Roma, 28 marzo 2020 – Davide Conti è uno storico, consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica. Ha scritto numerosi libri. L’ultimo, “L’Italia di Piazza Fontana- Alle origini della crisi repubblicana”, pubblicato a febbraio scorso, per Einaudi… Abbiamo recentemente esaminato e pubblicato in altro articolo su questa testata, la parte relativa alla “Crisi dell’ordine pubblico di fronte alle trasformazioni sociali”.
Ora, invece, esaminiamo il Capitolo primo, altro interessante argomento dal tema: “”Dallo scandalo Sifar all’alba degli anni 70. La crisi delle Forze Armate e le “responsabilità imbarazzanti” al tempo della “grande distensione“”.
– (da pag.3)…””I conflitti di vertice, l’uso politico che era stato fatto del servizio di informazioni militari e le divisioni teorico-ideologiche relative alle modalità di condotta della lotta al comunismo, che attraversavano le Forze Armate italiane almeno dalla metà degli anni Sessanta, nel 1969 giunsero a un punto di rottura tale da coinvolgere direttamente uomini e strutture all’interno del meccanismo della cosiddetta “strategia della tensione“…Dopo le cruciali elezioni politiche del 18 aprile 1948 che avevano stabilito la collocazione occidentale dell’Italia nel quadro internazionale, gli Alleati consentirono la riattivazione formale dell’Ufficio Informazioni. Con la circolare del 30 marzo 1949 del Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, fu istituito ufficialmente, alla diretta dipendenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Servizio Informazioni Forze Armate (Sifar) che divenne struttura operativa, sostituendo il precedente Servizio Informazioni Militari (Sim) guidato in epoca fascista dal Generale Mario Roatta…Viene lasciata cadere un’occasione storica per istituire un servizio aderente ai principi della nuova Carta Costituzionale. Quello che sorge tra il 30 marzo (data della circolare istitutiva) e il 1° settembre 1949 (nascita effettiva del Sifar) è un servizio segreto pressoché identico al Sim. Esso nasce in forza di una circolare interna del Ministero e non in seguito ad un dibattito parlamentare. In questo quadro prese progressivamente forma l’impianto della struttura “Stay Behind” ufficialmente istituita il 28 novembre 1956 ma già in fase di costruzione dal 1951. Infatti, a partire dal 1951, gli ambienti più ortodossi della Nato iniziano a coltivare il progetto più ambizioso: una rete europea finalizzata alla guerra psicologica contro i comunisti…Fu Paolo Emilio Taviani, Ministro della Difesa dal 1953 al 1958, a ricostruire dal punto di vista politico-militare e cronologico la formazione della struttura…E lungo questa disposizione generale che si colloca, in Italia, l’attività della struttura cosiddetta “Gladio“, organizzata secondo le linee che il nuovo Direttore del Sifar illustrò in un promemoria dell’8 ottobre 1951…””
– (da pag.10)…””Durante l’incontro di Roma del 18-22 novembre 1961, inaugurato dal messaggio di apertura del Segretario Generale della Nato Dirk Stikker, vennero definiti i profili e modalità d’azione delle strutture istituzionali, militari e civili sul piano della lotta al comunismo. Il convegno registrò la presenza di molti esponenti politici italiani dei partiti di governo e di numerosi Ministri in carica ed ex Ministri dei Paesi dell’Alleanza atlantica. Tra i partecipanti si segnalarono anche il monarchico Francesco Alliata di Montereale, da tempo attivo nel quadro delle attività della struttura “Pace e Libertà”; tra gli altri i giornalisti Giano Accame, Gianni Baget Bozzo e il direttore de “Il Borghese” Mario Tedeschi rappresentarono il settore dell’informazione di aria conservatrice e di estrema destra…””
