anni ’70, inizialmente si specializzava nel traffico di esplosivi e nel traffico di droga, affermano gli investigatori, e aveva legami con diverse organizzazioni criminali internazionali.“La Società foggiana – si legge all’interno dell’articolo – rimase sotto il radar per diversi anni, estendendo silenziosamente la sua portata fino a quando circa l’80% delle imprese locali pagava il pizzo””.
Così ha scritto la Dia, nella relazione semestrale al Parlamento, che descrive la situazione nella provincia di Foggia teatro, in particolare negli ultimi mesi, di numerosi attentati dinamitardi di stampo mafioso.
Un “”Contesto ambientale omertoso e violento, dovuto al legame dei gruppi criminali con il territorio, ai rapporti familistici dei clan e alla massiccia presenza di armi ed esplosivi…La mafia foggiana emula la ‘ndrangheta…L’assoggettamento del tessuto socio economico locale – secondo la Dia – dipende soprattutto dalla diffusa consapevolezza che la mafia della provincia è spietata e punisce pesantemente chi si ribella. D’altra parte, proprio la mafia di questo territorio sta puntando a nuovi assetti organizzativi, più consolidati e fondati su strategie condivise, emulando in tal modo, anche in ottica espansionistica, la ‘ndrangheta“”. La Dia spiega che “”Anche in provincia di Foggia si sta consolidando un’area grigia, punto di incontro fra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della Pubblica amministrazione. Una “terra di mezzo” in cui affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi e a confondersi””. Facendo riferimento proprio alla “terra di mezzo”, la Dia cita “”lo scioglimento dei Consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola (come) indicativi di quest’opera di contaminazione””. E chiarisce che “”…nella città di Foggia continuano le dinamiche di rimodulazione del patto federativo esistente fra le tre batterie della società foggiana (Pellegrino-Moretti-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese) per la conduzione di affari particolarmente rilevanti, tra cui la gestione di una cassa comune e il controllo condiviso delle estorsioni...E ancora, l’indagine “Decima azione”, che il 30 novembre 2018 ha portato all’arresto di presunti mafiosi dediti a compiere omicidi, tentati omicidi, estorsioni e a spacciare droga, aveva evidenziato come il modulo organizzativo adottato dalla società foggiana fosse ispirato a canoni strutturali e operativi simili a quelli della ‘ndrangheta, basati su vincoli familiari, con l’imposizione di regole interne, il ricorso a rituali di affiliazione e infine la gerarchica ripartizione dei ruoli con corrispondente sostentamento economico. Proprio all’indomani di tale attività investigativa – si sottolinea nella relazione – si è registrata una escalation del racket estorsivo, culminata in una sere di atti intimidatori che hanno investito il tessuto socio-economico della città””. La Direzione investigativa antimafia sottolinea,poi, che la “”preoccupante estensione dei crimini ambientali che coinvolgono trasversalmente interessi diversificati andando a interferire sull’ambiente e sull’integrità fisica e psichica delle persone, ledono la qualità della vita””. Altro importante aspetto, che emerge dalle indagini della Dia, è poi il tentativo delle mafie “”di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e quelli per le attività di bonifica dei siti””.
Sin qui la DIA.
Poi, riguardo ai tragici eventi verificatisi in provincia di Foggia ad aprile scorso, numerosissimi gli articoli anche di autorevoli giornalisti di varie testate..
Il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, su “Il Corriere del Mezzogiorno” di Puglia e Matera, ha dichiarato: “Adesso blindiamo il Gargano.. Foggia come Napoli.. Più Forze dell’Ordine.. quasi una militarizzazione della zona, contesto di grande particolarità.. un’area occupata da diversi clan contro i quali è necessario in tempi rapidi una risposta decisiva…Quale la caratteristica della mafia foggiana? Risponde l’alto Magistrato.. Aggressività,violenza, mancanza di regole… il grande business criminale rimane quello della droga..”
