Roma, 15 luglio – Legambiente presenta “Ecomafia 2015”; nomi e numeri dell’illegalità ambientale in Italia: “Fermare l’ecomafia, rilanciare l’Italia” !! i dati: 29.274 infrazioni accertate per 321 clan censiti e un business illegale di 15 miliardi di euro, 28.360 le denunce e 160 gli arresti solo nel 2013. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti e contro la fauna, raddoppiano nel settore agroalimentare mentre calano gli incendi dolosi. 21 Le Amministrazioni Comunali sciolte per condizionamento mafioso negli ultimi 16 mesi mentre la corruzione si snoda su tutto il territorio senza soluzione di continuità. prosegue il rapporto nella sua parte iniziale: “Senza la tutela penale dell’ambiente e un’adeguata legislazione anticorruzione le mafie prosperano e ampliano le loro attività”. Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora. In massima parte hanno riguardato il settore agroalimentare: ben il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio del 2012 quando erano 4.173. il 22% delle infrazioni ha interessato invece la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. il fatturato, sempre altissimo nonostante la crisi, ha sfiorato i 15 miliardi di euro, grazie al coinvolgimento di numerosi clan (ben 321) che per i loro traffici hanno potuto contare spesso sull’aiuto di funzionari e dipendenti pubblici consenzienti o decisamente disonesti che hanno
semplificato iter e processi autorizzativi in cambio di sostanziose mazzette. E se l’aggressione ai beni comuni continua senza sosta e senza troppi scossoni, cambia la geografia degli ecocrimini, sempre più insofferente ai confini territoriali e amministrativi (sia regionali che nazionali o internazionali), così come mutano le strategie criminali e i modus operandi. I rifiuti, ad esempio, non finiscono solo sotto terra, ma anche nei circuiti del riciclo in nero o del finto riciclo con i soldi
incanalati nei circuiti finanziari internazionali.
Ci troviamo, quindi, di fronte ad una imprenditoria ecocriminale, caratterizzata da un vivace dinamismo, a cui fa da contraltare l’immobilismo della politica nazionale. Nel nostro Paese vige ancora una legislazione a tutela dell’ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente
contravvenzionale e basata su una vecchia impostazione che riconosce massimamente le ragioni dell’economia tralasciando i costi ambientali, sanitari e sociali.
“Ecomafia 2014”, il formidabile dossier di Legambiente che monitora e denuncia puntualmente la situazione della criminalità ambientale è dedicato quest’anno alla memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e del Sostituto Commissario di Polizia Roberto Mancini, recentemente scomparso per la malattia contratta proprio a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti condotte tra Campania E Lazio. “Reati ambientali e corruzione sono strettamente connessi – ha dichiarato il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e, all’inizio di quest’anno, sembrava possibile uno scatto politico in avanti per affrontarli finalmente con strumenti adeguati. Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili…..”. La regione del centro Italia con più ecocrimini è il Lazio con 2.084 reati, 1.828 denunce, 507 sequestri e 6 arresti, mentre la prima regione del Nord è la Liguria con 1.431 reati. A livello provinciale la classifica vede in testa Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Altra frontiera della criminalità organizzata risulta essere quella dei centri commerciali e della grande distribuzione organizzata, dove ‘Ndrangheta e Camorra, al sud come al nord, si sono inserite come soggetto imprenditoriale a tutto tondo. Non si parla più solo di pizzo, infatti, perché la criminalità si occupa dell’intera filiera: entra nella gestione dei cantieri, controlla assunzioni e forniture, sfrutta le attività commerciali per riciclare e ripulire denaro sporco. Per concludere, non poteva mancare un approfondimento sulla “terra dei fuochi”, dove la sospensione dei campionamenti sui suoli a rischio e il mancato rispetto delle scadenze previste dalla legge sembrano l’ulteriore prova di scarsa pianificazione e coordinamento delle istituzioni.
Che dire? Certo, il cittadino monoreddito che sino a qualche tempo fa non arrivava con i soldi alla terza settimana ed oggi, con l’ aggravarsi della crisi nemmeno alla seconda, non si occupa più di tanto di questi problemi, essendo infatti impossibile intervenire autonomamente sul decorso di tali tematiche… così lontane, eppure tanto vicine… soprattutto per il fatto che col tempo si è iniziata a creare una apprezzabile coscienza ambientale, che si inserisce nel più grande ambito della cultura della Legalità.
Quel che si spera è che prevalga il buonsenso, se ancora ce n’è, affidandoci tutti, ancora una volta, allo “Stellone d’Italia”!