Le nuove frontiere della camorra
Per il Governo USA, la Camorra è tra i principali problemi dell´economia statunitense
Dopo aver trattato con “Analisi del potere mafioso” del 30 marzo (http://www.attualita.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=2601:analisi-del-potere-mafioso&Itemid=76), Cosa Nostra e ‘Ndrangheta nei rispettivi aspetti salienti, continuiamo il viaggio nel gran mondo delle mafie nazionali.
Delineiamo, ora, le attuali linee d’azione della Camorra, che vive una fase di parcellizzazione dei gruppi criminali in tutta la Campania.
Come record, questa mafia ha il primato degli omicidi ogni 100 mila abitanti e il maggior numero di clan e affiliati rispetto alle altre. Sino agli anni ’70 la Camorra appariva una criminalità secondaria, legata a numerosi traffici illeciti e al contrabbando di sigarette ritenuto e tollerato dallo Stato alla stregua di un ammortizzatore sociale; era un circuito riferito preferibilmente alla città di Napoli. Se nell’800 e prima metà del novecento il cuore della camorra erano i vicoli di “Napoli Milionaria”, descritta dal grande Eduardo De Filippo, negli ultimi decenni si sono aggiunte le periferie facendo di Napoli l’unica Città provvista di due enclavi criminali: una centrale e una periferica, in controtendenza rispetto alle altre città d’Italia e dell’occidente sviluppato.
La camorra di provincia si è infatti radicata nelle zone agricole, soprattutto del casertano, cioè nei luoghi storicamente interessati alla produzione e al rifornimento del grande mercato di consumo. Non esiste a Napoli e in Campania un’unica organizzazione criminale denominata camorra, come avviene in Sicilia e in Calabria; né la parola indica un’elite criminale che si differenzia dalla delinquenza comune. Queste bande non hanno una cupola comunale, provinciale o regionale, né hanno unica struttura di comando.
L’unico tentativo di unificazione fu quello di Raffaele Cutolo con la Nuova Camorra Organizzata (NCO), alla fine degli anni settanta, cui si oppose il cartello della Nuova Famiglia (NF) che risultò vincente.
La struttura attuale non va però considerata come dato di debolezza strutturale, anzi costituisce aspetto di maggiore pericolosità sociale; infatti, la frammentazione delle bande, almeno 100 i clan censiti, di cui la metà nel capoluogo di Regione, configura una sorta di “compagine anarchica”, con un potere meno articolato e stabile, esposto agli assalti di nuovi capi.
Per i camorristi lo Stato è inteso non come un distributore di risorse e di opportunità come lo è per la mafia: esso viene invece ritenuto come autorità che regola il confine tra legale e illegale. Quindi, un grande antagonismo con gli apparati tanto che Napoli è la città dove si contano a decine le manifestazioni di contrapposizione alle Polizie in occasione di arresti; a ciò va aggiunta la circostanza dell’esistenza di zone di spaccio di droga all’aperto e di vendite pubbliche di generi vari senza autorizzazioni, creando vere e proprie zone franche che non hanno paragone in altri siti nazionali od europei.
L’organizzazione più potente oggi è quella periferica dei casalesi.
Il processo “Spartacus”, che ha avuto origine da un’indagine avviata dalla Procura Antimafia partenopea sin dal 1993 e che si è concluso il 15 gennaio 2010 con la sentenza della Cassazione, ha ricostruito la genesi e l’affermazione del clan. Tra i condannati, i ben noti alle cronache Francesco Schiavone (Sandokan), Francesco Bidognetti, Michele Zagaria e Antonio Iovine.
Sino agli anni ’80, il sodalizio ruotava unito e compatto intorno alla figura di Antonio Bardellino e di Mario Iovine, i più forti oppositori di Cutolo. Nel 1988 Bardellino fu ucciso in Brasile dal suo luogotenente Mario Iovine, il che creò una scissione con il ritiro a Formia dei bardelliniani. Mario Iovine fu presto soppiantato da Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone, presto arrestati. Ciò favorì l’ascesa di Michele Zagaria e Antonio Iovine, arrestati anch’essi nel 2010 e nel 2011. Da qui, anche per i Casalesi, l’inizio del momento di parcellizzazione indicato per i clan napoletani.
A conferma dell’ importanza della camorra sia a livello interno come soprattutto esterno, come già descritto su questo giornale, segnaliamo che lontano da noi, nell’estate 2011, il Governo USA ha inserito la Camorra tra i principali problemi dell´economia statunitense definendola una delle quattro organizzazioni criminali più pericolose per l’ interesse nazionale degli Stati Uniti; sì, proprio la Camorra, la “Neapolitan Mafia” è ora tra i principali problemi dell´economia degli Stati Uniti d’ America.
Si parte da una mappatura dettagliata del fenomeno e, nella lettera del Presidente Obama, che introduce questo documento, denominato “Strategy to Combat Transnational Organized Crime”, si legge che “le reti criminali stanno espandendo le loro operazioni a livello transnazionale, diversificando le loro attività, diventando più sofisticate e complesse”. Infatti, “stanno creando alleanze con elementi corrotti dei Governi e usano il potere e l´influenza di questi elementi per portare avanti le loro attività criminali”. Certamente, per noi Italiani, non c’è di che rallegrarsi di questi non nobili primati, ma ormai l’assuefazione al peggio ha assopito le nostre coscienze, purtroppo!
Se la politica nazionale, ben nota per i collaudati criteri di minimizzazione e rassicurazione all’insegna del principio “…che son tutte balle..!”, continuerà ad ignorare l’allarme venuto dagli Stati Uniti, offrirà come d’abitudine un altro segnale di criticità, modestia e mediocrità, il tutto in tempi oltremodo difficili!
Quindi, il cittadino oggi gravato da tasse e disservizi, che potrà dire al riguardo? Che dire?…Cerchiamo di non stendere il consueto velo pietoso….