Bene per la incentivazione del controllo del territorio, che condividiamo e sul quale ci siamo spesso intrattenuti, quale fattore di deterrenza…ma dell’aumento di Magistrati non se ne sente parlare.. Infatti, a dimostrazione di ciò, sappiamo che è stato soppresso il Tribunale di Lucera, in comprensorio situato nel centro degli interessi della mafia foggiana, di cui era ancora per poco Procuratore della Repubblica Domenico Secci, quando pubblicò (nel 2013) il libro di cui tratteremo, e questo perchè rientrante tra gli Uffici Giudiziari sub provinciali anche in zone sensibili soppressi da una discutibile nuova Legge-delega… Sì, possiamo, alla luce di tutto ciò, motivatamente affermare che questa è un’altra vera vergogna nazionale! Proprio così, in quest’Italia dei primati negativi ed oggi anche dei… proclami…. Bene..Ora un passo indietro e continuiamo ad analizzare la mafia foggiana…i clan della mafia denominata “Società”; un’organizzazione criminale che, dopo essersi riciclata anche attraverso l’eliminazione dei vecchi boss di origine cutoliana, cioè già sodali del superboss napoletano Raffaele Cutolo, che negli anni settanta “battezzava” gli affiliati alla sua “Nuova Camorra Organizzata” in quel di San Severo di Foggia, da lunghi anni è entrata a pieno titolo nel gran panorama delle mafie di Puglia. Sono le vicende di violenza e sangue quelle raccontate dal Procuratore di Lucera, Domenico Seccia, nell’interessante e bel libro prima citato “LA MAFIA SOCIALE” (“Edizioni la meridiana”, luglio 2013). Questo libro, introdotto da una prefazione di Raffaele Cantone, Pubblico Ministero Antimafia “di punta” di Napoli (all’epoca da poco nominato dal Governo “Autorità Nazionale Anticorruzione”), ci racconta di una mafia di cui nessuno parla, quella di Capitanata (la Provincia di Foggia), “”Perché – come scrive Seccia – qui non vi è stata alcuna rivoluzione dei lenzuoli. Qui si continua a dire che non vi è alcuna infiltrazione mafiosa. Dalla lettura del libro, attraverso citazioni di sentenze a seguito di processi, stralci di interrogatori, lettere dei boss dal carcere, intercettazioni, apprendiamo le modalità con cui le principali famiglie della “Società” foggiana abbiano costruito il loro predominio criminale. C’è anche il racconto del pentito Antonio Catalano della “lista”, come chiamata la posizione del comando del clan allora più potente, il collettore economico della mafia foggiana, che spiega la causa della morte violenta di quanti hanno provato ad impossessarsene imponendo la loro leadership criminale. Sono riportate le storie di chi è stato trucemente ucciso per la sua vicinanza agli ambienti mafiosi, ma anche quella di chi non ha voluto piegarsi alla logica del sopruso ed è stato costretto a doverne fare comunque i conti””.
Sin qui l’interessante libro del Procuratore Secci, la cui Procura della Repubblica.. (incredibili dictu!).. è stata …soppressa…
Ora, per maggiore chiarezza, per quanti hanno la pazienza di leggere, descriviamo brevemente il panorama criminale della Puglia. Bisogna in primis sgomberare il campo da un equivoco che induce a ritenere che la mafia pugliese si identifichi nella “Sacra Corona Unita”. L’equivoco, che trova giustificazione storica nella circostanza che tale organizzazione è stata il primo fenomeno criminale assimilabile al concetto di Mafia in Puglia, è superato da indagini e molte sentenze di condanna che circoscrivono la sua operatività all’area salentina e jonico-meridionale della Puglia, cioè le province di Brindisi, Taranto e Lecce.
La caratteristica della criminalità organizzata di Bari, invece, si manifesta con una pluralità di sodalizi di tipo “clanico” (da clan), ciascuno imperante in un ambito territoriale circoscritto che, nella città di Bari, corrisponde ai quartieri cittadini.
Quel che ha accomunato tutte le mafie pugliesi che, come scritto, sono scollegate da qualsivoglia strategia unitaria, è che raramente si sono manifestate con fatti eclatanti preferendo, a fattor comune, una politica di “immersione” per favorire gli “affari”, del tipo di quella attuata dalla più temibile “Cosa Nostra”. A Foggia, come accaduto, un’inversione di tendenza… in temibile crescita…
Vedremo quel che accadrà…