– (da pag.13)…””Nel 1962 la “controinsorgenza” entrò nei manuali militari statunitensi attraverso il National Security Action Memorandum (Nsam) 124 e 182, in cui si afferma la necessità del suo utilizzo da parte degli USA nelle aree di crisi dove si sarebbe potuta manifestare la guerriglia. Lo sviluppo di queste dottrine militari confluì all’interno del noto Field Manual 30-31 del Generale William Westmoreland dove viene affermato l’assunto del diritto americano all’ingerenza in paesi esteri e all’eventuale “modifica della struttura“ dei loro governi nel quadro della lotta anticomunista internazionale… Il portato ideologico-operativo dei consessi Nato del 1959-61 costituì la base teorico-politica del più noto convegno del 3-5 maggio 1965,“La guerra rivoluzionaria“, organizzato a Roma dall’Istituto di Studi Militari “Alberto Pollio“ e convenzionalmente indicato dalla storiografia come incubazione della “strategia della tensione“ ovvero del fenomeno dello stragismo in Italia. Il convegno cade in un momento di crisi particolarmente acuta in seno alle Forze armate italiane in ragione di un conflitto manifesto tra il Generale Giovanni De Lorenzo, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e già Capo del Sifar, e il Generale Giuseppe Aloia, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito in procinto di assumere la carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa.… De Lorenzo aveva assunto la guida del Sifar nel 1956 attraverso una piena investitura del Governo di Washington che aveva promosso la sua nomina presso il Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani tramite le segnalazioni di alti funzionari della CIA e dell’Ambasciatrice statunitense Clare Boothe Luce… Una linea di condotta che, secondo Giulio Andreotti, venne almeno parzialmente corretta a partire dal 1974, quando egli tornò a ricoprire l’incarico di Ministro della Difesa (marzo-novembre) dopo che il Paese era stato investito dallo scandalo Sifar del 1966-1967, dalle stragi di Piazza Fontana (12 dicembre 1969), della Questura di Milano (17 maggio 1973) e di Peteano (31 maggio 1972) nonché del tentativo di colpo di Stato delle 7-8 dicembre 1970, organizzato dall’ex Comandante della X Mas Junio Valerio Borghese…””
– (da pag.18)…””La minaccia comunista in Italia era rappresentata, secondo De Lorenzo, dalla linea scelta dal gruppo dirigente del Pci e incarnata dal Segretario generale Palmiro Togliatti. Consci della repressione cui sarebbe andata incontro la sinistra a fronte di un tentativo di presa rivoluzionaria del potere, i dirigenti comunisti perseguirono una via politica legalitaria rendendo più complicato il loro contrasto da parte delle istituzioni e delle stesse forze militari… Nel periodo compreso tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta, i fondi destinati dal Governo italiano per la difesa passarono dal 2,9 al 2,5% del Pil a fronte di un aumento progressivo degli effettivi. Viceversa, l’Arma dei Carabinieri tra il 1962, anno della nomina di De Lorenzo come Comandante Generale (14 ottobre), e il 1966, vide largamente aumentare la dotazione di fondi economici passando dai 69 miliardi di lire del 1960 ai 225 del 1970 e dotandosi, tra l’altro, di una Brigata Meccanizzata e di una generale modernizzazione..””.
– (da pag. 20)…””Il 22 dicembre 1965, l’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Giuseppe Aloia, assunse l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Difesa. De Lorenzo venne nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito lasciando il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri al Generale Carlo Ciglieri. In sostituzione di Allavena, passato alla direzione del Sifar, il colonnello Enzo Viola fu promosso a capo dell’ufficio “D”. A sovraintendere questo generale riordino di cariche e poteri interni alle Forze Armate fu Giulio Andreotti, allora Ministro della Difesa del secondo Governo presieduto da Aldo Moro. Negli anni in cui aveva ricoperto l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Giuseppe Aloia aveva promosso un’azione di impianto ideologico all’interno delle Forze Armate declinata sulla formazione dottrinale radicale proprio dei convegni Nato del 1959-61 e di quello dell’istituto “Alberto Pollio” del 1965 sulla “guerra rivoluzionaria”. Vennero istituiti, nella Scuola di Fanteria di Cesano, i “Corsi di Ardimento” ovvero una tipologia di formazione militare e politico-ideologica dei soldati incentrata – commenterà l’Agenzia “D”, diretta da Rauti e Giannettini – su “un particolare clima psicologico ed etico (…)” lo Stato maggiore ha così formato migliaia di uomini particolarmente addestrati contro la guerra sovversiva onde fronteggiare esigenze particolari“…Tra marzo e aprile 1966 il nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito iniziò il progressivo smantellamento dei “corsi di ardimento“ voluti da Aloia e annullò una commessa bellica di 500 carri armati già stabilita dal suo predecessore…””.
– (da pag 25)… “”2. Dallo scandalo Sifar al Sid. Crisi e conflitti nelle Forze armate.… Le vicende legate alle schedature legali del Sifar e lo scandalo relativo alle predisposizioni del piano di emergenza per l’ordine pubblico noto come “Piano Solo”, organizzato dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo, d’intesa con il Presidente della Repubblica Antonio Segni nel quadro della crisi del centro sinistra, avevano reso necessaria la costituzione di specifici organi inquirenti ai quali era stato demandato il compito di indagare sulla condotta dei vertici delle Forze armate.
…Il 28 marzo 1967 Beolchini consegnò il rapporto conclusivo della sua indagine al Ministro della Difesa indicando come responsabili delle gravi scorrettezze istituzionali De Lorenzo, Allavena e il generale Egidio Viggiani, ex capo del Sifar deceduto nel 1965. Lo scandalo delle schedature illegali assunse proporzioni tali da obbligare il Governo Moro, dietro pressione del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che aveva appositamente convocato al Quirinale il presidente del Consiglio l’11 aprile, a rimuovere De Lorenzo dalla carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e a sostituirlo con il Generale Guido Vedovato… L’11 maggio, nel pieno dello scontro politico-istituzionale sul caso Sifar dibattuto in parlamento, il settimanale “L’Espresso” pubblicò la celebre inchiesta firmata da Lino Jannuzzi intitolato in modo equivocabile “Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di stato. Complotto al Quirinale“… Il 12 gennaio 1968 su decreto del Ministero della Difesa venne istituita una Commissione di inchiesta militare con il compito di indagare sul “Piano Solo”… Il 31 gennaio 1968 il Governo Moro, con voto di fiducia, negó l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti del giugno-luglio 1964 e il Presidente del Consiglio ribadì pubblicamente come “non fosse pensabile che questo o un altro Governo accetti un’inchiesta parlamentare sul Sifar: è la natura del servizio che lo impedisce“””…
– (da pag.29)…””Il contesto politico-militare in cui si aprì la V legislatura fu fortemente caratterizzato dallo sviluppo e dagli atti del processo De Lorenzo – L’Espresso avviato l’11 novembre 1967 dalla querela del Generale contro il Direttore Scalfari e il giornalista Lino Jannuzzi e conclusosi con la condanna dei due per diffamazione il 3 marzo1968””…
Sin qui il libro di Davide Conti.
Sulla presente tematica abbiamo letto alcuni brani di altro libro, quello di Mimmo Franzinelli: “Il Piano Solo – I Servizi Segreti, il Centro Sinistra e il “Golpe” del 1964”, Mondadori, 2010 che bene mette in luce la figura del più grande Statista italiano, dopo De Gasperi, Aldo Moro…il quale proprio per il Suo fondamentale ruolo, anni dopo, nel 1978, fece quella tragica fine… sulla quale ci sono ancora misteri…
– (da pag.224)…””Nell’ultimo scorcio di vita Aldo Moro torna sulle vicende del Piano Solo in due distinte circostanze. Il 18 febbraio 1978 la visita di Eugenio Scalfari nello studio romano di via Savoia segna la rappacificazione tra lo Statista democristiano e il giornalista. Dopo la sentenza del processo De Lorenzo-L’Espresso infatti, Scalfari accusó Moro di avere determinato la condanna sua e di Jannuzzi, opponendo ai Giudici il segreto di Stato….
Presidente del Consiglio nella torrida estate del 1964 e poi nella temperie polemica su Sifar e Piano Solo (1967-68), Moro è l’uomo degli omissis: per scongiurare la contrapposizione politici /militari ha steso un impenetrabile velo sui retroscena della crisi del primo centro sinistra. Ha difeso caparbiamente Antonio Segni per valutazione di partito e personali. Lo statista sardo, colpito da ictus il 7 agosto 1964, a ridosso della tribolata soluzione della crisi governativa, sopravvive per otto anni, prigioniero della malattia. Moro gli evita di passare alla storia come il Presidente malfido, eccitatore del Comandante dei Carabinieri al ripulisti delle sinistre…
Ancora più dell’epistolario dalla prigionia, è il memoriale di via Monte Nevoso (scritto) durante il sequestro (delle BR) a descrivere con disincanto l’Italia del secondo dopoguerra, in un documento straordinario sottovalutato, elaborato in condizioni terribili nell’arco di tre settimane (25 marzo-15 aprile 1978), in forma di ampie riflessioni sui temi indicati dai carcerieri. Lo rinvengono il 1° ottobre 1978 i Carabinieri del Reparto speciale Antiterrorismo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nell’irruzione in una base brigatista di Milano, zona Lambrate. Dopo una dozzina d’anni si scopriranno nell’appartamento ulteriori documenti di estremo rilievo. Il nuovo materiale contiene importanti riferimenti ai dirigenti dei Servizi segreti e severe valutazioni su taluni leader democristiani…
Precipitato nella condizione il reietto e sconfessato dal suo stesso partito, (Moro) svela il “sommerso“ della crisi politica dell’estate 1964. La principale novità riguarda proprio Segni, rappresentato quale uomo di potere che persegue con ostinazione una strategia contraria al centro sinistra, contravvenendo al ruolo di garante delle istituzioni. Moro riconduce il Piano Solo alla regia personale e politica del Presidente: “il piano, su disposizione del Capo dello Stato, fu messo a punto nelle sue parti operative (luoghi e modi di concentramento in caso di emergenza) che avevano preminente riferimento alla Sinistra, secondo lo spirito dei tempi”…
Il tentativo di colpo di stato nel ‘64 ebbe certo le caratteristiche esterne di un intervento militare, secondo una determinata pianificazione propria dell’Arma dei Carabinieri, ma finì per utilizzare questa strumentazione militare essenzialmente per portare a termine una pesante interferenza politica rivolta a bloccare o almeno fortemente ridimensionare la politica di centro sinistra, ai primi momenti del suo svolgimento. Questo obiettivo politico era perseguito dal Presidente della Repubblica On. Segni, che questa politica aveva timidamente accettato in connessione con l’obiettivo della Presidenza della Repubblica. Ma a questa politica era contrario come era (politicamente) ostile alla mia persona, considerato a quella impostazione molto legato…””
– (da pag.227)…””Il memoriale contraddice valutazioni accomodanti e “verità politiche“. Liquida la versione del Generale golpista, con un’interpretazione razionale tutt’altro che compiacente verso i carcerieri, che preferirebbero la conferma della vulgata di sinistra sul colpo di Stato approntato dai Carabinieri d’intesa con gli americani. Al contrario, Moro esclude responsabilità di De Lorenzo e lo legittima quale proprio referente, come capo del Sifar, nella neutralizzazione del ministero Tambroni, “Il fatto più grave e più minaccioso per le istituzioni“. Probabilmente lo Statista è convinto che il Generale abbia pagato, con la destituzione, responsabilità non sue. Episodi distanti anni luce, per il prigioniero delle BR e per il Paese. L’Italia attraversa una nuova stagione, tormentata da inflazione e terrorismo. Nel 1964 era la presenza socialista nel Governo a essere contestata dalle destre, ora le polemiche riguardano l’apertura della maggioranza ai comunisti, patrocinata da Moro, spettatore e profeta del declino del sistema da lui edificato, e di cui ora intravede – con lucida disperazione – lo sgretolamento…””
Sin qui il libro “Il Piano Solo”
Concludendo, alcune personali considerazioni… Certamente non fu un tentato golpe da parte dei Carabinieri, ma una pianificazione articolata in caso di insurrezioni di piazza. Certamente, “more Italico”, la situazione era caratterizzata da dissidi tra politici, Generali, Servizi italiani e stranieri, ed i cosiddetti, sempre presenti,“poteri forti”…Proprio in quelle giornate, in cui Pietro Nenni parlò di aver sentito, dalle parti del Quirinale, «rumor di sciabole», il Presidente Segni temeva per il Governo di centrosinistra guidato da Aldo Moro, con Pietro Nenni vice e, in particolare, per il programma di riforme sociali importanti, che avevano allarmato ambienti politici ed economici…Preoccupato, quindi, dalla reazione delle sinistre (era sufficiente ricordare quello che era successo nel luglio 1960 con il Governo Tambroni), Segni chiese a Giovanni De Lorenzo di organizzare un piano per il mantenimento dell’ordine pubblico, qualora le prevedibili manifestazioni fossero sfociate in un tentativo rivoluzionario. Fu così predisposto il «Piano Solo», di cui “solo” i Carabinieri dovevano esserne e a conoscenza. Moro, di lì a poco, diede vita al suo secondo governo di centrosinistra, limitandosi ad accantonare, con il consenso di Nenni, alcune delle riforme più contrastate. Si, Moro, quel grande Statista che proprio per le Sue alte visioni e intuizioni politiche di progresso sociale, nel 1978 ebbe la mortale condanna…
Da parte di chi?…